Andy Murray è il primo finalista dell’Australian Open 2015 dopo aver sconfitto Tomas Berdych con il punteggio di 6-7 (6) 6-0 6-3 7-5. E’ la quarta finale finale a Melbourne per lo scozzese che troverà in finale il vincente tra Novak Djokovic e Stan Wawrinka
A. Murray [6] b. T. Berdych [7] 6-7 (6) 6-0 6-3 7-5 (da Melbourne, Angelo Lo Conte)
A ben guardare, la prima semifinale maschile dell’Australian Open 2015 tra Andy Murray e Tomas Berdych ricorda la partita giocata tra i due nella semifinale degli US Open 2012 quando il ceco comandò autorevolmente nel primo parziale prima di eclissarsi per i successivi due due set e tornare prepotentemente nel quarto senza però riuscire a portare il match al set decisivo. Come in quella serata di New York, Berdych torna a casa con molti rimpianti, mentre Andy vola in finale con la speranza di ripetere l’impresa compiuta in quello Slam americano quando sconfisse in cinque set Novak Djokovic vincendo la prima finale di Slam della sua carriera.
E’ questa la sintesi di una partita che prometteva tanto e che, sebbene abbia mostrato sprazzi di gran tennis, ha offerto meno pathos e spettacolo di quanto ce ne si aspettasse. Tomas Berdych ha giocato un primo set di altissimo livello facendo e disfacendo praticamente tutto da solo. Il tennista moravo ha costretto Murray a fare da ribattitore, gli ha tolto sicurezza al servizio, e poi, al momento di affondare il colpo, ha tremato, rimettendo lo scozzese in gioco per poi batterlo comunque nel tie-break decisivo. Se Berdych è partito fortissimo ma ha avuto il demerito di non riuscire a mantenere costante il suo livello di gioco, Murray, come un diesel, ha aspettato che passasse la tempesta e a partire dal secondo set ha accellerato, aumentando, e di molto, la velocità della sua palla.
Complice un calo del ceco al servizio, il campione di Dunblane ha dominato il secondo parziale, vinto il terzo grazie ad un break arrivato nel quinto gioco e controllato il ritorno del ceco nel quarto, salvando due palle break importantissime nel sesto gioco prima di chiudere con il punteggio di 6-7 (6) 6-0 6-3 7-5 in 3 ore e 26 minuti.
Per Andy quella odierna era la 15 semifinale di Slam in carriera (due in più del mitico Fred Perry), la quinta qui in Australia dove ha fatto finale per tre volte senza mai riuscire a vincere il torneo. Perseguitato dai postumi di un’operazione alla schiena, grazie alla cura Mauresmo il tennista scozzese è finalmente tornato ai livelli che gli competono conquistandosi un’importantissima occasione per vincere uno dei due Slam che manca al suo eccezionale palmares. Berdych, dal canto suo, ha perso l’ennesimo treno della sua carriera e porterà con se i rimpianti per aver praticamente regalato due set al suo avversario così come di non aver sfruttato il dominio di gioco espresso nel primo set.
La nuda cronaca del match registra una partenza devastante di Berdych al servizio che ricorda a tutti come e perché sia riuscito a prendere a pallate Rafa Nadal nei querti di finale. Nei primi quattro turni alla battuta Tomas lascia due punti al tennista scozzese che soffre nei suoi games di servizio e subisce il primo break dell’incontro nell’ottavo gioco a causa di un rovescio in rete provocato da un gran dritto del tennista moravo. Nel game successivo, però, Berdych fa quattro gratuiti consecutivi rimettendo in partita un Murray che fin qui non l’aveva vista e che sembrava accusare un problema alla coscia. La partita cambia: Berdych salva due palle break nell’undicesimo gioco, si porta 40-40 sul servizio dello scozzese ma non riesce ad andare oltre. Il tie-break è la degna conclusione di un set stranissimo: Murray scappa, si fa riprendere, ha un set point e poi perde con un gratuito di dritto.
A partire dal secondo parziale Berdych perde la prima di servizio che da qui in poi si attesterà intorno ad un mediocre 50%. Murray comincia a fare punti in risposta, prende fiducia e aumenta la profondità dei colpi. Si ha quasi l’impressione che gli dei del tennis abbiano deciso di punire Berdych per il 6-0 rifilato a Nadal. E’ una sorta di legge del contrappasso: Tomas fa dieci punti in tutto il parziale (come Rafa) e perde il set in un batter d’occhio vanificando le fatiche dell’ora e più spesa a vincere il primo. Dall’altra parte della rete Murray è in fiducia e si vede, il dritto funziona a meraviglia ed è proprio questo colpo che nel sesto gioco del terzo set porta al break che spezza la partita 6-0 6-3 in 74 minuti quando per finire il primo set ce ne erano voluti la bellezza di 76.
Come accaduto a New York 2012, nel quarto set Berdych torna competitivo anche se continua a litigare con la prima di servizio. La ritrovata incisività dei colpi del ceco porta a due palle break nel sesto gioco, entrambe però giocate malissimo. Dritto in rete e rovescio lungo sono l’epitome di una partita sbagliata e destinata a concludersi male per il ceco. Come da copione si segue la regola del servizio fino al cinque pari, poi Murray va a doppia palla break grazie ad un doppio fallo e si capisce che si è giunti ai tiroli di coda. Break e servizio tenuto a zero. Andy è tornato, a Berdych, come sempre, manca il superare la prova del nove.
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Ascolta l’audio di Tomas Berdych