[2] R.Federer b. [8] S.Wawrinka 6-4 6-2 (da Roma, Claudio Giuliani)
Ignazio Marino dovrebbe dare la cittadinanza oronaria a Nick Kyrgios, vincitore su Roger Federer nel primo turno del torneo di Madrid. È solamente grazie all’australiano se domani il torneo di Roma avrà di fronte il numero uno e il numero due del mondo, Djokovic contro Federer, nel loro incontro numero 39.
Quando sono le otto in punto Stan entra in campo e partono gli applausi del centrale che va popolandosi alla spicciolata. Entra Roger, e gli applausi diventano un’ovazione. È così anche a Roma perché già nel pomeriggio chiunque avesse al collo un pass veniva bombardato di richieste di accesso al campo 5, dove Federer si stava allenando indisturbato. E al suggerimento “però potreste vedere Wawrinka sul campo 7 (accessibile a tutti ndR)”, si aveva in risposta: “Eh ho capito ma lui è Federer“.
Arbitra Lahyani: uno spettacolo nello spettacolo. Si parte con Wawrinka centratissimo, e dal diritto pesante: è 3-0 per lui in 7 minuti, 14 punti a 4. Roger però comincia a servire bene e fa giocare qualche palla difficile a Stan. Aggancia l’amico sul 3 a 3: il pubblico torna a respirare. Ora c’è partita, ma servirebbe un campo decente visto che Federer sembra non voler rischiare torsioni del piede inseguendo i contropiede, specie dopo le parole di Djokovic di oggi. Stan sbaglia qualcosa e Federer non sbaglia più nulla. Conquista quindi il break sul 4 a 4, approfittando di alcuni errori banali di Stan e suggellando l’ultimo punto del game con una risposta vincente di rovescio che fa fare “ohhhh” al pubblico. Il servizio funziona benissimo (due punti ceduti in tre turni al servizio fin qui dopo il primo break) e Roger chiude 6-4 in 34 minuti.
Roger Federer riparte nel secondo set sullo stesso livello degli primo. Strappa il servizio a zero sull’1 a 1. Stan sbaglia di tutto e Federer concede ancora di più allo spettacolo. Roger strappa ancora una volta il servizio a zero a Stan e in dieci minuti sale 4 a 1, 16 punti a 6. Stan è nervoso, cerca la sagoma di Federer su un recupero sotto rete (e manco la trova: cicca anche questa).Dalle tribune arriva qualche fischio sul 5 a 1 Federer: i biglietti sono cari e di spettacolo ce n’è stato poco. Federer chiude 6-2 in 54 minuti.
Federer centra quindi la sua quarta finale a Roma, dove non ha mai vinto, mentre Djokovic è alla sesta finale e cerca la quarta vittoria qui a Roma. Lo svizzero guida gli scontri diretti con Djokovic per 20 a 18. Quest’anno il serbo ha battuto Federer a Indian Wells, mentre Federer ha vinto la gara di Dubai. L’ultimo match sulla terra battuta risale a Montecarlo 2014, dove Federer si impose in due set.
Dirà poi Federer in conferenza stampa: “Di sicuro ho le mie chance di vittoria. Con Novak e Rafael sono situazioni differenti sulla terra. Con Nole poi ho già giocato due volte qui a Roma, credo sempre in semifinale, una di giorno e una di notte (2012 e 2009: vinse sempre Djokovic ndR). Lui sulla terra non è come Nadal.
Sul fatto che mi manca il torneo di Roma? Mi piace vincere titoli, non faccio molto caso al fatto che a Roma non ho mai vinto. Quanto è messo male il campo? Il problema è che abbiamo paura di muoverci , spero che faranno tutto per renderlo un buon campo, per la finale di domani, anche perché sanno quali sono le zone più usate, come si evidenzia anche sull’erba. Spero sia sistemato per domani ma anche se non ce la facessero faremo in modo di superare questo problema.
Sono stato molto felice di come ho giocato perché sono riuscito a imporre il mio gioco”.
Wawrinka invece: “Ho iniziato bene poi sono calato e contro Roger non puoi permettertelo. Non posso paragonare Djokovic e Federer. Vedremo alla fine dell’anno chi avrà vinto più titoli“.
[1] N. Djokovic b [7] D. Ferrer 6-4 6-4 (da Roma, Carlo Carnevale)
E’ giusto che fiocchino gli elogi, per la tenacia, la grinta e la dedizione che Ferrer notoriamente profonde in ogni secondo di permanenza sul terreno di gioco, che sia allenamento o partita: è giusto che ci si stupisca quando non viene annunciata una sua conferenza stampa se non al sabato, così come quando nessuno richiede sue interviste in privato. Una volta di più però, la sua resa al cospetto di un buon Djokovic certifica come oltre un certo livello lo spagnolo non può arrivare: basta un break in ciascun set a Nole, per aggiudicarsi un posto nella sua trentatreesima finale in un Masters 1000 in carriera.
Cielo minaccioso a dir poco sul Centrale, Djokovic toglie il pigiama solo nel terzo game, ma tanto basta per strappare il servizio: un doppio fallo di Ferrer si aggiunge ad un gratuito di dritto causato da una splendida difesa in back del serbo, che con il dritto mantiene saldamente tra le mani le redini della contesa. Ferrer combatte come suo solito, fa il suo dovere da impiegato ma può solo scuotere la testa di fronte alla varietà dei colpi di Djokovic, che strappa applausi al nutritissimo pubblico capitolino con più ripetizioni dello schema dropshot-lob (“A Montecarlo qualcuno mi disse che il dropshot funziona solo il 23% delle volte, ma quando serve lo gioco sempre con fiducia”); sul 5-3 Nole serve per il primo parziale, trema inaspettatamente e concede una palla break ad un volenteroso Ferrer, che era andato a raccogliere al volo i frutti di un bellissimo attacco di dritto a uscire: il valenciano, con lo stesso colpo, manda lungo con i piedi in mezzo al campo nel punto successivo, poi subisce la furia al servizio di Djokovic che inordine sparso firma due ace e due servizi vincenti per chiudere 6-4 il primo set, dopo tre quarti d’ora.
Nel box del serbo si scorge un assonnato Marko, fratello più giovane di Novak, oltre ai soliti Vajda e Becker, che applaudono sommessamente dopo ogni quindici; sugli spalti anche Francesco Ricci Bitti, presidente della ITF, due file dietro a Christian Vieri. Djokovic prenota la possibilità di aggiungere il quarto trofeo romano alla sua già copiosa cristalleria (ha vinto nel 2008 contro Wawrinka e nel 2011 e 2014 su Nadal, mentre sempre contro lo spagnolo ha perso le finali del 2009 e 2012).
“Senz’altro il mio miglior match dall’inizio del torneo, penso di poter giocare ancora meglio domani“, conferma il serbo nel postpartita, “oggi sono stato costante e concentrato, e non mi sono mai innervosito”.
Nel secondo set Ferrer aumenta i decibel e i giri delle gambe, tiene meglio da fondo campo seppur limitandosi ad un mero gioco di rimesso con il rovescio, ma si guadagna una palla break per salire 4-2, sulla quale Djokovic inchioda un dritto vincente per sedare le velleità dello spagnolo; il serbo cambia scarpe e mangia frutta ai cambi di campo, si lamenta delle condizioni del terreno (“L’anno scorso era molto meglio, oggi c’erano delle vere e proprie buche”), trovando la soluzione del rebus nel finale di set. Aggressivo in risposta sul 4-4, Djokovic forza Ferrer fino ad un gratuito di dritto in rete per una palla break, convertita quando lo spagnolo in scivolata non riesce a ricamare una controsmorzata, che termina in corridoio. A 15 il gioco successivo, per mettere in ghiaccio l’incontro, manifestando peraltro un’esultanza quanto mai contenuta; nono successo consecutivo di Djokovic su Ferrer (dodicesimo contando anche le ricche esibizioni di Abu Dhabi) e diciottesimo complessivo, con l’ultima vittoria dell’iberico giunta al round robin del Masters di Londra del 2011, quando Nole era però già ampiamente qualificato.
Senz’altro svizzero l’avversario che in finale affronterà il serbo, che è in vantaggio per 17-3 contro Wawrinka (il quale ha però vinto il celebre quarto di finale agli Australian Open 2014, poi vinti dall’elvetico) ed è invece sotto per 18-20 contro Federer, che quest’anno lo ha già sconfitto in finale a Dubai, perdendo invece a Indian Wells.
Risultati:
[1] N. Djokovic b [7] D. Ferrer 6-4 6-4
[2] R. Federer b [8] S. Wawrinka 6-4 6-2