Si avvia al termine l’edizione 2015 degli Australian Open, oggi si è disputata la seconda semifinale. In campo Djokovic e Wawrinka come nelle ultime due edizioni: il match però è stato altamente deludente, con ribaltamenti di fronte sparsi a casaccio e un finale con il controclimax.
L’incontro parte con attendismo, dopo due ore si è un set pari e il match pare incerto come al solito. Nel terzo set Djokovic va subito avanti 3-0, ma Wawrinka non ci sta, lo rimonta e al cambio di campo gli dice “Dimenticati pure di vincere questo set”, e Djokovic lo prende alla lettera, mentre dal divano della sua nuova casa di Basilea Roger Federer si diverte nel constatare come il serbo cerchi in tutte le maniere di raggiungere i suoi apici senza riuscirci.
Fra uno che vince set senza accorgersene e un altro che pensa solo che si è fatta ora di cena, il match scivola moscio. Djokovic nel quarto set fa zero vincenti, saranno 27 in totale alla fine. Un gioco così zeppo di non forzati e bordate da fondo manda in travaso di bile l’eponimo dell’Arena e due volte Grand Slam Winner, che dopo il livore odierno ha deciso di cambiare il suo nome in Rode Laver.
Il quinto set è quindi scontato come in un Seppi-Istomin, e quando tutto pare andare nel verso dello svizzero, Novak scopre la vera natura di Wawrinka: non è umano, ma un replicante venuto dal futuro, e per l’esattezza è un esaltatore di Nolianità: quando il serbo tira forte e angolato, lo svizzero tira ancora più forte e angolato. Djokovic inizia a buttare dall’altra parte mozzarelle e, grazie alla pietra filosofal-casearia, Wawrinka gli ritorna scamorze: cheese-bagel finale e tutti a casa.
Sono stati molti gli spettatori rimasti delusi dall’esito dell’incontro: Amareggiato anche B. Rainwash, direttore del centro internazionale di ricerca psicanalitica di Princeton. Dopo aver assistito al match con il vicedirettore e il consiglio direttivo, han deciso tutti di comune accordo di dare alle fiamme l’intera biblioteca contenente migliaia di volumi di psicanalisi Freudiana e Junghiana: “Credevamo di essere a buon punto nell’aver capito la mente umana, ma questo incontro ci ha svelato che in realtà abbiamo sbagliato tutto e dobbiamo ricominciare da zero”.
Stan dopo questo incontro perde ben 5 posizioni nel ranking, scivolando al numero nove, ma ai microfoni fa sapere “Essere numero nove è perfetto per me, così evito di andare a Londra a litigare con Mirka”.
Giungono così in finale due giocatori potenti, che hanno avuto la meglio di due giocatori ancora più potenti, che sono usciti vincitori nei quarti da derby contro altri potenti. Rispediti a casa con insufficienza i talentuosi Dimitrov, Gasquet, Thiem, Dolgopolov, a dimostrazione che il controllo è nulla senza potenza. Attendiamoci ora che le finali ambosessi possano mostrarci il pathos e il tennis che tutti speriamo, o per la disperazione ci getteremo fra i fumi dell’alcool. Le premesse sono ottime, ho in casa uno Shiraz del 2011.
Murray ed Amelie hanno già concordato la tattica per domenica, che consta nel ricoprire nottetempo il campo della Rod Laver Arena di un sottile strato di glutine. Bolsis Becker allo stesso modo ha preparato un piano d’azione per il suo pupillo: abbacchio al forno e tre pinte di birra.
Domani invece sarà finale fra Maria Sharapova e Serena Williams. La russa, che è sotto 16-2 negli head to head, ha raccontato ai microfoni del suo rapporto particolare con il padre, che l’ha chiamata dopo il match con la Panova per dirle che aveva giocato da schifo. “L’ho chiamato di nuovo oggi ed è stato un bene, perché dopo aver parlato con lui so di non aver alcun complesso di inferiorità verso Serena: è che sono proprio inferiore”.