Le due semifinali di Indian Wells non fanno altro che ribadire la supremazia attuale di Djokovic e Federer sul resto del circuito. Chiudono entrambi in 2 set sotto l’ora e mezza di gioco e domani giocheranno la finale del torneo californiano per il secondo anno consecutivo.
(1) N. Djokovic b (4) A. Murray 6-2 6-3 (da Indian Wells, Fabio Gibertini)
Purtroppo, la prima semifinale di questo BNP Paribas Open, che vedeva in campo il campione uscente Novak Djokovic contro il numero 4 del ranking Andy Murray, ha tradito pesantemente le aspettative ed è finita, sostanzialmente senza emozioni, in due facili set per il campione serbo. Con il punteggio di 6-2 6-3 in 1h e 28′ il numero uno della classifica ha regolato il rivale infliggendogli lo stesso punteggio con cui lo superò otto anni fa, sempre qui in semifinale, nel loro secondo scontro diretto da professionisti.
Come Murray stesso ha confermato pochi minuti più tardi in conferenza stampa, a segnare l’andamento di entrambi i parziali è stata una pessima partenza del giocatore scozzese che ha sempre concesso il break sullo 0-1 alla prima opportunità. Nel primo set, tuttavia, lo sforzo per rimettere in piedi il set dopo il negativo avvio non ha sortito effetti visibili con Nole tendenzialmente padrone dell’iniziativa da fondo e lo scozzese che concedeva frequenti errori. Le difficoltà alla battuta (palesate da un emblematico 22% di realizzazione con la prima di servizio in campo nel set) non ha dato respiro al campione olimpico uscente che dopo un buon turno nel quarto game concedeva due ulteriori break per il 6-2 finale.
Più generoso il tentativo nella seconda partita: il britannico sullo 0-3 annulla con un ace la palla break che avrebbe sostanzialmente chiuso il match e con uno sprazzo di buon gioco si porta 15-40 nel game successivo per le uniche due chance che avrà nel set per riportarlo in equilibrio. Nole intravede il pericolo, piazza due servizi vincenti per il 40 pari poi chiude in modo autorevole mantenendo le distanze sul 4-1. Da qui nulla più da segnalare, con il tennista serbo ha una chance di chiudere già sul 5-2 che Murray cancella con orgoglio prima di capitolare nel successivo turno di risposta.
L’incontro, che visti i numerosi precedenti faceva sperare in una battaglia fra gladiatori, con scambi oltre i 20 colpi sotto il caldo sole della California, ha regalato solo pochi sprazzi di tennis di alto livello soffocati da un consistente numero di errori e dall’equilibrio grande assente in campo. Djokovic, dal canto suo, ha saputo mettere in campo una solida e continua prestazione che gli ha permesso di ben sfruttare le mancanze dello scozzese al servizio e nel palleggio e di risparmiare energie preziose per la finale di domani.
(2) R. Federer b (6) M. Raonic 7-5 6-4
Federer: “Sono molto felice di come sto giocando, mi sento molto bene fisicamente”
Raonic: “Ho dato tutto quello che potevo dare in campo”
“Chi ha parlato della mia morte ha decisamente esagerato” disse Mark Twain leggendo il suo necrologio sul New York Times. Oggi lo stesso potrebbe dire il “tennis tradizionale”, quelli che tutti hanno dato per defunto per così tanto tempo, rimpiazzato dagli infiniti scambi da fondocampo, che ha avuto oggi un ritorno di fiamma nella seconda semifinale del BNP Paribas Open di Indian Wells. La partita tra Federer e Raonic è stata sì molto legata al servizio e rispettabilmente piena di notevoli mazzate, ma si sono viste discese a rete, passanti, scambi da fondo, palle corte, serve and volley, tante variazioni di servizi (direzione, velocità, rotazioni). Insomma, è stata tutto fuorché monotona.
Il 7-5, 6-4 finale non rende forse giustizia ad un match che i cultori del gioco avranno sicuramente apprezzato, ma che può darsi non sia stato sufficientemente pieno di scambi mozzafiato per un pubblico “mainstream” come quello del weekend finale di un grande torneo come Indian Wells, quando ci sono da accontentare gli ospiti corporate degli sponsor, invitati qui nel deserto dalla vicina Los Angeles.
Federer ha fornito un’altra prestazione di altissimo livello, spingendo sull’acceleratore quando necessario e contenendo i danni nell’unico game, sul 2-1 nel secondo set, in cui si è impaperato con un errore sciocco nei pressi della rete e due sciagurate palle corte di rovescio, concedendo l’unica palla break del match, peraltro brillantemente salvata con un servizio vincente. Raonic ha confermato i grandi progressi fatti negli ultimi 12 mesi, che lo hanno visto insediarsi in pianta stabile nei top 10, ribadendo una volta di più che non è soltanto un servizio con il nulla intorno, ma che nel prossimo futuro bisognerà fare i conti anche con lui per i titoli che contano, come ha scoperto a sue spese Rafael Nadal qui in California.
Raonic ha provato fin dall’inizio a pigiare Federer nell’angolo sinistro per mettere sotto pressione il suo rovescio, ma purtroppo per lui i suoi colpi non rimbalzano alti come quelli di un certo spagnolo, e da quando ha cambiato racchetta lo svizzero “stecca” molto meno dalla parte sinistra (ed anche dalla parte destra, se per quello), ed alla fine Milos è stato costretto a rischiare un po’ troppo per prendere il comando degli scambi. “Oggi Roger ha usato benissimo il suo rovescio – ha spiegato Raonic dopo il match – è stato molto rapido con i piedi ed ha sfruttato a suo vantaggio il fatto che sapeva avrei cercato di attaccarlo su quella direzione. Alla fine la differenza l’hanno fatta alcuni punti, forse avrei dovuto servire una percentuale più alta di prime e variare di più la seconda, ma tutto sommato sono contento di come ho giocato“.
Se all’inizio della partita qualcuno mi avesse detto che ci sarebbe stata una serie di 19 punti a 2 quando uno dei due era alla battuta, avrei scommesso che si sarebbe trattato di Raonic – ed invece è stato Federer a mettere a segno l’impresa, impreziosita anche da una delle specialità di casa Roger, ovvero il “turno di servizio tenuto in meno di un minuto”, nientemeno che sul 4-5 nel primo parziale.
Alla fine a fare la differenza sono stati un paio di errori qua e là di Raonic nei due turni di battuta consecutivi che ha ceduto, uno alla fine del primo set ed uno all’inizio del secondo – ma ciò è bastato a fargli perdere la partita. E’ comunque stato ammirevole il canadese per come sia rimasto sempre attaccato al match, raccogliendo qualche punto in recupero (straordinario il suo passante di rovescio in corsa incrociato nell’ultimo game del match) ma soprattutto mostrando una disciplina tattica ed un equilibrio mentale davvero encomiabili.
Il BNP Paribas Open dunque conferma il verdetto della classifica, nella quale due uomini si stagliano sul plotone (quasi 4000 punti separano il n.2 dal n.3) intento ad inseguire il duo di testa, anch’esso peraltro separato da altri 4000 punti.