Una delle grandi novità degli Internazionali d’Italia 2015 è la Players lounge, l’area relax dei giocatori. Invece di adattare i soliti spazi moderni, l’organizzazione del torneo ha pensato bene di recuperare quella che è nota come Casa delle armi, uno degli edifici che compongono il complesso del Foro Italico di Roma. Progettato dall’architetto Luigi Moretti nel 1934 come Casa del Balilla sperimentale, e completato nel 1936, l’edificio fu assegnato alla disciplina della scherma, assumendo la denominazione di Casa delle Armi. Ma questo locale è anche noto a Roma come “aula bunker”. Infatti, nel 1981, questo edificio in disuso viene scelto per essere trasformato nell’aula bunker del tribunale di Roma. Successivamente, tra il 1982 e il 1984, questi locali ospiteranno il cosiddetto processo del 7 aprile, data dell’arresto (nel 1979) di decine di militanti dell’autonomia operaia accusati di insurrezione armata ai danni dello stato. Questi spazi vengono poi colpevolmente abbandonati, in attesa che qualcuno torni ad interessarsene. Passano decenni, e finalmente è il tennis a reclamare l’imponente struttura, che di fronte ha una lunga vasca e un mosaico prospiciente il campo centrale che nel frattempo vi è stato costruito vicino. La sala della scherma rivive e la Federazione la usa per la conferenza stampa di presentazione degli Internazionali d’Italia 2014. Quest’anno la novità: la trasformazione di questo spazio a villaggio ospitalità per i giocatori, per quella che nel circuito è nota come Players lounge.
La Casa delle Armi è posta esattamente di fronte l’altro edificio dalla facciata bianca che ospita la sala stampa, l’ex ostello della gioventù, e la direzione comunicazione del torneo. Si sale su una scala di metallo, che sale vorticosamente per l’accesso ai desk. Dal pianerottolo si guarda la Players Lounge, e lo struscio sul viale del centrale che è pavimentato in marmo solamente in corrispondenza dello stadio Pietrangeli, con la tribuna del Centrale che dà sul quartiere Prati. Di fronte la facciata in marmo di Carrata della Casa delle Armi sono stati ricavati tre campi di mini tennis, adagiati sul prato dall’erba ad altezza Wimbledon. Per i giocatori il tragitto è breve: si apre una porta, si cammina nel piccolo viale protetto da alberi in vaso per consentire la privacy, e si è sul campo a fare felici i tanti ragazzini del Kids Village.
Noi siamo andati a farci un giro dentro questo spazio riallocato, dopo che per giorni guardavamo il giardino all’aperto dove giocatori e compagne si adagiavano su comode sdraio in legno con sopra dei cuscini bianco candido a prendere il sole romano, che da est passava a ovest sopra le loro teste senza trovare ostacoli nel favorire la tintarella. Andiamo che è quasi sera, quando da fuori, dal viale, i larghissimi buchi di questo enorme mattone di marmo, che sono le finestre, emanano luce attraverso le ampie vetrate. Superiamo la security e apriamo la porta principale, lasciando che lo sguardo si perda nell’enorme sala, lunga 45 metri e larga 25.
Le zone relax sono le prime che ci saltano all’occhio. Sul lato lungo della sala, in corrispondenza delle vetrate verso il centro del Foro Italico, c’è un gradino enorme, in legno, sul quale sono adagiati degli enormi cuscini rossi. Ci si siede lì e si ascolta musica o si telefona, defilati dal centro della sala dove ci sono altre zone per rilassarsi. Divani e tavolini bassi prendono il centro del complesso, tutto pavimentato con un caldo legno marrone scuro. E quindi puoi vedere un giocatore che fa mangiare il piccolo figlio, di neanche un anno di vita, che poggia precariamente le sue piccole braccia sul tavolo basso. O altri due bambini, che giocano a ping pong sul tavolo posto all’angolo della sala. Vicino questi divani, rigorosamente bianchi, in quella che sembra essere la zona più viva della sala, c’è l’angolo parrucchiere di fama Tessier, dove è possibile acconciarsi i capelli, o la barba – ma nessuno ce l’ha lunga nel circuito: perché? – e due postazioni dove giocare a un gioco con le macchine, presumibilmente, con tanto di volante e pedaliera.
Un separé divide questa prima parte della sala dalla zona ristorante. Il catering è di Eataly, e quindi la qualità è garantita. Il tracciato sul quale far scorrere il vassoio da riempire delle prelibatezze percorre una immaginaria “L”, ad angolo verso la zona che dà su viale dei Gladiatori. Il logo dell’azienda di Oscar Farinetti campeggia in alto ma è sobrio, colorato di un rosso tenue, come a non voler violare la sacralità del bianco imperante. Ci sono i tavoli, bianchi, dove ad esempio puoi trovare Ivan Ljubicic che fa l’aperitivo in dolce compagnia. O adolescenti che allungano l’orario della merenda approfittando del cibo sempre a disposizione. Ci sono poi tre frigoriferi posti nel lato più buio della sala, che ospitano praticamente tutto quello che vi verrebbe voglia di bere.
Non c’è musica in sala, solo un discreto vociare che sale fin su alla loggia della Casa delle Armi, un balcone che si allunga sul lato e dal quale si può avere la visuale sul piano sottostante, per intero. Un bell’ambiente, quindi, dove riposarsi e attendere senza troppi pensieri il momento di scendere in campo o di allenarsi. Magari qualche altro torneo avrà spazi ancora migliori e più confortevoli, ma volete mettere con l’eleganza del marmo che trasuda storia? D’altronde siamo a Roma, non a Madrid.