V. Villiams b. K. Siniakova 6-2, 6-2 (di Ferruccio Roberti)
L’ ultima partita in programma nella giornata inaugurale del tabellone principale del singolare femminile proponeva allo sparuto pubblico romano rimasto sulle tribune del Centrale il più classico degli scontri generazionali. Una stella assoluta del nostro sport, come la trentacinquenne Venus Williams, ex numero 1 del mondo, vincitrice di ben 7 slam e degli Internazionali d’Italia nel 1999 affrontava la neodiciannovenne (ieri ha festeggiato il compleanno battendo nell’ ultimo turno delle quali la Mladenovic) Katerina Siniakova, giocatrice ceca in ascesa, attualmente al 69° posto del ranking Wta, conosciuta dagli addetti ai lavori per aver vinto da juniores il Bonfiglio nel 2012.
La sfida parte facendo temere agli organizzatori di dover fare una nottata al Foro: il primo game dura la bellezza di sedici minuti e dieci vantaggi, ma è già lo spartiacque, senza che nessuno lo possa immaginare, del primo set. La ceca infatti, forse demoralizzata dall’ aver fatto tre doppi falli nelle uniche tre palle avute per mantenere il servizio nel game inaugurale, si ritrova in stato confusionale: sull’ 1-4, nel cambio campo, subito dopo aver riperso il servizio con un doppio fallo, le telecamere la colgono piangere. Inevitabile, arriva a breve giro di posta la chiusura del set con il 6-2 in quarantaquattro minuti a favore della Venere nera, che sempre in palla e molto concentrata, mostra di non essere venuta a Roma per fare shopping. L’attuale numero 16 delle classifiche Wta, all’ undicesima partecipazione al Foro italico, sciorina diversi colpi di gran classe, favorita anche dalla sempre più disorientata avversaria e dà un senso al match con una prova che non può non far archiviare in appena mezzora il secondo parziale, col medesimo punteggio di 6-2.
Brutte notizie dunque per Flavia Pennetta: qualora domani dovesse riuscire nel difficile compito di superare l’ucraina Svitolina, anche il secondo turno richiederebbe alla brindisina una prova di altissimo livello per vincere il match. Rimandata infine, ma non bocciata ( alcuni lampi sono stati di classe cristallina) la Siniakova: una volta migliorata la tenuta mentale, potrà provare a scontrarsi con successo anche con le prime giocatrici al mondo.
[13] S.Errani b. D.Hantuchova 6-4 7-6(4) (da Roma, Carlo Carnevale)
Doveva farla muovere, fare il suo gioco, e così è stato: Sara Errani gioca un incontro di grandissima intelligenza e volontà, superando in due combattuti set la slovacca Hantuchova, che una volta di più mette in mostra la sua caratteristica fragilità mentale.
Partita tutt’altro che bella, appesantita da una quantità abnorme di break, e da un primo set con tonnellate di gratuiti: dall’1-1 in avvio, infatti, si susseguono sei giochi consecutivi in favore della giocatrice in risposta, fino al nono game in cui Errani salva altre tre palle break con coraggiose infilate da fondo campo, prima di strappare il 6-4 al successivo turno di battuta della Hantuchova. L’ultimo game del set è con distacco il più bello del match, con Errani che conquista un primo set point con una morbidissima smorzata, vanificata da un comodo dritto in rete a campo aperto: si sviluppa un pregevole braccio di ferro sul filo dei nervi, che culmina con un dritto largo della Hantuchova, per regalare il parziale alla Errani alla terza occasione, dopo 52 minuti di battaglia. Sara governa con il rovescio, molto fluido incrociato, ma stenta quando la Hantuchova fa valere il maggior peso di palla dal lato opposto: le ampie e compassate aperture della splendida slovacca costringono più volte Errani a rimetterla di là in controbalzo, perdendo campo e concedendo numerose opportunità di chiudere al volo.
Hantuchova nel secondo parziale è molto più propositiva, entra con la risposta specialmente verso il lato sinistro della romagnola, e chiude gli scambi in due o tre colpi. Non basta l’intervento di Lozano per evitare alla Errani di sprofondare sul 5-2 e doppio break di ritardo, ma i continui ruggiti e l’incitamento del pubblico (“Ricordati che sei la numero tredici del mondo!” le gridano in marcato accento toscano) scuotono la situazione. Hantuchova spreca un set point a causa dell’eccessiva foga in risposta, strappando un rovescio non impossibile in rete, e si fa rimontare cedendo quattro giochi consecutivi, facendo collezione di non forzati causati dalla ritrovata verve delle geometrie della emiliana. Il tiebreak va quasi stretto alla Errani, che non accusa il minibreak in avvio che la Hantuchova ottiene con una fulminante risposta lungolinea, e anzi conquista i successivi cinque punti, con la slovacca che firma due orrori di seguito, un dritto largo e una volèe da arresto. Il tenerissimo servizio di Errani non le fa pagare dazio, grazie agli altissimi rimbalzi che Sara riesce a disegnare e indirizzare verso il rovescio dell’avversaria; l’ultimo finisce ben oltre la riga di fondo, e Sara può stringere il pugno con lo sguardo fiero indirizzato verso il suo angolo. “Non sono affatto contenta di come ho giocato, ma l’importante era vincere. Adesso sono contenta di avere ancora la possibilità di competere qui a Roma”. Al prossimo turno Errani incontrerà la statunitense McHale, che già nel 2013 la aveva impegnata proprio su questi campi, arrendendosi soltanto al terzo set.
[WC] K. Knapp b. [WC] F. Schiavone 6-4 6-1 (da Roma, Roberto Dell’Olivo)
Un derby inedito al primo turno degli Internazionali d’Italia. Francesca Schiavone (ora numero 81 al mondo) alla diciottesima partecipazione qui a Roma è scesa in campo, nello storico “Pietrangeli”, contro Karin Knapp (51 WTA) alla settima presenza romana, curiosamente sempre come wild card. È un match che tutte e due le italiane sentono particolarmente. Francesca viene da quattro tornei (Indian Wells, Miami, Bogota e Madrid) sempre out al primo turno. Ma a Roma vanta quattro quarti di finale, l’ultimo nel 2011. Karin è reduce invece dai quarti marocchini a Marrakech e vuole cercare di migliorare il suo miglior piazzamento agli Internazionali (semplicemente il secondo turno del 2012).
Si parte subito con break e controbreak, con Knapp per prima al servizio. La chiave del match vede entrambe cercare il rovescio dell’avversaria. Solo che Karin riesce a trovarlo con più regolarità e pressione, spostandosi il più possibile a colpire di dritto. Sul due pari c’è un’occasione per l’ex campionessa del Roland Garros, che non sfrutta però due palle break; una grazie ad un ace ad uscire sul rovescio dell’avversaria, situazione nella quale Schiavone contesta animatamente con l’arbitro, ma senza successo, per l’intera durata del cambio campo. Sul 3-2 Knapp, Schiavone riesce poi a vincere a fatica il proprio turno di servizio, recuperando da 15-40. Sulla parità commette anche due doppi falli, regalando altre due palle break. Alla fine l’altoatesina spreca l’occasione complice un dritto finito lungo. Ma queste sono le prime avvisaglie dell’imminente crollo della Schiavone, cui va dato merito di aver provato almeno a restare aggressiva, senza però riuscire ad essere incisiva come ai tempi d’oro. La pressione della sua avversaria si avverte di più e così il primo set si chiude 6-4 in quasi un’ora di gioco. Proprio col colpo preferito della Knapp: dritto ad uscire sul rovescio di Schiavone. C’è anche il coach della milanese in campo durante la pausa tra primo e secondo set, ma lo schema del match non varia. Knapp domina per lo più gli scambi, raccogliendo la maggior parte dei punti sul rovescio della sua avversaria, che prova qualche variazione, più per disperazione che per convinzione – palle corte di rovescio con racchetta che parte alta e colpo che finisce mestamente in rete. E così, dopo un paio di game ancora lottati, Knapp riesce a prendere il largo, via via più convinta dei propri mezzi. Il game chiave è quello che regala a Knapp il secondo break (3-1). Emblematico l’errore sulla palla break della milanese che, dopo aver condotto bene lo scambio, chiude una palla altissima con uno smash lunghissimo a fondo campo. Punto che segna la resa definitiva di Schiavone. Knapp riesce a gestire il finale del match che chiude con un pesante 6-1, che fa male all’ex regina di Parigi, salutata alla fine dal caloroso applauso del pubblico, accorso numeroso sul Pietrangeli.
H.Watson b. R.Vinci 6-3 6-1 (da Roma, Carlo Carnevale)
Un solo, disperato e purtroppo vano urlo liberatorio, sul dritto vincente che le ha permesso di non chiudere a zero il secondo set: questa la malinconica immagine che resta di Roberta Vinci, sconfitta in due rapidi set da Heather Watson. “Una delle partite più brutte della mia carriera; non entrava nulla, poi le corde non avevano tensione, il sole e l’ombra non mi hanno fatto capire niente”. La britannica si era già imposta sulla Vinci a Hobart a Gennaio, al rientro dopo quattro mesi di stop a causa della mononucleosi; Watson non accusa mai difficoltà a gestire i back di Roberta, che non pungono e anzi spesso si alzano a dismisura. Glaciale Francesco Cinà a bordo campo, che indomito cerca di incitare la sua pupilla a ogni cambio campo, e quasi rischia di essere colpito dalle schegge della maltrattata racchetta di una Vinci in preda ai nervi. 6-3 6-1 senza neanche troppi spunti tecnici, la Watson di fatto non smarrisce mai il pallino del gioco e spinge con tutto il peso del corpo in avanti, da qualsiasi posizione: inutili le grida delle numerose bambine sugli spalti, che vedono la loro Roby trascinarsi svogliata e amareggiata per il campo. Paurosamente dimagrita (“Ho cambiato alimentazione, sto bene e non credo influirà sul mio gioco, anzi mi muovo meglio”), la tarantina non incide con il suo tipico servizio in slice, e finisce per trovarsi investita dalle risposte avversarie; le volte in cui entra nello scambio, troppo spesso perde le misure del campo con il dritto, che finisce sistematicamente out, insieme alle speranze di avanzare nel torneo. Svariati i punti interrogativi, e le si chiede se la separazione da Errani possa costituire un peso tale da distrarla in questo modo: “Ovvio che mi dispiace, ma la decisione l’abbiamo presa insieme. Qui sono in tabellone con Karin Knapp, vedremo come ci comporteremo, anche se sarà una sensazione particolare dopo tutti questi anni con Sara al mio fianco”. La Watson affronterà presumibilmente la Suarez-Navarro, che sarà impegnata contro la desaparecida Mona Barthel.
[9] A. Kerber b. A. Cornet 6-2 6-3 (di Riccardo Urbani)
Una partita in teoria di spessore, in questo primo turno romano, si rivela in realtà una passeggiata per Angelique Kerber, testa di serie numero 9 del torneo, contro una Cornet che naufraga senza rimedio in balia di un numero di gratuiti spropositato. Si parte con tre break consecutivi, ma sul 3-2 la tedesca allunga senza fatica e chiude con facilità un 6-2 costellato da ben 17 errori non forzati della francese che spinge senza costrutto e, cosa ancor più grave, perdendo spesso il controllo della palla. La mancina di Brema si limita a difendere con ordine, anche se qua e là si scorge una maggiore tendenza propositiva rispetto al passato.
Il secondo set prosegue col medesimo andamento: avanti subito di un break, Kerber conserva il rassicurante vantaggio fino al 5-3, quando strappa l’ultimo servizio a zero ad una rivale, ormai in confusione, che sparacchia contro i teloni del fondocampo. Alla fine i gratuiti sono 37, un fardello che rende impossibile qualsiasi match. La nizzarda Alize non sembra conoscere l’attesa né alcun tipo di interlocuzione, ma quest’oggi i colpi fuori giri hanno sovrastato i vincenti. Un cinico dato statistico che la condanna. Quanto ad Angelique, il ritorno al vecchio maestro sembra averla rigenerata, il suo tennis tignoso pare funzionare e le sue difese mostrano una rassicurante solidità. Insomma la risalita continua, tanto che una Kerber su questi livelli non può non suscitare qualche apprensione nelle rivali, soprattutto in questa parte del tabellone che si preannuncia davvero difficile.
S. Lisicki b. S. Stephens 6-4 6-1 (di Diego Serra)
La finalista di Wimbledon 2013 vince in due set sulla Stephens in poco più di un’ora. D’accordo che la terra non è il suo elemento naturale, come dimostrano le cinque vittorie WTA sul veloce, ma Sabine Lisicki è pur sempre “bum bum bine” e la resistenza della tennista americana, numero 40 del mondo, poco ha potuto.
Parte bene la Stephens nel primo set, strappa il servizio alla rivale, lo riperde in un interminabile secondo game, ma fa un altro break nel quinto game, sfruttando la prima palla ai vantaggi. Sul 4 a 1 statunitense si scatena però la furia di Sabine da fondo, tre palle break nel sesto game, di cui l’ultima fatale alla giocatrice della Florida. Nuovo break nell’ottavo game e definitivo sorpasso nel decimo e ultimo gioco. 6 a 4 il finale di set.
Più lineare il secondo set, o almeno più da pronostico. Break della Lisicki al quarto e sesto game, scambi veloci che non lasciano scampo alla giocatrice americana. Si chiude nell’ultimo game con il terzo match point a favore della Lisicki, che chiude l’incontro. Ora nei sedicesimi la Bacsinszky.
Le altre partite
Ha provato a resistere quanto ha potuto la giovane Nastassya Burnett che ha impegnato a fondo la numero 62 Magdalena Rybarikova. Non si sono certo viste le 650 e passa posizioni di differenza (l’italiana è numero 741 ma è stata tormentata dagli infortuni), anzi Nastassja è sembrata essere sul punto di rovesciare il mach, quando si è issata fino al tiebreak del secondo set. C’è da sperare che la 23enne romana sappia trarre le giuste motivazioni da questo incontro giocato alla pari.
Non si può parlare di clamorosa sorpresa ma certo non era scontato che la Bacsinszsky travolgesse Karolina Pliskova. Invece la ceca ha resistito giusto un set, il primo, quando sul 4 a 3 è riuscita a strappare il servizio a Timea. Poi non ha più fatto un game anche se il punteggio è un po’ bugiardo, visto che Karolina è arrrivata ai vantaggi in 4 game su 6. Più scontata la vittoria di Zarina Dyias che dopo un primo set combattuto ha preso il largo contro la Pironkova. Per lei adesso una Bouchard che sembra in crisi, e la kazakha non è la cliente ideale per riprendersi. Il derby statunitense delle Madison è andato secondo pronostico e la Keys si è imposta abbastanza facilmente sulla Brengle. L’altro derby stelle e striscie è stato appannaggio della Riske. Sembra invece in una fase di involuzione Barbora Strycova, sconfitta dalla qualificata Mchale.
Risultati:
A. Pavlyuchenkova b. S. Stosur 6-4 7-5
Z. Dyias b. T. Pirankova 7-5 6-1
[15] M. Keys b. M. Brengle 6-2 6-4
T. Bacsinszky b. [11] K. Pliskova 6-4 6-0
[13] S. Errani b. D. Hantuchova 6-4 7-6(4)
[WC] K. Knapp b. [WC] F. Schiavone 6-4 6-1
S. Lisicki b. S. Stephens 6-4 6-1
[Q] C. Mchale b. B. Strycova 7-6(5) 6-1
A. Riske b. V. Lepchenko 6-4 6-3
[9] A. Kerber b. A. Cornet 6-2 6-3
M. Rybarikova b. [WC] N. Burnett 6-3 7-6(5)
H. Watson b. Vinci 6-3 6-1
[14] V. Williams b. [Q] K. Siniakova 6-2 6-2