Un infortunio è sempre difficile da affrontare, ma quando al calo fisico si unisce anche il calo motivazione è difficile continuare a giocare. Non sarebbe sorprendente se la serba ex numero 1 del mondo appendesse la racchetta al chiodo entro l’anno
“Pensavo sarebbe stata la fine della mia carriera”. Parole di pochi giorni fa. A pronunciarle è stata Jelena Jankovic al torneo di Brisbane. Nell’occasione, la serba aveva appena perso 7-6 6-0 da Ajla Tomljanovic nel match di singolare di primo turno. In conferenza stampa aveva però tirato fuori un segreto che non molti mass media conoscevano. Jelena avrebbe subito un grave infortunio alla schiena nella parte finale di stagione e nella seguente pausa invernale, un infortunio per il quale persino camminare non era semplice. Lo stesso infortunio che evidentemente aveva già dato avvisaglie e l’aveva costretta a ritirarsi in tornei importanti come quello di Wuhan per poi palesarsi formalmente a partire da Tianjin; da allora la Jankovic si è presa due mesi di stop.
La conferenza stampa di Brisbane è sembrata una liberazione: “E’ stato davvero brutto. Quando sei infortunata e hai un grosso problema alla schiena, pensi che forse non sarai mai più in grado di tornare ad alti livelli.” I dolori alla schiena sono forse i peggiori per i tennisti, perché sono i più perfidi. Non inibiscono completamente, come potrebbe fare un polso dolorante, ma inducono a credere di poter continuare giocare, quando poi il gioco espresso equivale ad un 30% del potenziale reale. Ne sa qualcosa Roger Federer, che in parte alla schiena ha dovuto l’orribile annata di due anni fa. “Continuavo a fare terapie. Cercavo di recuperare. E l’ho fatto. Ma c’è ancora qualcosa nella mia mente. A volte quando gioco divento tesa”.
L’infortunio spiegherebbe il finale di stagione molto stentato della Jankovic. La serba non raggiunge i quarti in una competizione da Agosto, a Cincinnati. In parole molto più essenziali, ha avuto diverse debacle nei tornei asiatici e in quelli australiani con la sola parentesi degli ottavi raggiunti agli US Open, dove per altro Belinda Bencic le ha impartito una lezione. Recuperare non è stato semplice: “Ho perso i miei muscoli e mi sembravo di gelatina. Non c’era più nulla lì. Quindi mi sono guardata allo specchio ed ho pensato ‘Mio Dio, ho del lavoro da fare’ e penso di essere migliorata molto.”
Sempre che abbia effettivamente recuperato. Da quel di Brisbane infatti non sembra cambiato molto. Jelena Jankovic è stata una delle teste di serie che sono crollate al primo turno degli Australian Open. La serba ha perso da Timea Bacsinszky (6-1 6-4), la rediviva tennista svizzera; un match che la solida Jankovic che conosciamo non avrebbe mai perso. “Devo ancora lavorare molto per essere dove voglio essere. A causa dell’infortunio, ho bisogno di più tempo per riprendermi e guarire, è stato molto pesante”. Non stentiamo a crederle. Anzi, ci poniamo un dubbio: e se non riuscisse mai a recuperare al 100%?
Di per sé, gestire un grave infortunio non è mai facile, come anche la stessa Jelena ha confessato: “Diventa molto difficile per te soprattutto nell’aspetto mentale, quando non riesci nemmeno a lavarti in maniera decente i denti. Devi trovare una maniera per adattarti. Non sei felice quando non puoi svolgere le normali attività, come lavarti i denti; mettermi le scarpe era un’impresa. Ci ho messo un po’ per ristabilirmi”.
Purtroppo è una costante: a tennis giochi se riesci a mantenere il fisico. Gli stessi tipi di problemi hanno causato il ritiro di Li Na e quello di Marion Bartoli l’anno prima, la quale – a detta sua – dopo 45 minuti accusava ogni tipo di dolore, tra cui quelli alla schiena. E purtroppo il fisico ha le sue ragioni che la ragione non conosce; e se ci sono alcune tenniste come Kimiko Date-Krumm, che all’età di 44 anni ancora calcano le scene degli Slam con naturalezza (o quasi, visti i fatti recenti che la coinvolgono), altri come Rios e la stessa Bartoli si sono dovuti ritirare a 28. E purtroppo anche Jelena Jankovic potrebbe dover fare i conti con il proprio corpo e l’impossibilità di tornare a quei livelli del 2008, quando divenne numero 1 del ranking WTA.
E se poi al calo fisico e agli infortuni si accompagna pure un calo motivazionale, allora diventa dura ritardare il momento della fine. La Jankovic ha vinto un solo torneo negli ultimi quattro anni (si tratta dell’International di Bogotà nel 2013). L’anno scorso ha saputo racimolare soltanto tre ottavi Slam ed una deludente partecipazione a Wimbledon. Nessun picco degno di nota. Ed in più le deludenti sconfitte di questo inizio anno, al quale dovremmo sempre di più abituarci. 3 stagioni in top20 e solo una top 10 negli ultri 4 anni, come se si fosse assestata su un gradino più basso di rendimento. Se i risultati non dovessero supportarla e le motivazioni dovessero crollare, sarà molto più difficile risalire la china e recuperare dall’infortunio. La classifica scenderà ancora dopo questa uscita all’Australian Open, l’età invece salirà e dopo i trenta il fantasma del ritiro si fa molto più concreto.
Testimonianze fumose delle perplessità della Jankovic sul futuro della sua carriera arrivano infine direttamente da Melbourne. Dalle parole di Ubaldo Scanagatta (“Ho sempre problemi fisici, non ne posso più“) a tweet incriminati, dalla dubbia veridicità:
@jelena_jankovic dejected in press “In my head I know my tennis career is coming to an end, but my heart isn’t ready to give it up just yet’
— Jelena Jankovic SITE (@Jelena_SITE) 20 Gennaio 2015
“Jelena Jankovic depressa in conferenza stampa: ‘Nella mia testa so che la mia carriera da tennista sta arrivando alla fine, ma il mio cuore non è pronto ancora ad arrendersi”. La dichiarazione, peraltro, non trova riscontro nel web né negli archivi delle conferenze stampe del torneo.
Ci sono concrete possibilità che Jelena Jankovic annunci il ritiro da qui alla fine dell’anno?