Abbiamo perso contro una formazione tra le più deboli tra tutte quelle che i nostri avversari hanno mandato in campo negli ultimi 50 anni. Credevamo di esserci rinforzati con Camila Giorgi, ma non so quanto e come si sia integrata in una squadra di un’altra generazione
Inutile girarci attorno. Non sono riuscito a trovare in tutta la storia del nostro tennis una sconfitta così sorprendente e dolorosa come quella che abbiamo subito a Genova contro una Francia che schierava, nell’occasione, una formazione tra le più deboli, in termine di valori individuali, di esperienza e di classifica, tra tutte quelle che i nostri avversari hanno mandato in campo negli ultimi 50 anni. Mi dispiace di avere clamorosamente sbagliato pronostico considerando concluso a nostro favore l’incontro dopo la prima giornata.
Difficile distribuire le responsabilità di questa sconfitta. Certo non abbiamo fatto una bella figura scegliendo di far giocare l’incontro in un impianto assolutamente inadeguato ma non è questa la ragione della nostra sconfitta. L’incontro non lo abbiamo perso perche il campo era pieno di buche, lo abbiamo perso perché le nostre giocatrici hanno giocato solo un set all’altezza delle loro possibilità e delle loro classifiche ed hanno gettato alle ortiche la possibilità di giocare un’altra finale di una competizione che ci ha permesso di chiudere con un bilancio dignitoso le ultime stagioni. Inutile collezionare finali e piazzamenti nei tornei se poi si raccolgono pochi games in un doppio decisivo. Sapevamo di avere una squadra abbastanza stagionata ma pensavamo di averla rinforzata con una ragazzina cresciuta da un padre autodidatta che però non so quanto e come si sia integrata in una squadra di un’altra generazione.
Resta difficile spiegare e capire perché la formula scelta per questa competizione, nata nel 1963 quindi con mezzo secolo di ritardo sulla Davis, sia ovviamente imperfetta sotto tutti i punti di vista. Nel 1963 il tennis aveva già assunto una dimensione da giustificare che le donne potessero avere una gara tutta per loro. Non c’è dubbio che alla causa del tennis in gonnella abbiano dato un contributo decisivo la popolarità e le imprese di Suzanne Lenglen la campionessa francese che, a pensarci bene, avrebbe meritato, molto di più dell’americano Dwight Davis, di dare la paternità ad una gara importante. Ma questo è un altro discorso. Ora dobbiamo dimenticare in fretta una sconfitta come sono quelle che si potevano evitare.