Grazie al derby della semifinale ci sarà almeno una russa in finale agli AO. Tutto facile per Maria sharapova, alla sua settima semifinale. Irriconoscibile la Halep ma la Makarova è adesso l’unica a non aver perso un set.
Leggi l’intervista esclusiva rilasciata da Ekaterina Makarova agli inviati di Ubitennis Fabrizio Maccani e AGF due mesi fa, nella sede dello sponsor tecnico Lotto.
[2] M. Sharapova b. [7] E. Bouchard 6-3 6-2 (di Silvia Berna)
Partita dalle grandi aspettative quella che si gioca sulla Rod Laver Arena fra Maria Sharapova, testa di serie numero 2, e Eugenie Bouchard, numero 7 del ranking mondiale. I precedenti fra le due tenniste parlano chiaro: la siberiana conduce per 3 vittorie a 0, compreso l’ultimo incontro disputato lo scorso anno in semifinale al Roland Garros. Il pronostico è leggermente a favore della ex numero 1 del mondo, che ha vinto a Melbourne nel lontano 2008 – ultimo slam vinto dalla russa sul cemento. Lo scorso anno si fermò invece al quarto turno, sconfitta da Dominika Cibulkova. Bouchard cerca invece di confermare lo splendido risultato ottenuto nella passata stagione – semifinale alla prima partecipazione in assoluto agli Australian Open. Buon torneo fino ad ora da parte di entrambe. Sharapova, dopo aver rischiato una clamorosa eliminazione al secondo turno ad opera di Panova, è apparsa in crescita costante. Bouchard, nonostante qualche distrazione di troppo, ha giocato un buon tennis ed ha tutte le carte in regola per fare male alla russa.
Parte forte Sharapova che ottiene il break nel primo game di servizio della Bouchard e si porta avanti 2-0. Anzi, sarebbe più giusto dire che parte malissimo la canadese – ben 6 errori gratuiti nei primi due game. Bouchard ha l’occasione di recuperare lo svantaggio nel sesto game, ma fallisce entrambe le palle break a sua disposizione con altrettanti errori di rovescio – colpo che oggi le darà non pochi grattacapi. Sulla palla game a favore della russa, Bouchard si presenta a rete ma lascia troppo spazio per il passante della Sharapova che non perdona e si porta avanti 4-2. Ottenendo un ulteriore break, la siberiana si aggiudica agevolmente il primo set, giocando un ottimo tennis, ma approfittando soprattutto della scarsa vena della canadese che chiude il primo parziale con ben 20 errori gratuiti.
Sharapova si procura subito una palla break in apertura di set grazie ad una bellissima risposta vincente di dritto. Non è però da meno la Bouchard, che gioca due punti uno più bello dell’altro e grazie a due miracoli mantiene il punteggio in parità. Prima annulla la palla break grazie ad un’ottima demi-volèe – colpo per lei davvero raro. Poi vince lo scambio successivo resistendo alle bordate da fondo della Sharapova e chiudendo con un rovescio lungolinea in allungo da rivedere più volte. Gli sforzi della canadese sembrano però vani. La russa tiene il suo successivo game di servizio senza alcuna difficoltà e poi mette nuovamente sotto pressione la Bouchard, che stavolta non trova alcun jolly e cede il servizio. Sharapova però le concede subito l’opportunità di rientrare, andando sotto 0-30 nel suo turno di battuta, commettendo il quarto doppio fallo della sua partita. Si salva però benissimo la russa, con il servizio e il dritto lungolinea – colpo che oggi funziona splendidamente. Con un errore di dritto di Bouchard – accompagnato da un sonoro “come on” della russa – Sharapova si porta avanti per 4-1 e adesso la rimonta per la canadese appare davvero difficile. Troppo centrata oggi la Sharapova con entrambi i fondamentali e troppo solida al servizio. La russa chiude al primo match point grazie, ancora una volta, ad un bellissimo dritto lungolinea. Vittoria davvero meritata per la numero due del mondo.
Se dal punto di vista dell’immagine forse c’è già stato il passaggio di consegne fra le due – la WTA sta puntando forte sulla Bouchard in termini promozionali – sul campo la più forte è ancora Sharapova, almeno per il momento. La russa partirà decisamente favorita in semifinale, dove affronterà Ekaterina Makarova, con la quale non ha mai perso nei precedenti cinque confronti diretti – cedendo addirittura soltanto un set.
[10]Ekaterina Makarova b. [3]Simona Halep 6-4 6-0 (da Melbourne, Luca Baldissera)
Mattinata decisamente non estiva a Melbourne, venti gradi o poco più, e nella Rod Laver Arena – che è un impianto splendido, ma chiuso e molto ombreggiato sugli spalti, con correnti d’aria freddina che si formano tra le tribune – come minimo una felpa è d’obbligo. Entrano in campo alle 11 a.m. locali (1 a.m. in Italia) Ekaterina Makarova (11 WTA) e Simona Halep (3 WTA), i due “rulli compressori” del tabellone femminile, entrambe approdate a questo quarto di finale senza perdere un set. Ma sarà la temperatura frizzante, sarà la tensione per l’importanza della partita, fin dal palleggio di – oggi particolarmente necessario – riscaldamento, Simona appare un po’ contratta, e conferma questa impressione lasciandosi subito scappare Ekaterina 3-0 avanti con due break. La Makarova si trova in consistente vantaggio senza grossi meriti, facilitata dal gioco corto, poco fluido e falloso della Halep.
Simona reagisce di nervi, recupera uno dei due break lasciando finalmente andare il braccio e riuscendo a contrastare le geometrie mancine di Ekaterina (che la infastidisce soprattutto con il servizio slice da sinistra, e puntuali chiusure nel campo vuoto dall’altra parte), ma arrivate sul 5-4 la russa tiene a 30 il game di servizio. 6-4 Makarova, che ha “fatto il suo” in modo ordinato, contro una Halep al di sotto del suo livello, e che per trovare sicurezze gioca quasi sempre in diagonale, rinunciando alle aperture lungolinea che tanti punti le procurano di solito. Il “colpo del primo set” è comunque un incredibile dritto lungolinea-esterno di Simona giocato da inginocchiata nell’ultimo game, tanti applausi ma set Makarova lo stesso.
La Halep comincia al servizio anche il secondo parziale, sembra ancora non del tutto sciolta e lucida, si incarta in due doppi falli consecutivi di pura tensione, spreca due challenge, e con un lungolinea di dritto fuori cede di nuovo la battuta in apertura. La rumena è nei guai, non c’è con la testa e si vede, cerca con lo sguardo il suo angolo ma sembra preda della tensione, il pubblico molto silenzioso prova timidamnente a incoraggiarla. All’improvviso, Ekaterina pare farsi risucchiare nel loop di negatività che attanaglia Simona, concede a sua volta tre palle del contro break in modo banale, comincia un soliloquio di imprecazioni e frustrazione, subisce uno dei primi veri lungolinea “alla Halep” di oggi, ma si salva con il colpo che la sta tenendo avanti, cioè il servizio mancino. 2-0 Makarova, stadio che applaude il minimo sindacale un match finora onestamente brutto (“non stiamo qui a vendere tappeti”, direbbe il Maestro Rino Tommasi).
Un set e un break sotto, Simona non reagisce, affonda due palle e ne spara fuori una terza in modo inguardabile, e nel silenzio quasi imbarazzato del’infreddolita Rod Laver Arena, che si diverte di più durante i cambi campo giocando con la “dance cam”, cede il secondo servizio consecutivo mandando Ekaterina avanti tre a zero con due break. La russa a questo punto, pur commettendo a sua volta errori banali, quasi che la giornataccia della Halep avesse mandato fuori palla anche lei, annulla a Simona due possibilità del contro-break, e molto aiutata dal servizio si porta 4-0.
La rumena, perso per perso, si inventa due buoni drop-shot, ma di quelli che giochi quando non sai cosa fare della palla e dello scambio, e poi nel silenzio ormai assoluto e quasi dispiaciuto del pubblico regala ancora con una discesa a rete senza senso: 5-0 Makarova, livello di gioco imbarazzante per essere un quarto di finale Slam. Ekaterina serve per il match contro una Halep che ormai ha decisamente l’aria di avere solo voglia e bisogno di una bella doccia calda, e chiude alla prima opportunità. 6-4 6-0, poco da commentare, 10 vincenti e 20 errori la russa, 15 vincenti e 31 errori la rumena. Makarova bene – oppure terribile scelta di tempo per commettere gratuiti di Halep, dipende – nella percentuale di realizzazione palle break, 5 su 6, unico dato interessante di una partita davvero dimenticabile.
Simona, che due finali importanti le ha già giocate, si è trovata ad essere letteralmente paralizzata in campo. Visto come si allenava ieri fisicamente è più che a posto, l’unica spiegazione può essere un brutto scherzo dei nervi. Ekaterina Makarova alla seconda semifinale Slam consecutiva dopo US Open 2014, e senza perdere set (è rimasta l’unica in tabellone con score immacolato!): va bene il fantasma di Halep trovato stamattina, ma è un dato comunque significativo. Contro chiunque esca dalla “sfida delle bionde” tra Sharapova e Bouchard, in ogni caso, ci vorrà molto di più.
Aggiornamento: in conferenza stampa pochi minuti fa, Simona ha confermato le mie impressioni dal campo. “Mi sentivo stressata, non era un discorso di pressione vera e propria, era stress. Non so perchè, ho avuto una brutta giornata, lei ha meritato. Ho esperienza di partite a livello di quarti Slam, ma certe volte non riesci a gestire la situazione dal punto di vista mentale. Poi, nel secondo set, non ci credevo più di tanto. Lei ha giocato meno forte e più di piazzamento di come mi aspettassi, e il suo servizio mancino è stato difficile da controllare“.