Finisce al secondo turno l’avventura di Simone Bolelli a Indian Wells: Raonic è troppo forte. Tutto facile per Seppi che aspetta Federer al terzo turno. Dimitrov batte Kyrgios, che si infortuna prima di servire per il match. Fuori Wawrinka eliminato da Robin Haase. Passa Dolgopolov, Nadal e Federer non hanno problemi contro Sijsling e Schwartzman
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[6] M. Raonic b. S. Bolelli 6-3 6-4 (Cesare Alfieri)
Nessuna sorpresa, questa volta. Bolelli non ripete: 6-3 6-4, un break per set, in poco più di un’ora di gioco. Raonic avanza, e troverà Dologopov sulla sua strada. Ma poteva davvero, Simone, ripetere l’exploit di Marsiglia? C’è qualche recriminazione da fare sulla sua sconfitta? La risposta è, molto semplicemente, no. Raonic ha convertito in game l’unica occasione di togliere il servizio al bolognese nel primo parziale, mentre ha dovuto attendere una seconda possibilità nel nono gioco del set successivo. Per Simone, invece, zero palle break, e mai più di un trenta nei game di servizio del canadese. Con Raonic ingiocabile sul proprio servizio, diventava una necessità tenere il proprio. E quando la prima è entrata, ha fatto male (anche perchè, in genere, intorno ai 200 km/h). Se si giocava sulla seconda, però, era il canadese a portare spesso a casa il punto: Simone he ha vinti soltanto nove, per un misero 43 percento. Per raccontare la partita, bastano l’ottavo ed il nono gioco del primo set. Nel primo, che Bolelli vince ai vantaggi, i suoi punti sono ace (sporchi) o errori in risposta del canadese. Quando la prima non entra, però, sono dolori: Raonic controlla lo scambio, Simone perde prima profondità, poi il punto. Nell’ultimo game del primo set, come cinque altre volte nel match, le bombe di Raonic al servizio gli consentono di tenerlo a zero, con Simone poco più che spettatore.
“Non credo di aver giocato male – ha detto Bolelli dopo il match – solo ho commesso tre errori gratuiti nel game del primo set nel quale ho subito il break, e da lì lui ha potuto giocare molto più tranquillo. Anche nel secondo ho cercato di raggiungere il tie break, ma un altro paio di errori mi sono costati il break, che lui ha sfruttato“.
Raonic dal canto suo ha attribuito la sua vittoria ad un atteggiamento diverso rispetto al match che aveva giocato e perso contro lo stesso Bolelli qualche settimana fa a Marsiglia: “Il mio approccio è stato diverso. A Marsiglia ho fatto veramente fatica a cercare mentalmente i punti, mentre oggi ero animato da un certo spirito di rivincita che mi ha motivato maggiormente“.
Questa sera, poco da dire: Raonic era superiore. A Bolelli rimane però ancora il doppio dove, in coppia con Fognini, potrà provare a rifarsi.
[11] G. Dimitrov b. N. Kyrgios 7-6(2) 3-6 7-6(4) (Giorgio Laurenti)
Sul centrale di Indian Wells si sono incontrati per la prima volta Grigor Dimitrov e Nick Kyrgios, due dei tennisti più interessanti del circuito. Ne è venuto fuori un match combattuto, che ha visto il bulgaro imporsi in tre set, dopo due ore e dieci di gioco. Episodio determinante per l’infortunio occorso a Kyrgios sul punto che gli ha assicurato il break di vantaggio nel terzo set. Una rovinosa caduta sulla caviglia, lo ha limitato nella mobilità nella parte finale della partita. Primo set con Dimitrov in controllo nei servizi di battuta: che il bulgaro miri agli angoli o al centro fa poca differenza, Kyrgios non riesce a contenerlo. L’australiano invece fatica in avvio a causa del gran numero di seconde che è costretto a servire, ma con il passare dei game la percentuale di prime migliora e con essa anche il suo gioco. Arrivati al tiebreak, Dimitrov strappa subito un minibreak di vantaggio, con i due servizi si porta avanti 4-1 e nei successivi turni dell’australiano mette a segno il punto che gli permettere di chiudere 7-2. In avvio di secondo parziale il numero 11 del mondo ha la prima palla break del match. È il momento peggiore per Kyrgios che lascia trapelare il suo nervosismo, si salva comunque grazie al servizio e va a condurre 1-0. Il diciannovenne di Canberra si scuote e il livello del suo tennis sale. Tanto che sul 4-3 in suo favore al secondo tentativo strappa il servizio a Dimitrov e nel game successivo chiude con il settimo ace 6-3. Le parti si rovesciano, ora è Dimitrov a dover salvare in avvio due palle break all’australiano, il break arriva però sul 4-4, con Kyrgios che cade sulla caviglia sinistra e accusa qualche problema di mobilità. Perde il servizio, consentendo a Dimitrov di agguantarlo sul cinque pari. Nei successivi turni entrambi tengono la battuta e quindi si arriva al tiebreak. Kyrgios però è demoralizzato. Commette qualche errore grossolano e quindi Dimitrov non ha problemi a chiudere al secondo match point per 7-4 il tiebreak. Al terzo turno il bulgaro sfiderà uno tra Tommy Robredo e Andrey Golubev.
Una partita davvero convincente quella di Dolgopolov che elimina nettamente Giraldo, giocatore di classifica superiore e testa di serie n29 del torneo. Tutto il primo set è un assolo dell’ucraino: fa tutto lui e per di più fa tutto incredibilmente bene. I colpi escono carichi dal piatto corde spinti da quel movimento a fionda tanto strano quanto efficace, un movimento che rende il suo gioco imprevedibile agli occhi di uno stordito Giraldo, incapace di arginare l’esplosività dei colpi da fondo dell’avversario. Dopo il break in avvio Dolgo ne conquista un altro nel sesto game e completa un set da bacio accademico sul 6 a 1. Ben 19 vincenti e appena 4 gratuiti, oltre a un 94 % di realizzazione con la prima palla che si mantiene costante sul 60 %. Numeri impressionanti. Il secondo parziale è ancora più godibile del primo, perché il colombiano, spogliatosi del suo immancabile cappellino, comincia a rispondere a tutto braccio , dando un minimo di intensità al suo gioco. Dolgo scende col servizio e sale con gratuiti: il risultato è una serie di game combattuti farciti di punti ad alta spettacolarità. Ma nel tie-break l’ucraino ritorna a esser una macchina dal tennis intenso, esplosivo e talentuoso e si guadagna meritatamente il suo posto in terzo turno, dove attenderà il vincente tra Raonic-Bolelli. Sarà molto difficile difendere i punti della semifinale dell’anno scorso, anche se il tabellone non sembra così proibitivo.
[30] A. Seppi b. [Q] V. Hanescu 6-4 6-4 (da Indian Wells, Vanni Gibertini)
Niente di meglio che un deciso cambio di prospettiva per dimenticare una brutta sconfitta: dal gelo e dalla bruciante sconfitta di Astana con Kukushkin alla facile vittoria di questo secondo turno contro Victor Hanescu, che sebbene non rappresentasse un test tecnico probante (il rumeno è soltanto n.146 della classifica ATP e nell’ultimo incontro con Andreas aveva racimolato la miseria di quattro game) era comunque l’impegno d’esordio in un torneo molto importante, in condizioni ambientali davvero diverse da quelle trovate in Kazakistan. Anche se ad Indian Wells durante la giornata di domenica il termometro non ha raggiunto i picchi di sabato, quando si erano raggiunti i 97 gradi Fahrenheit (ovvero 36 gradi centigradi, ad un passo dal record dei 100 gradi registrati durante l’edizione del 2013), la temperatura si è comunque sempre mantenuta al di sopra dei 32 gradi, “anche se però oggi, a differenza degli altri giorni almeno c’era poco vento ed era più semplice giocare – ha commentato Seppi dopo li match.
Infatti nonostante le bandiere piazzate in cima alle tribune dello Stadium 6 sembrassero indicare una giornata molto ventosa, a livello del campo non si percepiva il benché minimo alito di vento.
Partita molto essenziale e molto concreta da parte di Seppi, che ha ottenuto il break decisivo nel primo set al nono game, attaccando molto bene con il diritto, soprattutto anticipando la risposta sulla seconda palla e manovrando con il diritto in maniera molto accorta, sfruttando così le difficoltà in spostamento di Hanescu. Il rumoroso gruppo di tifosi rumeni muniti di bandiere e vestiti con i colori della propria nazione ha provato a sostenere il proprio portacolori per tutti i 73 minuti del match, ma non è riuscita a far cambiare rotta ad una partita che è sembrata segnata fin dai primi game: due sole palle break concesse da Seppi, peraltro dopo aver già consolidato un ampio vantaggio, ed una spiccata maggiore abilità ad alzare il livello di gioco quando necessario hanno consentito all’azzurro di evitare inutili rischi e di approdare al terzo turno dove con ogni probabilità dovrà concedere la rivincita a Roger Federer, da lui sconfitto in Australia lo scorso gennaio.
“Quel giorno a Melbourne sono riuscito finalmente a vincere contro un giocatore di tale calibro e questo rimarrà sempre nel mio palmares. Dopo quella partita mi sento meglio in campo in certe situazioni, riesco a tollerare meglio le condizioni difficili ed i momenti in cui non mi esprimo al meglio – ha commentato Seppi a proposito del probabile match di terzo turno contro l’ex n.1 al mondo – Martedì prossimo cercherò di ricordare quanto accaduto in Australia e provare a replicare quello che è andato bene a Melbourne, anche se le condizioni di gioco qui sono poco congeniali per me: il campo è molto ruvido, la palla rimbalza molto alta, le palle diventano grandi, ma darò comunque il mio meglio, ben sapendo che per ottenere un risultato positivo deve esserci anche un po’ di collaborazione da parte sua, perché se giochiamo tutti e due al 100%, il suo livello è più alto del mio”.
[2] R. Federer b. D. Schwartzman 6-4 6-2 (da Indian Wells, Vanni Gibertini)
L’abbiamo visto tante volte, ormai dovremmo esserci abituati, ma non finisce mai di sorprendere. Parliamo della speciale atmosfera che si respira nell’aria ogniqualvolta Roger Federer fa la sua prima apparizione in un torneo: il centrale gremito per un incontro dall’esito pressoché scontato, la spasmodica attenzione del pubblico ad ogni singolo movimento di colui che tutti chiamano in un modo particolare (the King, the GOAT, the Fed), l’attesa, il desiderio, la speranza di poter vedere qualcuna delle gemme che Federer ha incastonato nella impareggiabile corona della sua carriera, per poter dire un giorno “io c’ero, io l’ho visto fare una stop volley, una smorzata, un diritto a sventaglio, un tweener…
Indian Wells è uno di quei tornei che Federer ha sempre giocato in maniera molto regolare, un torneo che gli costò la schiena per buona parte dell’annus horribilis 2013, ma nel quale, un anno dopo, si dichiarò finalmente guarito e pronto a ricominciare quella rincorsa che gli permise, il novembre scorso, di arrivare a un passo dalla prima posizione del ranking.
La pratica Schwartzman viene liquidata in poco più di un’ora (considerevolmente meno di quanto Federer ha impiegato per completare i suoi numerosi impegni promozionali e mediatici del post-partita), con due break ottenuti a zero al terzo game di ogni set ed un allungo più pronunciato nel secondo parziale (dallo 0-1 al 5-1) per provare ad essere a casa in tempo per la buonanotte ai suoi quattro pargoli (la famiglia Federer è infatti in California da quasi una decina di giorni, ed è rimasta qui al caldo lasciando Roger da solo nella trasferta a New York per l’esibizione al Madison Square Garden di martedì scorso).
“Mi sento davvero bene – ha esordito in conferenza stampa un Federer più ciarliero del solito – un paio di giorni fa ho dovuto combattere con un bruttissimo mal di testa, ma ora va molto meglio. Fisicamente mi sento benissimo, ho fatto una vacanza molto lunga dopo la sconfitta con Seppi in Australia, 17 giorni senza fare molto tranne un po’ di mantenimento e soprattutto giocare con i miei figli”. C’è stato modo di parlare del prossimo match con Seppi (“in Australia contro di lui non colpivo bene la palla, i miei colpi non erano abbastanza decisi, e la partita mi è scappata di mano; in ogni modo lui ha giocato davvero bene”), delle tattiche del doppio, del prossimo match di pugilato Mayweather-Pacquiao (“è uno sport un po’ troppo brutale per me°), della sua agenzia di management Team 8 Global Agency e del caso Marti in seno alla squadra svizzera di Davis (“certi comportamenti non sono accettabili”).
S. Johnson b. [21] I. Karlovic 6-3 7-6(5) (di Raffaello Esposito)
Sul campo 3 si scontrano due picchiatori a loro modo particolari. Ivo Karlovic è il più alto tennista professionista di sempre, trentasei anni in gran parte passati a fare buchi per terra col servizio dall’alto dei suoi 21o centimetri (Federer di lui ha detto: “…serve da un albero”). Il ventiquattrenne Johnson invece, su consiglio di John Isner, ha voluto completare il percorso accademico alla Southern California prima di passare professionista. Nei tre precedenti tutti sul duro l’americano conduce per due a uno e sugli otto set giocati ben cinque sono finiti al tie break. Karlovic ha vinto l’ultima partita disputata fra i due un mese fa a Delray Beach, lungo il cammino che lo ha portato ad essere il più anziano vincitore di un torneo atp dai tempi di Connors nel 1989.
Il primo set si squilibra subito, Karlovic serve per secondo e non gli bastano due aces per evitare il break che il californiano prontamente conferma scappando 3-0. Johnson appare molto convinto, tiene la battuta senza problemi e ne crea molti a Karlovic in risposta e sale 5 a 2. Nel nono game l’americano serve per il set e sente la tensione. Un Karlovic finalmente incisivo porta il game ai vantaggi ma Johnson ha la freddezza per chiudere con un dritto inside-in e una prima vincente sulla riga.
Nel secondo set il punteggio segue i servizi senza che nessuno abbia la minima possibilità di break. Si scambia di più sui turni di Johnson, che mostra comunque la solidità necessaria per conservare sempre la battuta. Il croato invece “more suo” va avanti a suon di aces. Si arriva al tie-break e serve per primo Karlovic. I due difendono i loro servizi fino al settimo punto quando il croato prende un vantaggio ma lo rende subito indietro affossando in rete una facile volée. Johnson arriva così a match point sul 6-5 e su una seconda di Karlovic seguita a rete compie il suo capolavoro chiudendo i conti con un passante di dritto lungo linea in corsa. L’americano sembra un osso duro e attenderà al prossimo turno il vincente del match fra Tomas Berdych e Sergiy Stakhovsky.
R. Haase b. [7] S. Wawrinka 6-3 3-6 6-3 (Enrico Serrapede)
Sullo Stadium 2 va in scena l’esordio di Stan Wawrinka nei Master 1000 del 2015. Lo svizzero è opposto a Robin Haase, attualmente fuori dalla top 100 della classifica ATP (n.104). Sono sei i precedenti tra i due tennisti, tutti vinti da Wawrinka, l’ultimo risale al playoff di Davis del 2012.
I primi venti minuti di match sono caratterizzati dal servizio con l’incontro che, almeno per il momento non si sblocca. Le prime palle break arrivano per l’olandese sul 3-3 15-40, e ad Haase basta la prima per salire 4-3 e servizio. Il lungo olandese fa le cose per bene e, nonostante il game vada ai vantaggi, sale 5-3 garantendosi quantomeno la possiblilità di servire per il set. Non ce ne sarà bisogno però perchè Wawrinka cede subito un altro servizio dando all’olandese il 6-3 finale. Un Wawrinka a due facce quello del primo parziale, capace concedere pochissimo al servizio fino al tre pari per poi crollare vertiginosamente regalando due break di fila.
L’inizio del secondo è la fotocopia del primo set, se non fosse per una palla break salvata da Stanimal nel secondo gioco. Fino al tre pari comunque poco da segnalere ma, come già accaduto nel set precedente, al settimo gioco arriva il primo break. Questa volta è Wawrinka a piazzare la zampata vincente portandosi in vantaggio 4-3. Con autorità lo svizzero sale 5-3 esternando un body language totalmente diverso dal resto della sfida. La prassi del match è ormai la stessa, dopo il primo break se ne aggiunge subito un altro. E così Stan the man chiude la seconda partita 6-3.
L’impensabile è che anche nel terzo set il break arrivi nel settimo gioco, invece è così! Come accaduto nel primo parziale è Haase a portarlo a casa. L’olandese approfitta di qualche pasticcio di troppo dello svizzero che così si ritrova costretto a fare gli straordinari per non uscire anzitempo dalla competizione. Di straordinario non accade proprio nulla e anche un po’ clamorosamente avviene tutto praticamente allo stesso modo del primo set. L’olandese tiene il servizio ai vantaggi e poi Wawrinka concede un altro break chiudendo così la sfida concedendo la prima sconfitta in carriera a Robin Haase.
Nonostante i 36 vincenti dai numeri del match spiccano i 37 errori gratuti del n.7 del seeding. Anche la percentuale di prime è bassa, solo il 48%. Se ne va così il primo grande nome dal torneo di Indian Wells, Haase al prossimo turno affronterà Lukas Rosol che ha battuto Martin Klizan.
[3] R. Nadal b. I. Sijsling 6-4 6-2 (da Indian Wells, Vanni Gibertini)
In un curioso scherzo del destino, Rafael Nadal, sceso in campo nella sessione serale di domenica contro Igor Sijsling un’ora dopo la fine del match di Federer, ha messo in scena un match quasi fotocopia di quello vinto poco prima dal suo eterno rivale, nel quale non solo il punteggio è stato lo stesso, ma anche l’andamento dei games ha avuto un andamento molto simile: break in apertura per il maiorchino, che poi ha conservato il vantaggio fino alla fine del set, ed un più agevole secondo parziale, nel quale Nadal è riuscito ad allungare con disinvoltura fino ad annullare l’unica palla break concessa nel match nel game finale.
I due rivali sono stati entrambi assegnati dalla dea bendata (anche se alcuni non credono che si tratti solo di una casualità) alla parte bassa del tabellone, disegnando quindi una potenziale semifinale che potrebbe costituire la “bella” dei due Federer-Nadal disputatisi nel recente passato nel deserto della California. Infatti nel 2012 Federer aveva battuto nettamente Nadal in due set in semifinale, e l’anno successivo Nadal si era vendicato altrettanto nettamente di un Federer dolorante nei quarti di finale.
Dunque un pareggio sul campo che non è stato deciso nemmeno dallo scontro a distanza in conferenza stampa: sebbene meno loquace del rivale, Nadal si è difeso egregiamente anche davanti ai microfoni iniziando il suo show (il secondo della serata) con una decisa frecciata all’organizzazione (“Questo torneo è di altissimo livello, ma le palle usate non sono di livello altrettanto alto. Devono fare qualcosa, non si può giocare con palle così. Tutto il resto però è straordinario, siamo a livello di uno Slam”), per poi continuare con un elogio al doppio ed ai campi da golf nella zona di Indian Wells, raggiungendo il suo apice nella risposta a proposito del suo grande amico Marc Lopez (“Probabilmente il migliore amico che ho nel circuito”) con cui ha giocato in doppio diverse edizioni di questo torneo, vincendone due (“ora non vuole più giocare con me, mi tocca giocarci contro”), e con cui divide la stanza d’albergo in questa trasferta. “Però dormiamo in letti separati” ha tenuto a precisare Nadal, provocando l’ilarita generale.
Quindi Federer viaggia per tornei affittando case adatte al suo numerosissimo entourage (moglie, quattro figli, manager, bambinaie, fisio, etc…) ma nelle quali ci sono stanze dedicate a lui per poter tenere la concentrazione, mentre l’identicamente milionario Nadal, che anche lui ha un entourage non proprio striminzito (undici persone), ma divide la camera d’albergo con un altro giocatore suo amico.
Due diversi approcci per due grandi campioni: è anche per questo che la loro rivalità travalica i confini di questo sport e sconfina nel fenomeno di costume. Speriamo di vederne presto un altro magnifico atto.
[9] T. Berdych b. S. Stakhovsky 6-1 6-4 (Carlo Carnevale)
Uno sfavillante Tomas Berdych asfalta l’ucraino Sergyi Stakhovsky in poco più di un’ora, e si garantisce l’incontro di terzo turno contro Steve Johnson. Il ceco domina praticamente in ogni reparto, tenendo con autorità i fili del gioco, eccezion fatta per novanta secondi di panico, conditi da alcuni errori fra cui un orrendo rovescio a metà rete, in cui restituisce il break sul 4-4 nel secondo set, poi archiviato nei due giochi successivi. Stakhovsky tiene fede alla sua fama soltanto a sprazzi, come nel quarto gioco del secondo parziale, dove si issa in parità con una mostruosa difesa della rete, comunque vanificata dalla pressione da fondo di Berdych, operata dando fondo ad una impressionante faretra di passanti, che vale al ceco il punto di rottura. Il futuro marito di Ester Satorova ottiene il doppio dei punti dell’avversario nel primo set, nel quale annulla con il servizio le palle break concesse, e strappa la battuta due volte in altrettante occasioni, dando giusto la possibilità a Stakhovsky di muovere il punteggio sul tabellone. Anche nella più combattuta seconda partita, la differenza di peso e potenza sembra eccessiva, e giustifica ampiamente il quinto successo consecutivo di Berdych negli scontri diretti. Stakhovsky non incide al servizio, fatica negli scambi lunghi e nel finale si sgretola definitivamente sul 4-4 30-30, mandando in rete una voleė di rovescio non esattamente impossibile e consegnando al ceco le chiavi per il terzo turno.
[WC] M. Berrer b. [22] R. Gasquet 7-6(6) 4-6 3-1 rit. (Paolo Fisciano)
Richard Gasquet dopo Dubai abbandona per problemi fisici anche il torneo di Indian Wells. Dopo due set, e oltre due ore di gioco il francese lascia mestamente il campo offrendo così un lasciapassare per il terzo turno al trentaquattrenne tedesco Michael Berrer. Per due set la partita è molto combattuta. Il primo parziale se lo aggiudica il giocatore tedesco al tie break, vinto per otto punti a sei al terzo set point. E’ un break al nono game a decidere invece le sorti del secondo set. Nel terzo e decisivo set Gasquet va subito sotto di un break e a questo punto decide che è meglio chiuderla qui a causa dei noti fastidi a livello dorso-lombare (sindrome di Maigne) che lo tormentano ormai da diversi mesi e per i quali una soluzione definitiva sembra a questo punto davvero lontana.
Risultati:
A. Dolgolopov b. [29] S. Giraldo 6-1 7-6(4)
D. Young b. [31] J. Chardy 6-4 6-2
[27] L. Rosol b. M. Klizan 4-6 6-0 6-3
[11] G. Dimitrov b. N. Kyrgios 7-6(2) 3-6 7-6(4)
[2] R. Federer b. D. Schwartzman 6-4 6-2
[3] R. Nadal b. I. Sijsling 6-4 6-2
[6] M. Raonic b. S. Bolelli 6-3 6-4
R. Haase b. [7] S. Wawrinka 6-3 3-6 6-3
[9] T. Berdych b. S. Stakhovsky 6-1 6-4
J. Sock b. [33] G. Muller 3-6 6-3 7-6(7)
S. Johnson b. [21] I. Karlovic 6-3 7-6(5)
[17] T. Robredo b. A. Golubev 6-4 6-7(5) 6-4
[13] G. Simon b. M. Jaziri 6-3 4-6 6-2
[Q] M. Berrer b. [22] R. Gasquet 7-6(6) 4-6 3-1 rit.
[30] A. Seppi b. [Q] V. Hanescu 6-4 6-4