Al Montecarlo Rolex Masters, e nel giorno del suo compleanno, abbiamo intervistato Gianni Ocleppo, ex Davisman e oggi commentatore per Eurosport
DA MONTECARLO – In occasione del suo compleanno, abbiamo incontrato al Country Club Gianni Ocleppo che, oggi, 16 aprile (anche se l’Atp confonde la sua data di nascita indicando il 6) spegne 58 candeline. Ocleppo è stato n. 30 del mondo ma, in realtà, l’ex tennista di Alba, per una settimana si è issato alla posizione n. 27 anche se l’Atp non gli ha convalidato tale risultato. Tennista della generazione di Panatta e Barazzutti, Gianni si è aggiudicato il torneo di Linz nel 1981 battendo Edmonson in finale, ultimo australiano ad aver vinto gli Australian Open. Ha disputato inoltre i quarti di finale a Roma nel 1979. Nel 1977 ha vinto il torneo di Montecarlo under 21 superando in finale Heinz Günthardt, ex allenatore di Steffi Graf. Celebre davisman, l’ex giocatore piemontese si è messo particolarmente in luce nel febbraio del 1984, nel tie contro la Gran Bretagna a Telford. Gianni vince il primo match contro Colin Dowdeswell e poi regala alla squadra capitanata per la prima volta da Panatta il punto del pareggio dopo il doppio, sconfiggendo John Lloyd e diventando così l’ “eroe di Telford”.
Ora è voce apprezzata delle telecronache di Eurosport durante le prove del Grande slam.
Tu che sei stato giocatore pofessionista, come ti trovi adesso ad essere un commentatore televisivo?
Le differenze tra le due attività sono diverse e tantissime, perché un giocatore professionista ha un altro tipo di stress, un tipo diverso di preparazione alla partita rispetto a quella de commento, però comunque è emozionante, ed è anche molto piacevole commentare, è una cosa che faccio molto volentieri.
Come vedi il tennis italiano oggi, quello maschile e quello femminile? Quale bilancio ne faresti?
Un bilancio abbastanza positivo perché abbiamo tre giocatori forti nel maschile che sono Fognini, Blelli e Seppi. Credo che potrebbero darci delle soddisfazioni a livello di Coppa Davis, perché Bolelli e Fognini giocano un grandissimo doppio, hanno vinto l’Australian Open e sono una delle coppie più forti. E poi lo stesso Seppi è ancora un valido singolarista, in alternanza con Bolelli perché penso che Fognini sia leggermente superiore e quindi spetta a lui il ruolo di n. 1.
Per quanto riguarda il femminile, abbiamo avuto tante soddisfazioni in passato e la Giorgi, se trova continuità, potrà prendersi e dare ai tifosi belle soddisfazioni. La Pennetta è ancora una giocatrice temibile perché, nonostante non sia più giovanissima, ha disputato in America un ottimo fine di stagione, quindi può ancora fare bene. La Errani è sempre presente, quindi anche per quanto riguarda la Fed Cup siamo una squadra molto competitiva.
Secondo te com’è cambiato il tennis di “oggi” rispetto a quello di “ieri” ? Quali sono le differenze più sostanziali secondo te?
È cambiato il tennis dell’altro ieri, quando giocava Nicola Pietrangeli; quello di ieri quando giocavano Panatta, Barazzutti e la mia generazione ed è cambiato il tennis di oggi. Attualmente i giocatori sono molto più professionali: stanno attenti a quello che fanno, dal regime alimentare che seguono alla preparazione fisica; di conseguenza è tutto molto più professionistico. Il talento non basta più, oltre ad esso bisogna anche aggiungere una preparazone fisica adeguata, è necessario allenarsi in un modo diverso da quello in cui ci allenavamo noi. Di conseguenza è molto più difficile, i tennisti tirano molto più forte. Direi che i giocatori del periodo attuale sono migliori rispetto a quelli del passato però ogni epoca ha comunque una sua caratteristica diversa.
Se dovessi raccontare un aneddoto curioso della tua carriera di giocatore, quale sceglieresti?
Mah, ne ho tanti, adesso così su due piedi, non saprei…ricordo che noi scherzavamo tantissimo, molto più di quanto non si faccia adesso, c’era più cameratismo, anche perché si divideva la camera con un altro giocatore per risparmiare, di conseguenza di storie ce ne sarebbero tante, che si possono e non si possono raccontare (ride). Tra quelle che si possono raccontare, ci sono per esempio gli scherzi che si facevano in Coppa Davis con i vari preparatori…certo se avessimo più tempo me ne verrebbero in mente altre. Comunque c’era un altro spirito, un cameratismo diverso…non parlo di rispetto perché adesso i giocatori si rispettano tutti, però si passava più tempo insieme, anche prima dei match. C’era, credo, uno spirito diverso.
Che consigli daresti a un giovane che desiderasse sfondare nel tennis professionistico?
Gli direi di fare innanzitutto grande attenzione alla tecnica, perché è la buona base per ottenere buoni risultati; poi bisogna essere totalmente concentrati sul tennis perché è uno degli sport più difficili che ci siano al mondo, ci vuole concentrazione, prestanza fisica, attenzione, tutte componenti che è difficile trovare quando si è molto giovani, e magari a 16/17 anni si hanno altre necessità; quindi bisogna maturare presto. Poi, oltre alla tecnica, ci si deve allenare molto dal punto di vista fisico, nonché avere un bravo allenatore che possa seguire il giocatore nei tornei per dargli i giusti consigli. Comunque, alla base ci vogliono tecnica e preparazione fisica.
Qual è la tu aopinione su Gianluigi Quinzi?
Credo che possa diventare un buon giocatore. Si sono create troppe aspettative su questo nostro giovane promettente e l’errore che ha fatto finora è stato quello di inseguire il risultato. Lui deve completamente dimenticarsi di quelli che batteva quando era juniores; li batteva poiché sa costruirsi molto bene il punto ed era maturato molto prima di quanto non facessero gli altri. Ora è rimasto un po’ indietro ma deve andare avanti per la sua strada, deve continuare ad allenarsi, trovare un allenatore con il quale possa rimanere più di qualche mese perché mi sembra che cambi sempre coach. Questo non va bene. Se migliora un po’ il servizio e il dritto, potrà arrivare a una buona classifica, ma senza avere troppa pressione di arrivare assolutamente, perché altrimenti questo potrebbe impedirgli di ottenere risultati importanti.
Hai mai pensato un giorno di diventare allenatore?
Sporadicamente ci avevo pensato. Però il mio lavoro è completamente diverso da quello del coach, mi dà tante soddisfazioni, lo faccio con entusiasmo, io sono amministratore delegato di una società che opera nel settore del packaging; poi sono impegnato nelle telecronache per Eurosport. Inoltre, seguo mio figlio di tanto in tanto, anche se lui si allena a Tirrenia con la Federtennis ed è ben seguito. Preferisco non essere uno di quei genitori che assillano il proprio ragazzo perché questo potrebbe essere soltanto controproducente, sia per lui, sia per il rapporto importante che c’è tra noi due.
Qual è il tuo prossimo appuntamento su Eurosport?
Sarà il Roland Garros, per due settimane, durante il quale commenterò in coppia con Adriano Panatta con molto piacere perché mi diverto a farlo e penso che faremo delle buone cose.
E per noi sarà un piacere ascoltarti… Buon compleanno Gianni !