Quando una semifinale è un indizio di bravura, raggiungerne una seconda di fila diventa quasi una prova. Ora Ekaterina Makarova dovrà avere i riflettori puntati addosso, e non ci sarà modo di ritornare nell’anonimato
Audace in campo, ma timida fuori. Ekaterina Makarova non ne vuole sapere di essere una super star. Ed in effetti per la maggior parte della sua carriera fin’ora, nessuno la ha mai ricoperta di così tante attenzioni. Fino a quando la russa non ha iniziato a raggiungere risultati importanti, ma sempre sottotraccia. Agli US Open è arrivata in semifinale nello sgomento generale, tant’è che chi più chi meno si domandava chi fosse questa russa, a tal punto che questa fu proprio una domanda della sua conferenza stampa. “Non conosciamo molto di te, chi sei, cosa ti interessa?”
“E’ difficile dire qualcosa di se stessi. Io sto cercando di rimanere nell’ombra, un po’ nel mio mondo.” – questa fu la risposta, alquanto genuina, di Ekaterina. Ci fu ancora più sorpresa quando, sconfitta in semifinale, dichiarò con un sorriso imbarazzato: “Credo che rimarrò ancora nell’ombra”.
E, nei fatti, ci è rimasta. Non importava se avesse a New York raggiunto il suo best ranking, se avesse chiuso l’anno ad un passo dalla top10,, anche se durante l’intera stagione avesse dimostrato ampissimi progressi, per un motivo od un altro, i riflettori sulla carriera di Ekaterina non volevano accendersi. La russa non è media-friendly. Giacché, di russe, il tennis mondiale ne ha avute di più famose, dai nomi più altisonanti. Affacciatasi sul circuito durante gli exploit delle varie Sharapova, Kuznetsova, Dementieva, Safina e affiancata da promesse di un anno più giovani quali Pavluchenkova e Kleybanova (classe 1991 e 1989), non ha mai avuto spazio per essere notata come si deve. Si è costruita una carriera di soppiatto e quando è scoppiata nessuno ha saputo come reagire. Nessuno, tranne chi aveva investito in lei. La Lotto, lo storico brand italiano, si è costruita un piccolo tesoretto affiancandola ad Agniezska Radwanska come testimonial, ed ora, dopo averla rivestita con il suo classico stile inconfondibile, inizia a raccoglierne i frutti. Per avere una più esaustiva presentazione della carriera di Ekaterina Makarova vi rimando ad un articolo di AGF, che è molto più dettagliato ed organico.
Ai media non piace. Alta e slanciata ma non abbastanza aggraziata. Bionda e giovane ma non abbastanza Barbie. Nessuno giornalista scrive di lei “la bella e brava Makarova”, quando parla dei suoi match. Non una Eugenie Bouchard, con il suo fan club. Non una Maria Sharapova, che è la russa per antonomasia. Non abbastanza social, utilizza poco Twitter. Gioca anche il doppio, vince anche lì. Nessuna delle prime 10 giocatrice al mondo lo gioca con così tanta costanza (una menzione alla nostra Errani comunque va fatta). Ha un nome troppo lungo; piuttosto si fa chiamare Kate, alla maniera americana, “per facilitare i fan” come lei stessa ha confessato. A lei non verrà chiesto di fare una giravolta dopo una vittoria, come è stato fatto con Genie.
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Non ha il volto da campagna pubblicitaria. Non potrebbe aprire un’azienda di caramelle e sperare che sia solo il suo nome a portare incassi. Non farebbe poi così tanta notizia se venisse lasciata a pochi mesi dall’altare, probabilmente nemmeno se corresse la maratona di New York. Ai media non interessa una giocatrice ordinaria, taciturna, timida come Makarova. Quando la stessa Ekaterina ha annunciato di voler rimanere nell’ombra, ai giornalisti è sembrato un invito a nozze. “Tanto meglio, potremo non scriverne”.
Ma i risultati dicono altro. La giocatrice che non voleva essere notata, che preferiva l’ombra alle luci della ribalta, che voleva rimanere nel suo mondo, entra in campo e gioca come a voler dire “Eccomi, sono qui, guardatemi!”.
“Adoro giocare sui grandi palchi, con grandi folle. Mi sento differente.” – aveva detto agli US Open.
“Mi sento così a mio agio nelle fasi finali dei tornei. Sul campo da tennis non sono timida e metto in mostra il mio miglior tennis, è questo che amo fare” – ha invece ribadito agli Australian Open.
Ekaterina è un’ipocrita, è incoerente. Ribadisce che la fama non fa per lei, ma nelle arene gioca come le migliori del mondo, come quelle che sono su tutti i giornali. Come fai a non essere notata, se hai appena conquistato la tua seconda semifinale Slam, per giunta di seguito a quella newyorkese? Se non hai perso ancora un set e nemmeno sei mai andata al tiebreak? Se anche la numero 3 al mondo, con le giuste attenuanti, si è dovuta piegare a te e le hai addirittura inflitto un bagel? Come fai a non essere notata, ora che hai rotto la barriera delle top10 e probabilmente non ti fermerai qui?
Non parte mai tra le favorite, Ekaterina, ma ora sta diventando di diritto una di loro. La verità è che sarebbe potuta rimanere nell’ombra, ma ora non più. L’Australian Open la sta consacrando come una delle migliori; se una semifinale era un indizio, due semifinali sono quasi una prova. Di rimanere nell’ombra non se ne parla più. Ora sta il difficile: confermarsi. Ora che i riflettori si sono accesi definitivamente, non si torna più indietro.
Leggi l’intervista esclusiva rilasciata da Ekaterina Makarova agli inviati di Ubitennis Fabrizio Maccani e AGF due mesi fa, nella sede dello sponsor tecnico Lotto.
Leggi la conferenza stampa di Ekaterina Makarova dopo la vittoria con Simona Halep agli Australian Open 2015.