Si potrebbe partire dalla solite frasi per descrivere la finale della 72esima edizione degli Internazionali d’Italia al Foro Italico: “la migliore possibile”, “la Grande Sfida” d’altronde quando ci sono in campo i primi 2 giocatori del mondo tra l’altro due di grosso calibro come Novak Djokovic e Roger Federer, è normale che ciò accada specialmente dal momento che uno dei due festeggerà oggi il 24° titolo Masters 1000 della carriera.
Si potrebbe cercare di spiegarla coi partendo dai precedenti che sono 38 e terribilmente equilibrati (20-18 Federer) ma anche in questo caso si finirebbe nell’ovvio. Non ci vuole molto infatti per capire che il campione serbo parta col vantaggio del pronostico avendo perso solo 2 partite nel 2015 ma soprattutto avendo vinto tutti i tornei che contano fin qui nel 2015, lo Slam in Australia e i primi 3 Masters della stagione. Il quarto quello di Madrid non l’ha vinto solo perché ha deciso di non giocarlo. Ha vinto dunque le ultime 21 partite disputate.
Dall’altra parte c’è un fenomeno di longevità e non solo di quella, capace quasi a 34 anni di tornare in finale in un torneo importante sulla superficie teoricamente meno adatta alle sue caratteristiche specialmente a questa età. Roger Federer le ha perse le tre precedenti giocate al Foro Italico ed è incredibile pensare che siano passati 12 anni dalla prima, persa in modo inopinato contro lo spagnolo Felix Mantilla per 3 set a 0, quando non aveva ancora scritto nemmeno una pagina del romanzo leggendario che sarebbe diventata la sua carriera. Stavolta almeno non avrà dall’altra parte della rete la sua nemesi Rafael Nadal con cui ha perso le due successive, una con match-point a favore nel 2006 finita al tie-break del quinto set.
Il problema è che Djokovic in questo torneo ha numeri di lusso: quella di oggi è la sesta finale in carriera e l’unico motivo per cui ne ha vinte “solo” 3 è lo stesso per cui Federer non ha mai vinto: la presenza del giocatore di Manacor dall’altra parte della rete.
Ci troviamo dunque di fronte a una situazione classica della letteratura, dello sport, della vita: la battaglia tra la logica dei fatti e del tempo che pongono questa finale saldamente nelle mani di Nole e il sentimento, ovvero la voglia di quasi tutti gli appassionati di veder finalmente trionfare il vecchio campione (ma poi non così vecchio a giudicare da come gioca) sulla terra rossa di Roma. Tra l’altro in un’edizione che Federer non doveva neppure giocare e non avrebbe giocato se non fosse stato per la sconfitta prematura a Madrid subita da Nick Kyrgios. I più romantici certamente ci vedranno un segno del destino.
I collegamenti tra il dominio di Djokovic e la strenua resistenza al tempo che passa di Federer sono tantissimi: come detto Djokovic non perde da 21 partite e l’ultima la perse contro…. Roger Federer nella finale di Dubai a fine Febbraio. Djokovic ha vinto gli ultimi 4 Masters 1000 che ha giocato, l’ultimo del 2014 e i primi 3 del 2015 e l’ultima sconfitta a questo livello è arrivata da… Roger Federer a Shanghai nel Settembre scorso.
Quest’anno si sono incontrati poi nella finale di Indian Wells e Djokovic si è imposto al terzo set dopo che per un set e mezzo era sembrato in grado di dominare. E’ chiaro che il primo obbiettivo del serbo resta quello poco più in là, il trionfo sfuggente al Roland Garros, il più importante che manca alla sua collezione. Il livello di dominio di Nole sul resto della truppa è tale da spingere anche a parlare di Grande Slam, l’impresa titanica che non è mai riuscita da quando si gioca almeno uno Slam su cemento (1978).
Da questa analisi si può dedurre che questa finale di Roma sia decisamente più importante per Federer, che trova anche nella corta distanza dei 2 set su 3, un prezioso alleato contro la fatica. Paradossalmente però la pressione di dover vincere sarà ancora su Nole perché il suo livello del 2015 e contestualmente quello dei suoi avversari fa sì che ogni sua sconfitta diventi un evento assoluto. Dopotutto ha 6 anni in meno del suo avversario e quando Roger ha giocato la sua prima finale a Roma, Djokovic non era neppure professionista.
Tutto scritto allora? Forse no… perché questo torneo, in cui finora non ha perso nemmeno un set ha mostrato una volta di più che il tennis proposto dallo svizzero non ha nulla a che fare con quello degli altri, al punto da mandarli tutti in confusione. Neppure negli anni d’oro Federer era arrivato alla finale di Roma con un percorso così netto, per di più battendo due top 10 sulla sua strada… Eppure l‘imperatore del tennis attuale venuto dalla Serbia conosce il modo per bloccare gli incantesimi che Roger fa con la racchetta..
Tecnicamente la terra rapida di Roma potrebbe piacere di più a Federer come terreno di gioco rispetto al cemento “colloso” californiano, da sempre habitat naturale di Djokovic, certo magari un campo con meno buche e preparato un pochino meglio rispetto a quanto visto in questi giorni…
Djokovic ha lasciato per strada qualcosa (3 set) lungo il cammino verso la finale ma non lasciatevi ingannare: è in uno stato di fiducia e di coscienza della sua forza senza paragoni e sembra consapevole di poter accendere i motori a piacimento sfruttando un margine pressoché incolmabile sul resto del tour.
In questo momento per batterlo, è necessario qualcosa di speciale, qualcosa di diverso dal solito corri e tira da fondo campo dove cercare di arginarlo è impresa futile. C’è bisogno di qualcuno che sappia utilizzare la racchetta e il campo come nessun altro. Sì c’è bisogno ancora di lui, quello di 34 anni, quello a cui ogni giorno viene chiesta la data del ritiro sebbene solo un giocatore al mondo sia davanti a lui, l’imperatore del tennis attuale che oggi si metterà di nuovo alla prova contro il tennis senza tempo nell’eterna battaglia tra ragione e sentimento….
I confronti diretti in numeri:
Generale: Federer, 20–18
Al meglio dei 3 set: Federer, 13–12
Al meglio dei 5 set: Federer, 7–6
Match conclusi al quinto set: Djokovic, 3–0
Finali: Djokovic, 7-5
Finali del Grande Slam: parità, 1–1
Finali delle ATP Finals: Djokovic, 1–0
Finali dei Masters 1000/Series: Djokovic, 3–2
Finali degli ATP 500: parità, 2–2
Per superficie
Terra battuta: Federer, 4–3
Cemento all’aperto: Federer, 12–10
Cemento Indoor: Djokovic, 4–3
Erba: parità, 1–1
Per categoria
Grande Slam: parità, 6-6
ATP Finals: Djokovic, 2-1
ATP Masters 1000/Series: 8-8 (Roma: Djokovic 2-0)
ATP 500: Federer, 4-2
Coppa Davis: Federer, 1-0