Roger Federer batte in due set l’uruguaiano Pablo Cuevas in finale a Istanbul, tornando ad alzare un titolo sul rosso dopo sei anni (l’ultimo titolo fu il Roland Garros 2009). Roger meglio degli altri giorni si complica la vita nel finale del secondo set, ma al quinto match point fa suo un pirotecnico tiebreak
Risultato:
[1] R. Federer b. [3] P. Cuevas 6-3 7-6(11)
Da qualche altra parte parleremo di numeri, qui sembra più sensato celebrare una partita abbastanza normale per un’oretta e che si è improvvisamente infiammata proprio quando era finita.
Con il povero Cuevas reso del tutto impotente da un Federer tornato a livelli accettabili, ci si avviava a celebrare la festa annunciata da mesi e cioè la vittoria del “Magisti di Magisti” (ho rinunciato a capire sia in che lingua è declinato che come si scrive davvero) sulla vittima sacrificale, il sudamericano con la barba incolta che magari coltivava il sogno di un agguato, il tentativo di rovinare il lieto fine. Quando tutto sembrava finito, appunto, Federer decideva di regalare un ultimo brivido al generoso pubblico di Istanbul, che l’ha coccolato per un’intera settimana. In una giornata in cui il servizio ha funzionato come un orologio (svizzero, cos’altro?) Federer sul 30 pari metteva lungo due dritti che sembravano residui delle partite dei giorni passati. Il tagliagole impotente, quel bravo cristo di Cuevas, ripiombava nel baratro quando subiva tre sontuosi “15” da parte del Magesti. Prima un attacco in controtempo, poi – a seguto di una palombella altissima che rimaneva in campo – una demivoleé da urlo e infine un incantevole tocco sotto rete per recuperare una volée messa insieme dall’uruguaiano. Ma Federer toglie e Federer da’. Se laprima palla break è bravo Cuevas a giocarla aggressivo, è Roger a buttare al vento le altre. Ad ogni modo Federer tiene gli ultimi due servizi a zero e così si approda ad un tiebreak che da queste parti ricorderanno a lungo.
Di nuovo i primi 8 punti seguono un andamento tutto sommato regolare ma nel nono punto Cuevas sembra subire la tensione è scentra un dritto portando lo svizzero a servire sul 5 a 4. Dopo l’ace che gli dava due match point, un pubblico incapace di stare fermo (e di comprendere che nel tennis vige una norma che impedisce di prendere posto durante gli scambi….) cominciava praticamente a farsi i fatti suoi e a festeggiare. Era Federer a riportarlo sul campo, sparacchiando – ancora! – un dritto lungo nonostante avesse messo la prima.
E cominciava il bello. Sul 6 a 5 una palla corta, fatta mille e mille volte, veniva leggerissimamente più corta, tradendo forse un po’ di tensione, e si fermava sul nastro. Ma Cuevas faceva peggio e sul 6 pari, con un doppi fallo regalava un altro match point a Federer. Ma qui, uno che ha vinto 17 slam, 84 titoli atp, e tutta la tiritera del caso, si lascia prendere dalla tensione per una finale di un “250” e tira prima un rovescio largo e poi il solito dritto lungo. Set point Cuevas! Cosa ti fa il tagliagole? Quello che non aspettava altro che la sua occasione? Ma Serve&Volley, chiaro, come sbaragliare la tensione che forse neanche lo faceva più respirare? Inutile dire che la volée di rovescio chiudeva la sua corsa in mezzo alla rete. E siccome non era sufficiente, una bella steccata di rovescio portava Federer al 4° match point. Ma Federer è in piena confusione tattica, prima scaglia un rovescio in rete e poi, dopo il cambio di campo sul 9 pari, subisce un passante di dritto. Cuevas, tra lo stupore di tutti, forse anche il suo, riprova il S&V e stavolta è una splendida risposta di rovescio a lasciarlo a tre metri dalla palla. 10 pari. Quel matto di Pablo riusciva finalmente a giocare un set point sulla risposta di Federer che però lo svizzero annullava con un bell’attacco di dritto dopo il servizio. Il 12-11 era una magia, Cuevas rispondeva bassissimo e Federer tirava su una volée da sottoterra per farla morire negli ultimi 5 cm di campo. Era il match point decisivo, perché nel punto successivo Federer teneva lo scambio pesante e l’errore dell’uruguaiano gli consegnava il titolo.
Incredibile davvero come uno come Federer senta ancora una partita di un torneo sicuramente minore, che per quanto avesse investito molto sulla sua presenza, avrebbe dovuto permettergli di giocare in totale serenità. Ma lo svizzero è questo, per quanto la compostezza tende a non farlo notare, vive di tumultuosi pensieri che ogni tanto gli fanno perdere lucidità, quando proprio non gli procurano ansia.
Regale come sempre, Roger ha reso i dovuti onori ad un buon (e niente di più) Cuevas così intimidito da dover essere richiamato dal “best of all”, parole sue, per le foto di rito. Tutti contenti, e spavento passato. Tutti i salmi, si sa, finiscono in gloria.