A distanza di un anno Camila Giorgi ha di nuovo raggiunto la finale del torneo di Katowice. Questa volta praticando un tipo di tennis un po’ differente.
“Con la finale di Katowice Camila Giorgi ha raggiunto il suo best ranking in carriera: numero 54. Quando scende in campo, il suo tennis estremo non manca mai di suscitare discussioni. Deve cambiare gioco o no?”
Questo era il sottotitolo dell’articolo che avevo dedicato a Camila Giorgi l’anno scorso, al termine del torneo polacco perso in finale contro Alizè Cornet.Se ho deciso di ritornare sull’argomento non è tanto per il fatto che Giorgi ha ripetuto il risultato dall’anno scorso (comunque non è mai facile raggiungere una finale), ma perché a distanza di dodici mesi ci sono stati alcune modifiche nel gioco che secondo me meritano un approfondimento. Lo faccio anche se nel frattempo ho maturato l’idea che scrivere di Camila stia diventando complicato, come possono esserlo un po’ tutte le battaglie contro i luoghi comuni. Anzi, più che di luoghi comuni esiste un termine più preciso che secondo me spiega la situazione: i pregiudizi. Parlo di pregiudizi perché leggendo molte opinioni e resoconti sulla Giorgi dell’ultima settimana ho fatto fatica a ritrovare una reale corrispondenza con quanto succedeva in campo. Ormai le è stata affibbiata una etichetta di giocatrice “sparapalle”, che praticherebbe un tennis senza criterio; e si procede con quel metro di valutazione, anche se in campo accadono cose diverse. Come mai? Chissà, forse chi ne parla in questi termini in realtà non segue le sue partite. O magari le segue distrattamente. O forse semplicemente non ha simpatia per Camila, e per criticarla utilizza un cliché a cui è affezionato e non vuole abbandonare. Fatto sta che la situazione risulta sorprendente, perché a mio avviso se c’è una giocatrice che quando attua dei cambiamenti li rende molto evidenti, applicandoli con grande scrupolo, è proprio lei.Ma prima di parlare del torneo di Katowice, vorrei recuperare il filo del discorso interrotto un anno fa. Da allora Giorgi ha compiuto alcuni aggiustamenti sul piano del gioco, che vorrei brevemente provare ad affrontare. Non sarà quindi una descrizione del suo modo di giocare, ma soltanto il rilievo di alcuni aspetti in evoluzione.
Posizione in risposta
Seguendo l’ordine cronologico, il primo cambiamento è avvenuto durante la stagione su erba 2014: Giorgi aveva avanzato drasticamente la posizione in risposta. Mi riferisco alla stagione su erba perché questo atteggiamento è stato abbandonato nei mesi successivi. Non conosco le ragioni del tentativo, ma direi che la strategia non ha pagato. Secondo me è stata una delle cause delle sconfitte a Eastbourne contro Wozniacki e a Wimbledon contro Alison Riske: a fronte di qualche vincente diretto sono aumentati di molto gli errori in risposta; errori anche su seconde di servizio non irresistibili, rese però troppo difficili da gestire proprio a causa della posizione estremamente avanzata scelta da Camila. In sostanza: il saldo tra costi e benefici era negativo. Una parentesi tecnico-tattica durata alcune settimane, e poi abbandonata; mi auguro per sempre, visti i risultati.
Verticalizzazione
Alcune novità invece sono state consolidate nel tempo. Comincerei con la maggiore verticalizzazione del gioco. Ne avevo già parlato nell’articolo dell’anno scorso: Camila sta cercando di aumentare la frequenza con cui venire a rete per chiudere lo scambio. E sempre più spesso, quando la posizione glielo consente, opta per la volèe classica invece dello schiaffo al volo. In linea generale mi pare che stia imparando a volleare piuttosto bene: riesce a trovare il tempo per cambiare le impugnature e spingere la palla in modo corretto e deciso. Forse il colpo che le risulta più indigesto è lo smash. Ma smash e servizio sono probabilmente i due colpi che risentono di più dell’aspetto psicologico, perché sono quelli che danno più tempo di pensare prima di colpire; e sulla questione psicologica tornerò più avanti.
Gioco difensivo
Più di recente, a Miami, ad esempio, ho anche visto un embrione di gioco difensivo: colpi back di contenimento, perfino qualche palla senza peso a traiettoria alta. Anche questo è un piccolo tassello di gioco che in passato non si vedeva mai, e che credo riveli come il tennis di Camila sia ancora in evoluzione.
Gestione del palleggio
Per cercare di ridurre gli errori gratuiti, in diverse occasioni Giorgi ha fatto ricorso allo scambio centrale. Sempre colpi ad alta velocità, ma in cui non è l’angolo che li rende insidiosi, ma la profondità: un modo per evitare l’azzardo del vincente sempre e comunque, evitando però di concedere troppo all’avversaria. Ma tutto sommato si trattava di poca cosa rispetto a quello che si è visto a Katowice 2015. Sin dalla prima partita, Giorgi ha impostato i match in modo più prudente. Se non riusciva a ottenere un chiaro vantaggio con la prima di servizio, i palleggi venivano condotti a partire da traiettorie centrali, con intento interlocutorio. Ma a mio avviso la vera differenza rispetto ai tornei precedenti è stata la diminuzione della velocità di palla. Nel tennis contemporaneo ci sono tante giocatrici di taglia ben superiore alla sua: ma Camila riesce a far viaggiare la palla in modo estremamente incisivo grazie all’anticipo e alla straordinaria rapidità di braccio (forse il braccio più veloce del circuito).
A Katowice però qualcosa è cambiato: e così giocatrici come Allertova, Linette e Kulichkova (93, 99 e 113 del mondo) si sono ritrovate a condurre scambi mediamente più lunghi di quelli visti contro Simona Halep a Miami. A Miami nel giro di pochi colpi Camila o faceva il punto o sbagliava; a Katowice lo scambio si è prolungato molto più spesso. Di conseguenza: o pensiamo che tre giocatrici che stanno attorno al centesimo posto del ranking reggano il palleggio meglio della numero tre del mondo, oppure è stata Giorgi che ha modificato qualcosa del suo tennis.
A me pare più plausibile la seconda ipotesi. Con una paragone automobilistico, si potrebbe dire che Camila ha scalato una marcia, e invece di condurre il palleggio al massimo, ha ridotto la velocità: meno vincenti in cambio di meno errori. Lo stesso nei turni di risposta: più risposte in campo (meno aggressive e incisive), in cambio di meno gratuiti. Con questa impostazione il vincente poteva arrivare quando l’avversaria aveva incertezze nella tenuta del palleggio, lasciando così a Giorgi la possibilità di “allargare il campo”, soprattutto con dritti o rovesci incrociati. I lungolinea vincenti sono diminuiti, probabilmente proprio per evitare troppi rischi. Non solo: con questo tipo di tennis Camila ha subito più vincenti del solito, perché nel contesto di un palleggio di velocità inferiore, anche l’avversaria a volte riesce a trovare il tempo per chiudere lo scambio. Scalare le marce sembra una cosa facile a dirsi, ma implica degli aggiustamenti tecnici, che nascondono insidie. Ne parlavo anche nell’articolo dell’anno scorso: ad esempio giocatrici come Li Na o Kvitova hanno mostrato quanto possa risultare difficile “ridurre il gas”, e non è detto che porti davvero a sbagliare meno. Ma sotto questo aspetto direi che Camila ci è riuscita piuttosto bene. Non so se le tre giovani giocatrici incontrate nei primi turni di Katowice si siano del tutto rese conto della situazione, anche perché non avevano precedenti contro Giorgi. Chi invece l’aveva già affrontata era Agnieszka Radwanska; e mi pare che Aga (non al meglio della forma) abbia faticato ad interpretare la nuova Giorgi: forse proprio perché la conosceva meglio, in molte occasioni ha cercato di anticiparne esasperatamente le mosse, finendo per subire tanti contropiede. Quella impostazione sarebbe stata quasi obbligatoria contro “il braccio più veloce del circuito”, ma non contro la Camila di sabato scorso, che regalava e spingeva meno del solito (solo su un paio di palle break si è presa rischi vecchio stile): forse Aga avrebbe avuto il tempo per stare nel palleggio anche senza muoversi con tanto anticipo.
Chiusura dello scambio
In tutto questo credo che un indiscutibile progresso si sia visto: nella chiusura dei colpi facili. Forse perché agevolata dall’impostazione meno incalzante, nelle situazioni di grande vantaggio Camila ha regolarmente controllato l’avversaria, leggendone le mosse per appoggiare nella parte lasciata libera di campo. E così non ci sono stati errori su colpi di chiusura inutilmente rischiati.
Dopo le novità di Katowice rimane la curiosità di vedere come si regolerà sulle nuove superfici in arrivo, a partire dalla terra battuta. Opterà ancora per il gioco più prudente? In Polonia lo ha utilizzato perché le avversarie non erano irresistibili e voleva a tutti costi difendere i punti della finale? Lo riproporrà anche contro giocatrici che amano maggiormente prendere il comando dello scambio? Lo avevo scritto già nell’articolo dell’anno scorso: personalmente rimango dell’idea che dipende dai traguardi a cui si punta. Se si vuole salire con costanza nel ranking l’atteggiamento da “formichina” è il più produttivo.Ma negli Slam e contro le grandi giocatrici, dubito che una Giorgi molto più misurata riuscirebbe ad avere lo stesso eccezionale rendimento avuto sino ad oggi (60% di vittorie contro le top ten).
Questioni psicologiche: la finale
Non posso chiudere senza affrontare il tema della finale: terza finale e terza sconfitta. Contro Schmiedlova la tattica prudente non ha pagato; a mio avviso soprattutto per due ragioni:
1 – Se si imposta un gioco meno aggressivo, più di percentuale, si devono poi effettivamente compiere meno errori. Invece Schmiedlova ha saputo approfittare del palleggio più lungo per proporre parabole e spin differenti, che hanno tolto ritmo a Camila, che ha finito per sbagliare troppo. Eppure in passato aveva dimostrato di saper affrontare e sconfiggere ottime giocatrici di difesa: ricordo ad esempio la Wozniacki degli US Open 2013. Intendiamoci: non voglio togliere meriti all’avversaria di domenica, che secondo me ha giocato bene (ad esempio ha risposto spesso con palle a parabola alta che però finivano regolarmente negli ultimi centimetri di campo), ma non credo che Camila abbia dato il meglio.
2 – E qui penso vada considerata la seconda ragione della sconfitta in finale: la componente psicologica. Ne avevo già parlato in occasione della eliminazione contro Venus agli Australian Open: a me pare che stia vivendo una fase in cui soffre particolarmente la responsabilità; e così diventa difficile anche vincere le partite che sembrano lì, alla sua portata.
A Katowice partiva favorita in una finale contro una giocatrice indietro nel ranking, e ha giocato contratta. Analizzato da fuori (senza conoscenza delle persone e delle situazioni) il tema è di sicuro il più difficile da affrontare. Per questo non provo nemmeno ad avanzare spiegazioni sulle cause, e preferisco limitarmi agli effetti: quello che mi pare si possa dire è che in questo momento l’aspetto più fragile della Giorgi giocatrice sia proprio quello psicologico. Ma secondo me è ancora presto per capire se di tratta di un problema strutturale e insormontabile oppure no. Del resto ci sono stati tanti esempi di tenniste considerate con poco killer instinct che poi si sono comunque tolte le loro soddisfazioni: senza andare troppo lontano nel tempo penso a Schiavone, Suarez Navarro, Safarova. A volte sono passaggi della carriera quasi inevitabili; vedremo nel prossimo futuro se e quando Camila riuscirà a superare queste difficoltà.