Tutte e due le coppie di finalisti sono stati a un passo dalla sconfitta. Ora, senza veri favoriti, possono vincere sia Simone Bolelli e Fabio Fognini che Nicolas Mahut e Pierre-Hugues Herbert
Hanno sofferto, come ha ben scritto Luca Baldissera, Fabio Fognini e Simone Bolelli per conquistare la prima finale maschile in uno Slam dal 1976 – il memorabile exploit di Adriano Panatta al Roland Garros che batté in finale il “sorcio” americano Harold Solomon. E la prima finale di doppio dai tempi preistorici di Nicola Pietrangeli e Orlando Sirola (pace all’anima sua) che trionfarono al Roland Garros nel 1959 dopo aver lì perso la finale del ’55 e quella di Wimbledon nel ’56. Insomma c’è stato un buio di 56 anni! Anche se confermo tutto quel che ho scritto ieri sulla consistenza attuale delle coppie di doppio attuali, con Fognini che è il miglior classificato in singolare di tutti i partecipanti -ma questo non è detto che in doppio abbia poi una gran valenza, tant’è che oggi il migliore dei quattro è stato Simone Bolelli – la loro resta ugualmente un’impresa che finisce direttamente nell’albo d’oro di questo Slam e delle statistiche di tutti. Ho detto confermo ma con una mini-correzione: il primo premio per la coppia che vince non è di 475.000 dollari australiani ma 575.000. Circa 50.000 in più rispetto a chi raggiunge i quarti in singolare. E circa 320.000 dollari in più rispetto a chi vince il singolare wheelchair, sulle sedie a rotelle (dove c’è un giapponese, Kunieda, che è un vero fenomeno e batterebbe molti buoni giocatori che hanno le gambe): il primo premio è inferiore ai 10.000 dollari. Il giorno che sentirò uno dei Fab Four milionari dire che si potrebbe destinare il 10 per cento del loro montepremi ai tennisti ssu wheelchair mi alzerò in piedi in sala stampa ed applaudirò.
Ma torniamo ai nostri due azzurri, spiegando perchè la loro vittoria è stata molto sofferta. Perdevano infatti 3-1 nel terzo set con il rumeno Tecau, tre volte finalista di specialità a Wimbledon, e l’olandese Rojer – meno incisivo – e grazie a tre risposte vincenti di Fabio che fino a quale momento era stato il meno brillante degli azzurri (suoi tutti e tre i break subiti fin lì) e alla solidità di Simone, sono riusciti a recuperare e a vincere. I loro avversari di sabato, i francesi Mahut e Herbert che giocano con la scritta “Je suis Charlie” sulle maniche della maglietta – e Fabio Fognini ha detto che l’avrebbe messa volentieri anche lui se non avesse i due spazi consentiti – sono stati ancora più vicini dei nostri a perdere la loro semifinale con la coppia decisamente più affiatata – per i francesi questo è solo il quarto torneo – e titolata formata dal croato Dodig e il brasiliano Melo, finalisti a Wimbledon. Dodig e Melo, battuti soltanto al tiebreak del terzo set e dopo che Melo ha servito per il match sul 5-3 sul 30-15 e sul 30 pari, infatti sono stati 6 volte a due punti dal match. Infatti nel tiebreak finale conducevano 5 punti a due e quindi fino al 5 pari sono stati altre 4 volte a due punti dalla finale. Particolarmente grave un doppio fallo di Melo sul 5-4. Mahut e Herbert avevano colto la loro vittoria più importante nel corso del torneo nei quarti di finale, quando hanno eliminato la testa di serie n.2 formata dai connazionali RogerVasselin-Bennetau, campioni dell’ultimo Roland Garros. Sul penultimo punto di quel match Herbert si era fatto una storta ad una caviglia. E nei due successivi giorni ha dovuto ricorrere ad infiltrazioni di antidolorifici.
Se del 33enne Mahut molti ricorderanno l’incredibile maratona di oltre 11 ore a Wimbledon, quando perse da Isner 70-68 al quinto, di Herbert si ricorda una buona difesa contro Djokovic, ma poco altro. È stato n.107 del mondo come best ranking, ancora non ce l’ha fatta ad entrare tra i primi 100, ma a 23 anni è normale che aspiri ad entrarci e a giocare soprattutto il singolare. Ma Mahut, che con Llodra perse la sua prima ed unica finale di Slam dai fratelli Bryan al Roland Garros 2013, ha scommesso su lui. “È un progetto a medio lungo termine: accanto a Herbert vorrei proprio realizzare il sogno di conquistare uno Slam nei 10/12 che vorrei ancora giocare nei prossimi quattro anni”. D’altra parte il livello attuale del doppio consente anche agli anziani specialisti, da Nestor a Mirny, dagli stessi fratelli Bryan a gente come Lindstedt, Paes, Zimonjic e Stepanek di essere competitivi fin quasi ai 40 anni. “Ho avuto diverse proposte da attuali top-ten delle classifiche di doppio, ma ho deciso di ‘investire’ su un giovane come Herbert per vedere se riesco a coronare quel mio sogno” dice Mahut. Forse potrebbe riuscirci anche prima di quanto lui stesso osasse sperare, ma sulla sua strada ci sono Fognini e Bolelli: “Fognini ha un grandissimo talento e anche Bolelli è risalito molto nel ranking del singolare. Conosco i loro buoni risultati in doppio ma non li ho visti giocare in questi giorni. Mi aspetto che siano un po’ simili al due spagnolo Lopez Granollers. Più bravi alla risposta che al servizio, rispetto ad altre coppie. Dovremo quindi essere bravi a rete e giocare molto aggressivi“.
Mahut e Herbert sono invece un po’ l’opposto, davvero molto forti al servizio. Quando Roger Vasselin e Bennetau (che ricorderete essere stato schierato da capitan Clement nella finale di Coppa Davis come doppista contro la Svizzera e al fianco di Gasquet) persero da i due prossimi avversari di Fognini e Bolelli, 76 36 63, dichiararono: “È quasi impossibile strappar loro il servizio, vinceranno questo torneo”. Noi facciamo gli scongiuri. Basta, in doppio, indovinare un game di grandi risposte per strappare la battuta anche ad una coppia di ottimi battitori. Vedremo sabato. Fognini e Bolelli hanno fiducia, e così i loro allenatori. Se non rispetto a Mahut sono certo più esperti di Herbert che, al di là dei problemini alla caviglia, potrebbe anche pagare lo scotto dell’emozione. Oggi per la verità, quando i due francesi erano sotto 5-2 nel tiebreak decisivo, né lui né Mahut hanno avuto la benchè minima paura.
Ma anche Fognini, che al fianco di un rilassato Bolelli, è molto più lucido e tranquillo – vabbè un paio di lanci di racchetta ci stanno, anche perchè lui gioca a sinistra e i punti più importanti da giocare, i breakpoint, toccano quasi sempre a lui…- e non è tipo che abbia paura. Se c’è da tirare tira. Oggi a mio parere ha commesso solo qualche sbaglio tattico – ma si era innervosito per aver perso due volte il servizio – quando ha pensato di rifugiarsi nel lob liftato quando uno degli avversari era ancorato a fondocampo. Quella è una soluzione molto praticata nel doppio femminile, intanto perchè a rete non ci sono ragazze che saltino un metro e mezzo e smeccino sempre in modo subito incisivo, ma nel doppio maschile dovrebbe essere giocata con molta attenzione e quando è inevitabile. Conviene adottarla a chi è più debole nello scambio di fondocampo con l’avversario. Ma in linea di massima sia Fabio sia Simone con questi doppisti che in singolare sono piuttosto scarsi dovrebbero vincere 7/8 scambi su 10.
Sia Mahut (dal ceco Hernych 76 61) sia Herbert (dal coreano Hyeon Chung 64 62!) qui a Melbourne hanno perso al primo turno delle qualificazioni senza vincere un set né arrivare a 8 games! Quindi ai nostri converrà, in genere – anche se certo bisogna anche variare per non presentare sempre le stesse situazioni agli avversari – scambiare da fondo piuttosto che alzare i pallonetti salvo che tutti e due i francesi abbiano il muso sulla rete. Oltrettutto se Fognini, rapidissimo, è molto buono nei recuperi, Bolelli lo è meno. L’occasione è notevole, speriamo che i nostri la sfruttino. I mezzi tecnici ce li hanno tutti. E, attenzione, una vittoria qui potrebbe sia spalancargli la porta per le finali del Masters, anche se la strada è lunga i punti di uno Slam sono tanti. E la strada per le Olimpiadi di Rio, figurarsi, è ancora più lunga. Però chissà che fra Errani-Vinci e Fognini-Bolelli una medagliuccia non ci possa scappare. Lo dico chiaro fin da subito, il tennis alle Olimpiadi non mi esalta e il fatto che il Coni dia soldi alle federazioni collegate alle medaglie vinte è un sistema che aborrisco, ma detto questo è evidente che visto il risalto che invece alle medaglie viene dato in Italia – e il vanto che se ne fanno i presidenti delle varie federazioni di cui magari si sente parlare solo ogni 4 anni, del piattello o del tiro con l’arco o della ginnastica ritmica – ben vengano anche le medaglie del tennis. Il torneo olimpico di doppio però, a volte, è più duro da vincere che quello di uno Slam. Perchè tutte le Nazioni ci provano. Tutto il mondo è Paese. Noi possiamo solo rallegrarci di avere trovato in Bolelli e Fognini un doppio molto competitivo che ci farà gran comodo anche in Coppa Davis. A cominciare, credo, dalla prima difficile trasferta in Kazakhstan, dove battere Golubev e Kuksuhkin, vittoriosi in semifinale a Ginevra su Federer e Wawrinka (a proposito, a Rio vedrete che giocheranno anche loro) sarà tutt’altro che facile.