Dopo la trionfale tre giorni della Davis il circolo di viale Dohrn riprende e amplia la grande tradizione del challenger che lancia i campioni. Con una interessante collocazione nel calendario. Giovanni Marino, Repubblica.it
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Marat Safin era così stanco che si stese in un divano della club house lasciando cadere il suo fascio di racchette. I soci più anziani inorridirono. Chi è quel gigante con la faccia da ragazzino che dorme come se quella fosse la sua personalissima stanza? “Un futuro campione”, accennò con un sorriso sornione Angelo Chiaiese, direttore del torneo Atp che battezza i fuoriclasse.
Non si sbagliava. Il giovane russo sarebbe diventato di lì a poco numero 1 al mondo e avrebbe scritto pagine indelebili nella storia del tennis. In quella primavera (1988), Marat, reduce da un turno massacrante di Davis contro gli Usa dell’allora (quanti incroci) top ten Jim Courier, arrivò a giocarsi il titolo degli Internazionali salvo arrendersi a un ispirato Davide Sanguinetti (unico italiano, prima di Filippo Volandri a Roma, a vantare un successo su sua maestà Roger Federer).
L’anno dopo, un ragazzino magro come un grissino, che il suo coach chiamava affettuosamente “Mosquito”, fece percorso netto al Tc Napoli. Vittoria limpidissima, la prima di una lunga serie che lo avrebbe porato ad essere, sì, anche lui, il numero uno del mondo. Juan Carlos Ferrero, il suo nome, figlio di una generazione di fenomeni spagnoli che avrebbe inondato di titoli il grande tennis fino a tirar fuori il campione dei campioni iberici, tal Rafael Nadal.
Un balzo nel nuovo secolo. Ed ecco Nikki Pilic, versione coach, accompagnare nel 2007 in viale Dohrn un giovanotto dall’aria strafottente e dai colpi fantasiosi e naturali. Il saluto con Chiaiese, poche parole: “Colpisce forte sempre, tira solo vincenti, ma è matto, se mette la testa a posto non ce ne è per nessuno”, confida Pilic facendo le presentazioni di Ernst Gulbis. Il teen ager viene dalla Lettonia, è ricco di famiglia e di talento, e il suo acerrimo rivale è…se stesso. La sua indolenza e la scarsa voglia di sacrificarsi. Si ferma ai quarti contro il funambolico ed estroverso El Ayanoui e, negli anni, continuerà a dispensare grandi colpi a grandi cadute. Adesso è a ridosso dei top ten (classifica già toccata lo scorso anno), ed è una mina vagante per tutti. Se indovina le due settimane giuste può vincere anche uno Slam.
Safin, Ferrero, Gulbis, tre flash dalla Tennis Napoli Cup, il challenger dell’Atp che battezza i campioni (da qui sono passati tra gli altri Guga Kuerten, Thomas Johansson, David Ferrer, Gaston Gaudio, Sebastian Grosjean, Andy Murray, che cadde nelle qualificazioni, Gaston Gaudio, Nicolas Almagro, ma l’elenco completo prenderebbe troppo spazio). E che torna, con una data interessante e un montepremi alto (125 mila dollari più ospitalità), dal 4 aprile (qualificazioni) al 12 (giorno della finale) sui campi di viale Dohrn. Un torneo magico che si colloca a ridosso del Masters 1000 di Montecarlo e, con questo prize money, diventa più che appetibile anche per i migliori giocatori, specialisti del rosso in terra. Dispensa molti punti, si disputa in una location incantata e diventa un naturale trampolino di lancio per chi vuole preparare per bene la stagione sull’argilla. Insomma, nell’entry list ci potrebbero essere gradevolissime sorprese…
L’Atp da 125 mila dollari cade nell’anniversario numero 110 del circolo che ha ospitato la magnifica sfida tra Italia e Gran Bretagna, quarti di Davis. E che pensa in grande. Non è un mistero il salto che il club guidato da Luca Serra vorrebbe fare nel mondo degli Atp da 250 mila dollari e, assieme, l’ambizione di organizzare un’esibizione per intenditori con campioni indimenticabili come John McEnroe, Adriano Panatta, Yannich Noah. Sempre tenendo aperta, anzi, spalancata, la porta per il team Italia. La Davis, ormai, qui è di casa…
Giovanni Marino, Repubblica.it