[2] A. Murray b. [3] R. Nadal 6-3 6-2
Sette giorni fa Murray doveva ancora giocare una finale sul rosso. Oggi, nella scatola magica di Madrid festeggia il secondo titolo dopo quello conquistato lunedì nella finale posticipata di Monaco. E il secondo è anche uno dei più importanti trofei della carriera di Andy, che forse è di fronte ad una svolta almeno per quanto riguarda la superficie più ostica. Magari il Nadal di questi tempi non è quello che triturava tutto quello che trovava, ma una vittoria sul rosso contro il più grande tennista di sempre sulla terra battuta non può essere sottovalutata. Se ieri era bastato un Murray ordinato per ridimensionare le ambizioni di un Nishikori troppo falloso, oggi lo scozzese è stato perfetto su ogni piano del gioco. Il paradosso di Murray, tennista bi-campione Slam con un imbarazzante curriculum sul rosso, è arrivato al capolinea: da oggi Murray avrà qualche argomento in più se qualcuno gli contesterà i suoi risultati sulla terra battuta. Nadal, dopo una buona settimana, conferma che la sua stagione a singhiozzo è ancora lontana da una svolta. I 400 punti persi questa settimana lo fanno precipitare in settima posizione e per la prima volta dopo dieci anni lo spagnolo finisce fuori dalla top-5, i 600 che difende a Roma lo obbligano a vincere il torneo se vorrà essere tra i primi quattro a Parigi. Ma potrebbe anche non bastare dato che Berdych non difende quasi nulla e Nishikori l’anno scorso non si presentò al Foro Italico.
La risoluta maturità con cui Murray ha saputo gestire il break conquistato a freddo è stata la chiave del primo set. Nadal, dal canto suo, ha carburato lentamente. Quando stava per raggiungere Murray, però, lo scozzese ha trovato la prima di servizio e si è tratto d’impaccio da una situazione difficile. Nei primi tre game non c’è partita: Murray vince tutti i punti da fondocampo e vola sul 3-0 mentre la Caja Mágica si mostra preoccupata. Ci vuole qualche dritto à la Nadal per ridestare il pubblico madrileno, che mormora in maniera inquieta sui numerosi colpi di Murray che finiscono sulla riga. Nadal, che chiude il suo ultimo turno di servizio con tre volée vincenti, può fare poco sulle tre palle break che gli concede lo scozzese nel settimo e nel nono game: solo la prima è un errore non forzato (dritto lungolinea che finisce lungo di poco), le altre due vengono annullate grazie alla solidità del servizio di Murray.
Ci si aspetta che la musica cambi nel secondo set, perché Murray ha via via perso lo smalto che gli ha permesso quell’avvio fulminante mentre Nadal ha concesso poco o nulla dal 3-0 in poi. Invece è Murray a trovare sùbito il break, proprio come nel primo set. Fa anche meglio, lo scozzese, perché si aggiudica il terzo game, quello che decide il match, trovando un secondo break nonostante un pasticcio a rete che in altri tempi avrebbe probabilmente fatto girare la partita. Ma siamo nel 2015 e Nadal non è più quello di una volta. Nemmeno Murray, del resto, che chiude con una sorprendente facilità i successivi tre turni di servizio che sigillano il 6-3 6-2, il risultato più netto nelle sei vittorie di Murray (in ventuno incontri), tre delle quali sono arrivate in finale. Lo scozzese, che vince il decimo Master 1000 della carriera, diventa così il quarto tennista a vincere una finale sul rosso contro Nadal: gli altri tre sono Federer (Amburgo 2007 e Madrid 2009), Djokovic (Madrid e Roma 2011, Montecarlo 2013 e Roma 2014) e Zeballos (Viña del Mar 2013). Al Roland Garros, forse per la prima volta, bisognerà fare i conti anche con lo scozzese e questa volta non solo per una semplice ragione di classifica. Nadal, impacciato e sempre in difesa, manca il tris di titoli consecutivi che gli avrebbero regalato il trofeo Tiriac, composto da una base d’oro a 18 carati e da 33 diamanti da 0,33 carati. Ma lo spagnolo non avrà certo tempo per pensare ai diamanti che ha perso a Madrid: a Roma lo aspetta un orafo serbo che ultimamente trasforma in oro tutto quello che tocca.