Matteo Donati non si ferma più: batte anche Marco Cecchinato (7-6(5), 6-2) e conquista a Napoli la sua prima finale Challenger nella Capri Watch Cup. Si giocherà il titolo contro Daniel Munoz-De La Nava, che ha sconfitto 6-0, 7-5 Thomas Fabbiano.
Il match più interessante della giornata dedicata alle semifinali della Capri Watch Cup è senz’altro quello tra l’unica teste di serie rimasta in tabellone e la giovane promessa Matteo Donati. Cecchinato vince il sorteggio e sceglie di servire, mentre Donati sceglie di giocare il primo turno di risposta controsole. Il pubblico (che via via popola fino al tutto esaurito gli spalti) sembra comunque attendere il match, e quando Donati realizza con un pregevole dritto incrociato il proprio primo punto fa anche capire per chi è schierato.
Primi quattro games con Cecchinato autorevole al servizio e un Donati un filo nervoso. Come contro Quinzi Cecchinato sta un po’ sulla difensiva e Donati, malgrado qualche gratuito, si tiene in parità.
La maggior spinta di Donati però si fa sentire nel quinto game quando il piemontese inizia rispondere con maggiore precisione ed aggressività. Una risposta vincente di Donati di dritto sulla prima slice di Cecchinato e una seconda risposta profonda lo portano sullo 0-30. Servizio dritto del siciliano per il 15-30, ma ancora con una buona risposta e spingendo con il dritto Donati si porta alle prime palle break del match sul 15-40. Annullatane una con una buona prima di servizio centrale, alla seconda ancora con una risposta diretta vincente arriva il primo break dell’incontro per Donati.
Il quale tiene con autorevolezza il sesto game a zero, e sembra avviato alla vittoria nel set visto che anche la fortuna lo bacia un poco, facendogli restare dentro una stecca ed una difesa in back che bacia la linea.
Ma, come spesso accade, dapprima Donati inizia a smarrire la prima di servizio, e dopo Cecchinato alza il proprio livello strappando a zero il servizio a Donati che inizia a soffrire gli scambi prolungati.
Tra il pubblico intanto qualcuno sussurra che Donati si allenerebbe con il kazako Tupolev, giocatore evidentemente dedito all’aeronautica, e non con il buon Golubev, mentre Donati tiene il proprio turno di servizio approdando al tie break. Tie break che procede con sroti alterne e senza grandi colpi (fatta eccezione per un Cecchinato stile Ivanisevic che infila un ace di seconda per portarsi 3-2).
Una serie di gratuiti di Cecchinato mentre il match, perde di qualità proprio nel momento decisivo del primo set. Donati non è da meno affossando la risposta di rovescio in rete e spedendone un’altra fuori di un metro. Uno scambio in cui la fortuna sembra ancora sorridere al giovane alessandrino lo porta sul 5-5, ed ancora un pizzico di fortuna sotto forma di nastro che aggiusta il colpo di Cecchinato lo porta al set point. Una grande difesa in recupero di Donati porta stavolta all’errore Cecchinato ed il primo set è di marca piemontese.
Straordinario tempismo della fine primo set, conclusosi poco prima della 13.00, e colazioni che esplodono all’unisono dagli zaini degli spettatori. Si riprende in un aroma di mortadella e scamorza con Donati al servizio. Ahinoi nessuno condivide col cronista mentre Donati tiene il primo gioco e Cecchinato appare per la prima volta un filo lento negli spostamenti. Subito in sofferenza sul suo turno di servizio il siciliano, il quale manifesta anche qualche piccola smorfia facendo stretching e anche del nervosismo perdendo il servizio con un gratuito e beccandosi un warning (eccessivo) per “word abuse”.
Malgrado un doppio fallo di Donati continua la rottura prolungata di Cecchinato che stecca spesso col rovescio. Ma come nel primo set al calo di uno dei due corrisponde il calo dell’altro. Donati perde quattro punti di fila e restituisce il break, mentre ci avevamo visto giusto con le smorfie di dolore di Cecchinato visto che al cambio campo il siciliano chiede l’intervento del fisioterapista.
Applausi dalla tribuna soci per il fisioterapista, evidentemente figura familiare del circolo Tennis Napoli, e massaggio per il quadricipite sinistro di Cecchinato reduce dalla mini-maratona di ieri contro Quinzi.
Al ritorno in campo continua la crisi di Cecchinato che cede il servizio a zero senza che Donati faccia granché. Si piega ancora Cecchinato, dolorante, mentre Donati vince il primo punto del quinto game ma, come ieri Quinzi, il più giovane in campo non incide una volta davanti col punteggio, lasciando addirittura l’iniziativa ad un avversario forse ferito e rabbioso e restituendogli ancora il contro break.
Partita oramai scemata dal punto di vista qualitativo e pubblico che malgrado il sole caldo inizia a raffreddarsi tra i numerosi errori di rovescio di entrambi. Segno inequivocabile del decadimento tecnico è l’arrivo del quinto break di fila, malgrado Donati lo conquisti con un pregevole schema “risposta lunga-palla corta-passante”. Cecchinato si innervosisce, spacca la racchetta e prende un penalty point figlio dell’improvvido warning precedente, mentre Donati finalmente allunga sul 5-2.
Una pregevole stop volley di Donati (non casuale, fatta davvero bene) contribuisce a portarlo a match point su servizio Cecchinato, trasformato subito con una bella risposta di dritto incrociato sulla quale la testa di serie numero otto neanche prova ad arrivare.
Vince dunque Donati, 7-6 (5), 6-2, un match bello solo all’inizio, forse condizionato dall’infortunio di Cecchinato, ma comunque che segnala una certa maturità di Matteo Donati approdato così alla prima finale Challenger della carriera.
Proviene da una striscia di venti successi consecutivi Thomas Fabbiano approcciando in piena fiducia alla semifinale della Capri Watch Cup contro lo spagnolo Munoz De La Nava. Ma basta poco perché questa fiducia si sgretoli. Dopo alcuni giochi iniziali combattuti, Munoz sembra voler far capire al nostro portacolori che il livello Futures è ben più di un gradino sotto, spingendo con costanza col dritto e lasciando ammutolito il pubblico napoletano con un 6-0 che non ammette repliche in soli 24 minuti. Troppa la superiorità dello spagnolo, più pesante nei colpi da fondo, mentre Fabbiano incide solo col dritto anomalo esterno. Se si considera che lo spagnolo ieri concludeva con lo stesso punteggio il match contro Ramirez Hidalgo, con questo set e col primo game del secondo, lo spagnolo ha vinto 14 games consecutivi sul centrale del T.C. Napoli.
Un piccolo tripudio di un pubblico giustamente partigiano accoglie il primo game di Fabbiano che riesce a portarsi sull’1-1- nel secondo. Malgrado la spinta emotiva e la carica che il tennista pugliese sembra potersi dare dopo il game vinto, Munoz continua del suo passo, mostrandosi superiore su entrambi le diagonali e preciso con il rovescio bimane anche in corsa. Fabbiano cerca la via della rete per spezzare l’egemonia dello spagnolo, ma il numero 199 del mondo sembra avere risposte anche a queste variazioni.
Tra il pubblico, visto lo scarso spettacolo della semifinale precedente, serpeggia un po’ di malumore (“Fabbia’! fallo per i 15 euro del biglietto…” lo incita sussurrando qualcuno dagli spalti), e Fabbiano soddisfa il preoccupato di turno restando dapprima attaccato nel punteggio al più ispirato avversario e poi, con uno di quei classici capovolgimenti di fronte che fanno bello ed incomprensibile il nostro sport, procurandosi una palla break sul 2 pari trasformata con un dritto steccato di Munoz De La Nava. Break che un Fabbiano finalmente vincitore del braccio di ferro da fondo riesce a confermare regalando un match a chi credeva di assistere oramai all’esibizione di Munoz.
Il madrileno cala vistosamente con il rovescio mentre il nostro Thomas, in trance agonistica, dapprima mulina le gambe velocissime in difesa (“Trenino Thomas” se non l’ha coniata nessuno la faccio mia per il copyright…) e poi infila un passante di rovescio che gli offre ulteriori break points nel settimo game, annullati bene da Munoz.
Il body language di Munoz è quello di chi non crede a quel che vede mentre Fabbiano, eletto ufficialmente beniamino dei baby raccattapalle in tribuna, inizia a prevalere con una certa costanza negli scambi prolungati, portandosi sul 5-3 in suo favore. La trance positiva di Fabbiano continua nel nono game con un rovescio incrociato che spazzola la riga mentre Munoz si tiene a galla con la prima di servizio e con una accresciuta dose di umiltà visto l’andamento del match.
Si arriva quindi al game verità, Fabbiano al servizio per il secondo set, e, come sta accadendo spesso in questi giorni di Capri Watch Cup, il giocatore al servizio per chiudere il set si smarrisce. Aiutato da uno splendido drop shot di Munoz, Thomas si ritrova sotto 0-40: annulla con una pregevole volée il primo break point, ma subito dopo affossa un dritto in rete, facendosi raggiungere da Munoz.
Uno splendido dritto in salto dell’italiano è il suo canto del cigno, mentre Munoz si porta 6-5 riprendendo a macinare un tennis più regolare e solido, con colpi più profondi che impediscono a Fabbiano di attaccare ed anzi lo costringono ad accorciare per primo lo scambio. Sembra allora scontato che Fabbiano, al servizio per rimanere nel match, molli di schianto e, dopo aver annullato due match point dia via libera per la finale, con il punteggio di 6-0, 7-5, allo spagnolo di Madrid.
Domani la finale sarà dunque tra Donati e Munoz De La Nava. Non la finale col pedigree che questa Capri Watch Cup si aspettava e che meritava per l’organizzazione profusa e lo scenario incantevole del lungomare napoletano, ma un match comunque con qualche interesse, non ultimo quello di vedere in finale un italiano contro un giocatore straniero, e l’interesse di ammirare se i 13 anni di esperienza di differenza a vantaggio di Munoz De La Nava faranno pendere l’ago della bilancia verso l’iberico.
Risultati:
[WC] M. Donati b. [8] M. Cecchinato 7-6(5) 6-2
D. Munoz-De La Nava b. [Q] T. Fabbiano 6-0 7-5
Agostino Nigro