Rafael Nadal cambia racchetta, così come fece Djokovic nel 2009 e poi Federer nel 2013. Che sia la sua nuova Babolat la spinta che gli serve per ripartire e tornare a dominare le classifiche del tennis mondiale?
Rafael Nadal ha cambiato racchetta, nel Principato non si parla d’altro, perché proprio qui a Monaco lo spagnolo ha iniziato ad utilizzarla. Vincenzo Martucci, della Gazzetta dello Sport, lo ha definito un lifting. Il lifting che ha già fatto Federer con il piatto corde allargato nel 2013, il lifting di Nadal che ora cerca maggiore potenza e maggiore spin, a discapito di un po’ di controllo, cambiando il telaio e lo spazio tra le corde. Però il lifting, il “tiraggio”, presume che ci sia qualcosa da tirare. Qualcosa da cui modificare, da ringiovanire, da rinvigorire, con l’aiuto di qualche strumento tecnico. Il caso di Nadal è diverso. Per Nadal è un ripartire, un ricominciare, non un proseguire, un aggiustare: “Qui a Montecarlo non sono il favorito. Non parto da zero, ma è come se lo facessi. Per arrivare a cento ce ne vuole. Ogni momento è importante per me.”
Nadal non sta passando un buon periodo di forma. Il maiorchino è quinto nel ranking ATP, cosa che non accadeva dal 24 giugno del 2013, quasi due anni fa. Ha patito brutte sconfitte in stagione, come quella agli Australian Open contro Tomas Berdych in tre set, ma anche le ultime sconfitte ad Indian Wells e Miami, contro Milos Raonic e Fernando Verdasco. Rafa ha scelto di cambiare racchetta appena possibile: “Onestamente, ci stavo pensando prima che iniziasse la stagione. Ma non c’era abbastanza tempo per preparare la racchetta prima. Adesso sono pronte. Mi sono allenato con queste a Maiorca da quando sono tornato da Miami.”
Cambiare racchetta, nel caso di Nadal, va al di là del semplice dettaglio tecnico. Cambiare racchetta ha voluto dire spronarsi, darsi una scossa. Vuol dire, in altri termini, esporsi al mutamento, disporsi alla voglia di cambiare e di stupire ancora. Per questo, non è un semplice ritocco. La vera forza di un campione sta nell’adattarsi, nell’evolvere. Nonostante i tanti titoli, 9 i Roland Garros, 8 Montecarlo, 7 Roma, 4 Madrid – per citarne alcuni – Nadal ha sentito l’esigenza di dare, ancora, una svolta al proprio tennis. Come aveva fatto anche Roger Federer nel 2013, quando allargò di qualche pollice il piatto corde, per poter essere più competitivo. L’elvetico, a quasi due anni dal cambio, è tornato ad occupare la posizione numero 2 del ranking.
Chi non sembra averne bisogno, in questo momento, è Novak Djokovic, visto il suo dominio nel circuito: “Cosa spinge un giocatore a cambiare racchetta? Mancanza di fiducia, pochi match vinti. Quando non sei a tuo agio sul campo, inizi a mettere in discussione non solo il tuo gioco, ma anche la tua racchetta, il tuo staff. A volte cerchi troppe scuse. Generalmente non è una decisione facile da prendere. Devi essere coraggioso per cambiare davvero la tua racchetta”
Anche il numero 1 del mondo però cambiò attrezzo, passando da Wilson ad Head nell’ormai lontano 2009: “Ricordo quando la cambiai. Non fu una decisione facile perché ci è voluto più di un anno per trovare la racchetta adatta con la quale gioco oggi. Altrettanto mi ci è voluto per abituarmici – credo nel 2010 sulla terra rossa – per trovare cosa fosse adatto al mio stile di gioco, ai miei gusti.”
Così come Djokovic allora, anche Nadal cambia racchetta in coincidenza con la partenza della stagione su terra rossa, la parte dell’anno che lo spagnolo ama maggiormente. Quale migliore occasione per dimostrare a tutti di essere tornato King of clay, se non a Montecarlo?
Nel Principato sta svolgendo un ottimo torneo anche Grigor Dimitrov, che ha eliminato il detentore del titolo, Stan Wawrinka, con un secco 6-1 6-2. Anche il bulgaro sembrava essere vicino a cambiare racchetta in questo periodo, dopo aver provato un diverso modello a Rotterdam. Ed anche lui vorrebbe svoltare la propria carriera, tornando a quei livelli che hanno fatto parlare molti di lui come di un predestinato: “Quando si tratta di racchette, credo che ogni giocatore abbia una sensazione diversa. Quel periodo è uno dei più brutti per un giocatore di tennis. Il gioco si evolve. Tu cambi come giocatore. Cambia anche il gioco. Tutto sta cambiando in qualche modi. Parte di questo cambiamento, è la racchetta. Credo sia una situazione molto delicata. Ogni giocatore attraversa quel periodo almeno una volta nella propria carriera.”
Per Nadal il periodo è giunto adesso. Adesso che i risultati stentano e il momento più importante della stagione si sta avvicinando: il Roland Garros. “La svolta della mia stagione? Non c’è racchetta, non ci sono le corde, non c’è nulla al di fuori di me. Ci sono io. Anche quando vinco, ci sono io. Quando perdevo, non è una scusa buona per la racchetta, le corde, le scarpe, nulla. La persona che rende le cose possibili o impossibili, sono io. La racchetta aiuta, è molto soddisfacente il lavoro fatto con Babolat. Ma devo trovare una maniera per vincere, devo cambiare la dinamica del mio anno. Nessuno lo farà per me”
La racchetta non sarà la svolta della stagione, ma potrà essere la scintilla che farà scoppiare di nuovo il motore-Nadal. Intanto Rafa è tornato oggi a vincere un match al terzo set, dopo aver perso gli ultimi tre di seguito (Verdasco-Raonic-Fognini), contro John Isner. Segnali di ripresa?
“È una sfida per me trovare di nuovo le sensazioni positive, la fiducia, la sensazione d’essere di nuovo forte. I match come quello di oggi, in tre set, mi aiutano a migliorare, ad arrivare al livello che voglio. Tutto qua. Non contano i numeri. Conta solo il giorno-dopo-giorno. Contano le sensazioni. Oggi ho avuto una bella sensazione nel terzo set”