[2] R. Federer b. P. Cuevas 7-6 (3) 6-4 (da Roma, Claudio Giuliani)
Finalmente è Roger Federer. Dopo che la sua partecipazione è stata in dubbio fino all’ultimo, alla fine Roma abbraccia il campione svizzero, uno dei più amati nella Capitale dove, purtroppo, non ha mai vinto (finali nel 2003, 2006 e 2013). Per il suo debutto si riempie il centrale per la prima volta in settimana. Quando è ora dell’aperitivo si parte. La folla inizia ad applaudire ogni sua giocata, e va in apprensione per ogni minimo pericolo. Appena va sotto 15-30 su un turno di battuta e Cuevas butta sul nastro un passante che lo avrebbe portato a due palle break, la folla si rianima per lo spavento sfiorato. I game scorrono copiosi, senza che succeda nulla di rilevante. Lo svizzero mette a segno un paio di lungo linea di rovescio in anticipo e arriva a palla break sul 4-3 in suo favore. Poi cicca il rovescio e Cuevas aggancia sul 4-4. Per la prima di RF ci sono anche Pietrangeli, Pericoli e Binaghi in tribuna. Intanto Roger sale 5-4 e Cuevas lo insegue, per nulla intimorito. Si arriva quindi al tiebreak, dove Roger recupera il minibreak di svantaggio grazie a una smorzata seguita da un passante sul recupero di Cuevas. Poi si invola sul 4 a 1 e sul 6-3, chiudendo 7-3 con un diritto in chop di diritto in recupero disperato che finisce magicamente sulla linea. Sono passati 45 minuti e la sensazione è che la partita sia già finita.
Difatti, nel primo gioco del secondo set ci sono subito due palle break per Federer. Cuevas comunque recupera e sale 1-0. Federer prende un warning sull’1 a 1 perché, dopo aver fallito una facile stop volley a punto praticamente finito, scaglia in tribuna la pallina, ritornata nella sua metà campo dopo aver colpito il nastro. Federer va poi sul 2 a 2 con una magia e subito dopo allunga sul 3 a 2 prendendo un break di vantaggio. E comincia a dare spettacolo. Arrivano il classico diritto su palla morta a spiazzare l’avversario, come quando il rigorista aspetta il portiere che si tuffa, o la smorzata fintata di rovescio che si tramuta in un back lungo, con Cuevas che corre in avanti, il tutto per far sorridere i suoi fan. Praticamente tutti quelli seduti sul Centrale. Che intanto si è riempito, perché questa di Federer è un po’ la prima della Scala. Si chiacchiera con il compagno in relax mentre Roger si avvia a concludere la partita senza concedere nulla. Quando il cronometro segna un’ora e mezza di gioco e la tribuna centrale è piena degli ospiti-sponsor è tempo di chiudere perché lo stomaco langue. Roger mette a segno l’ultimo punto spettacolare della partita, sono le nove e il cronometro segna 1 ora e 21 minuti sul display. Tutti possono andare a cena. Contenti.
Dirà poi Federer in conferenza stampa: “Prendo confidenza da un match del genere. Su Rafa? Lui ha giocato bene queste ultime due settimane e qualunque cosa succeda qui al Roland Garros sarà un’altra storia. E li si gioca tre su cinque. Se preferirei vincere Roma o il Roland Garros? Il Roland Garros direi“.
[4] R. Nadal b. [Q] M. Ilhan 6-2 6-0 (da Roma, Carlo Carnevale)
L’esordio ideale per allontanare gli spettri di una condizione non entusiasmante, sebbene servirà ovviamente un test ben più probante per entrare in ritmo: autentica mattanza sul Centrale, che ricorda i punteggi ai quali Nadal abituava il pubblico quando all’apice del suo dominio su terra battuta. “L’ho detto prima del torneo, sento di stare bene, a Madrid ho giocato bene. Sono contento di come ho iniziato il torneo”. Poco può farci Marsel Ilhan, 87 del ranking, che incamera la miseria di due soli giochi prima di percorrere all’inverso il corridoio tra spogliatoi e campo; il turco cerca di basare il proprio gioco su un servizio discreto e un dritto quanto mai costruito (particolarissimo il movimento di preparazione, con la testa della racchetta che sfiora il suo orecchio destro), ma soffoca al cospetto della pressione continua di un Nadal comunque non perfetto, spesso falloso in lunghezza. Il primo break arriva al terzo gioco, e sul 5-1 lo spagnolo manca quattro set point, senza riuscire ad appesantire il punteggio. Splendidi alcuni passanti in corsa di dritto di Nadal, con la tipica curva a rientrare, sottolineati da contenuti pugnetti quasi testimoni della sua superiorità a tratti imbarazzante: il secondo parziale è un sonoro bagel che lascia spazio a pochi commenti se non all’entusiasmo di un pubblico sempre presente e partecipativo. Scivolato fuori dalla top 5 per la prima volta dopo più di cinquecento settimane, il maiorchino affronterà adesso lo statunitense John Isner, vittorioso su Leo Mayer, e con il quale ha già recentemente sofferto (vittoria in tre set a Montecarlo il mese scorso): “John è sempre difficile da battere, il suo servizio è sempre costante, il suo dritto anche. Sarà dura, Montecarlo lo ha dimostrato”.
[3] A. Murray b. J. Chardy 6-4 6-3 (Diego Serra)
Esordio senza grandi problemi per il vincitore di Madrid, e vittoria in due set sul francese Chardy. Il discontinuo transalpino a dire il vero una bella occasione per mettere pepe sul match l’ha avuta, nel sesto game del primo set, con due palle break non sfruttate. Murray sembrava ancora in albergo a disfare le valigie o a Madrid a festeggiare la vittoria. Per poco, purtroppo per il francese tradito dal solito rovescio ballerino. Poi Murray è entrato in campo in tutti i sensi, piedi dentro il rettangolo e partita raddrizzata. Break scozzese nel settimo game e set chiuso per 6 a 4. Secondo set senza storia sotto il bel sole di Roma. Break nel quinto game, dopo che Chardy aveva risposto a due palle break. Per il francese è ormai un totale ciondolare testa e braccia, Murray non si ferma più e chiude 6 a 3, dopo il secondo break. Se siano i nuovi preparatori atletici, di cui Murray ha tessuto le lodi dopo Madrid, se sia la lontananza da Lendl o le nozze non sappiamo, ma Murray sarà protagonista anche sulla terra romana.
[5] K.Nishikori b. J.Vesely 7-6(3) 7-5 (da Roma, Carlo Carnevale)
Costretto agli straordinari per chiudere in due set, Kei Nishikori ha la meglio su un ottimo Jiri Vesely: il giovane ceco esprime un gioco poco vario ma di grandissima efficacia, sopratutto nel primo set, e regala diverse soluzioni di qualità eccelsa, ma cede sul più bello con errori banali in ciascun parziale. In avvio Nishikori è un’ombra, racimola gratuiti in continuazione e non riesce ad arginare il potente servizio mancino dell’avversario, che conquista la metà dei suoi punti con il secondo colpo, per lo più di dritto: Vesely arriva a servire per il primo set sul 5-3, con altre due occasioni sprecate per il doppio break, e non approfitta di un set point che Nishikori gli annulla giocando con i piedi ad un palmo dalla riga di fondo. Controbreak e parziale che approda al tiebreak, a mani basse i dieci minuti più divertenti dell’incontro: Vesely apre conquistando un minibreak con un lob in demivolèe di rovescio che manderebbe in crash Youtube, poi commette doppio fallo e spara largo un rovescio per il 2-1 e servizio Nishikori. Nel punto successivo il giapponese serve in fuori, scambia comandando con entrambi i colpi di sbarramento e dipinge un dropshot che sembra definitivo, sul quale però Vesely arriva in spaccata e incrocia con il dritto per il pareggio; è tuttavia l’ultimo sussulto del ceco, che otterrà un solo altro misero punto, cedendo il tiebreak per 7-3. Nishikori diventa il quinto giocatore a ottenere almeno trenta vittorie in stagione (dopo Murray, Djokovic, Ferrer e Berdych), e ci riesce grazie ad un secondo set in cui ritrova la verve tradizionale da fondo, pressa con un ben più brillante rovescio e all’ultimo guizzo sorprende Vesely con il break che gli permete di andare a servire sul 6-5 in proprio favore nel secondo parziale; una palla break annullata nel game successivo e incontro sigillato al terzo matchpoint.
D. Goffin b. [13] J. W. Tsonga 6-2 4-6 7-5 (Raffaello Esposito)
Condizioni climatiche ideali sul Pietrangeli per l’incontro di secondo turno che oppone la potenza di “Alì” Tsonga al braccio fatato di David Goffin. Il francese dovrà realmente volare come una farfalla e pungere come un’ape per venire a capo del ventiquattrenne belga che ha recentemente costretto al terzo Nishikori a Madrid e sembra aver tratto profitto dagli allenamenti con Re Roger a Dubai. Tsonga è rientrato da poco nel circuito dopo aver smaltito l’infiammazione al braccio destro che lo costrinse al forfait dopo il primo singolare della finale di Davis. Precedenti su tutte le superfici per i contendenti con Jo-Wilfried che conduce tre a uno e ha vinto in due set l’unico scontro sul rosso a Montecarlo 2015. Tsonga vince il sorteggio e serve per primo ma già nel terzo game Goffin aggredisce la sua seconda e salendo bene sopra la palla vola sullo 0-40 e brekka alla terza occasione grazie ad un dritto a mezza rete dell’avversario. Il belga si mostra autoritario al servizio e conferma il vantaggio: ora il set si deciderà sui suoi turni di battuta. Tsonga è fuori palla, gioca tre metri dietro la riga e commette errori banali, lasciando a David il comando del gioco che il belga conduce da par suo colpendo quasi piatto e spostando l’avversario da una parte all’altra del campo. Il francese cerca qualche improbabile palla corta per variare ma la scelta non ha esito; del resto, come diceva il grande Pancho Segura “Chi fa troppe smorzate è confuso tatticamente”. Goffin è padrone del Pietrangeli e disegna il campo per poi attaccare in contro-tempo e chiudere a campo aperto. Giocando alla grande strappa ancora la battuta ad Alì e chiude il set al servizio con un facile sei due. In apertura di secondo parziale Il francese tiene il suo turno di battuta a zero e nel game successivo ha una palla break sul 30-40 che David annulla con un vincente di dritto lungolinea; due ennesimi errori vanificano tutto e il belga pareggia a uno. Tsonga è sempre troppo falloso, la sua palla passa molto alta sopra la rete e non fa male. In queste condizioni Goffin potrebbe continuare a gestire al meglio gli scambi ma si distrae, va sotto 15-40 con un doppio fallo nel quarto game e cede per la prima volta la battuta riaprendo il match. Il francese è un giocatore emozionale, si carica e di punto in bianco comincia a colpire vincenti a tutto spiano scappando sul quattro uno col servizio. Sembra in pieno controllo ma il tennis l’ha inventato il diavolo e così al nono gioco Tsonga si presenta al servizio per chiudere il set ma lo perde rimettendo in equilibrio il parziale con due imperdonabili errori. Goffin però ha la gran colpa di restituire subito il regalo cedendo battuta e set nel game successivo: si va al terzo. Il parziale decisivo è degno di Freud. I due contendenti sono tesi e concedono palle break quasi in ogni turno dei rispettivi servizi. Tsonga è il primo ad avvantaggiarsi brekkando all’ottavo gioco e presentandosi alla battuta per chiudere il match; il francese manca un match point, cede il game e nel successivo col belga al servizio scappa sul 15-40 ma manca anche queste occasioni trovandosi di colpo sul cinque pari invece che sul lettino del massaggiatore. In piena crisi esistenziale Jo-Wilfried cede ancora la battuta e stavolta è Goffin a servire per chiudere la partita. Il belga raccoglie le ultime energie psicofisiche e riesce a difendere il proprio turno e vincere. Goffin avrà un terzo turno durissimo contro Murray che eliminando oggi Chardy ha infilato la decima vittoria consecutiva sul rosso in questa stagione.
G.Garcia-Lopez b. [Q] A.Dolgopolov 6-4 6-3 (da Roma, Carlo Carnevale)
D. Thiem b. [12] G. Simon 7-6(5) 2-0 ret. (Riccardo Urbani)
Un’improvvisa quanto maledetta contrattura al collo rovina uno spettacolo davvero godibile in questo secondo turno del torneo romano. Si fronteggiano due giocatori dal tennis anomalo rispetto alle tendenze contemporanee: il francese, testa di serie numero 12, estraneo a qualsiasi forma di potenza, ma capace di colpi piatti che sanno sfruttare la forza altrui, il giovane Thiem con il suo tennis classico, delizioso e oltremodo vario sa come divertire il pubblico con ripetuti cambi di ritmo. Gli scambi appaiono subito di buon livello, le traiettorie mai banali, con l’austriaco a regalare anche qualche chop di dritto, anacronistica soluzione in via di estinzione. Sul 2-2 il break di Dominic è subito seguito da un controbreak e lo stesso avviene sul 5-5, complice una percentuale di prime sotto il 50% per entrambi. Si giunge così al tie break: Simon va in vantaggio fino al 5-3, sembra in controllo ma spreca un dritto non da lui, rimette in corsa l’austriaco che dimostra di non tremare nei punti importanti e chiude al primo set point. Sembra l’antipasto di un qualcosa di seriamente avvincente, ma, dopo il primo gioco della ripresa, il mite Gilles chiede l’intervento del fisioterapista per un fastidio al collo procuratosi in uno degli ultimi colpi bimani. Prova anche a giocare un nuovo game ma il servizio e gli spostamenti laterali risultano palesemente impacciati. Impossibile continuare, meglio chiudere qui. È il racconto di un’incompiuta, ma negli occhi resta l’immagine del talento di Dominic Thiem: se impara a fare mezzo passo in avanti e se aggiusta quel meraviglioso rovescio lungolinea, ci sarà modo di divertirsi.
V. Troicki b. [11] F. Lopez 6-7(2) 6-4 6-3 (Francesco Scurci)
Mentre il Foro è in trepidazione per l’imminente esordio di Re Roger e per la prestigiosa vittoria di Fognini contro Dimitrov, va in scena sul Grand Stand il match fra Feliciano Lopez, testa di serie nr. 11 del tabellone e il serbo Victor Troicki. Partita sulla carta molto incerta vista la scarsa attitudine di entrambi alla superficie e che si conferma infatti combattuta sin dall’inizio; un break per parte nel primo parziale che vede il suo naturale epilogo al tie break (il serbo ne aveva giocati ben 3 nel match vinto contro Tomic) dove è Feliciano a dominare chiudendo 7 punti a 2. Nel secondo set è lo spagnolo ad avere le chance di chiudere il match con Troicki che annulla ben 4 palle break; sul 5-4 Troicki però Feliciano, per nulla aiutato dal servizio oggi ( solo il 53% di prime ed 11 ace, 5 in meno del suo avversario) subisce il break consegnando il secondo set al serbo che strappa la battuta al suo avversario alla prima chance. All’inizio del set decisivo Lopez finisce probabilmente la benzina perdendo nuovamente la battuta e con un parziale decisivo di 5 giochi consecutivi a cavallo fra il secondo ed il terzo parziale, Troicki porta a casa una bella vittoria contro un giocatore che, seppur non adatto a questi campi, è sempre difficile da affrontare. Troverà ad attenderlo nel match di ottavi di finale il giapponese Kei Nishikori, testa di serie nr. 5.
Risultati:
G. Garcia-Lopez b. [Q] A. Dolgopolov 6-4 6-3
[16] J. Isner b. L. Mayer 7-6(6) 6-4
[3] A. Murray b. J. Chardy 6-4 6-3
[5] K. Nishikori b. J. Vesely 7-6(3) 7-5
[4] R. Nadal b. [Q] M. Ilhan 6-2 6-0
D. Thiem b. [12] G. Simon 7-6 2-0 rit.
[Q] T. Bellucci b. [14] R. Bautista Agut 1-6 6-1 6-4
F. Fognini b. [10] G. Dimitrov 7-6(9) 4-6 6-0
D. Goffin b. J.W. Tsonga 6-2 4-6 7-5
V. Troicki b. [11] F. Lopez 6-7(2) 6-4 6-3
[2] R. Federer b. P. Cuevas 7-6 (3) 6-4