Il Roland Garros 2015 sarà il battesimo in un torneo del Grande Slam per il 17enne Frances Tiafoe, la nuova grande speranza del tennis americano per rilanciare un movimento in crisi di campioni dopo i fasti del passato.
Dal ritiro di Andy Roddick, infatti, gli Stati Uniti non hanno un giocatore tra i top ten. Oggi il n.1 è “long” John Isner, che ricopre la 17esima posizione in classifica e che sta disputando, nei limiti delle sue possibilità, un’ottima stagione finora. Poi c’è il classe 1992 Jack Sock alla 33: giocatore interessante e in ascesa ma non di certo un predestinato. Subito dopo troviamo il solido 27enne Sam Querrey e l’ex bambino prodigio, anche lui nero come Tiafoe, Donald Young, stabilizzatosi su livelli di gran lunga inferiori rispetto alle enormi aspettative che erano state riposte in lui. Infine tra i top 100 vi sono solo altri due gregari come Steve Johnson, sconfitto nettamente al primo turno a Roma dall’azzurro Fabio Fognini, e Tim Smyczek, tennista ordinato e nulla più.
Facile dunque capire perché vi sia grande pressione su Tiafoe, che alle sue indiscutibili qualità tecniche e fisiche, abbina una storia personale che rinverdisce il mitico “sogno americano”. Infatti sia il padre Frances Sr. che la madre Alphina sono due immigrati fuggiti dalla Sierra Leone, la terra dei diamanti insanguinati da una interminabile e terribile guerra civile. Il tennis si presenta nella vita di Frances Sr. quasi per caso. Nel 1999 viene assunto come operaio nella costruzione di un nuovo centro per lo sviluppo dei giovani talenti del tennis in Maryland. La sua abnegazione colpisce il direttore del centro che, a lavori ultimati, gli offre un impiego come custode. Pur non avendo mai giocato a tennis, Frances Sr., impara in fretta a prendersi cura dei campi e, quando la madre fa i turni di notte come infermiera, i due figli, Frances Jr. e il gemello Franklin dormono con il padre, in un piccolo stanzino all’interno dell’accademia. I due cominciano a giocare prestissimo ma fin da subito è Frances Jr. a dimostrare maggiore abilità con la racchetta in mano e voglia di primeggiare.
Dopo innumerevoli ed estenuanti sessioni di duro allenamento, nel gennaio di due anni fa si accendono improvvisamente le luci dei riflettori su Tiafoe, che in Florida si laurea come il più giovane vincitore dell’Orange Bowl di sempre, battendo in finale il connazionale Stefan Kozlov. Già dal 2014 il classe 1998 comincia ad affacciarsi nel tennis dei grandi con i Futures, in cui raccoglie immediatamente qualche vittoria contro giocatori molto più esperti e più quotati di lui. Dopo aver superato il primo turno del tabellone di qualificazione ad Atlanta, Frances viene buttato nella mischia nel torneo di casa, a Washington, dove perde dal russo Evgeny Donskoy. In seguito arriva anche un’altra prevedibile sconfitta contro il giapponese Tatsuma Ito nelle qualificazioni degli US Open. Evidentemente c’è ancora da sistemare qualcosa nel gioco e il livello degli avversari è troppo alto. Così nel 2015 si riparte dal basso. Risultato? Tiafoe trionfa nel suo primo Future e fa finale in altri due. La svolta giunge però nel Challenger di Sarasota sulla terra verde, dove partendo dalle qualificazioni, approda ai quarti di finale. Non soddisfatto ottiene la semifinale la settimana successiva a Savannah e la finale, quella ancora dopo a Tallahssee, imponendosi per esempio al primo turno sul terraiolo argentino n.92 del ranking ATP Facundo Bagnis. Il balzo in classifica è clamoroso: dalla posizione n.1143 di inizio anno alla 292 attuale. La federazione americana, la USTA, gongola e gli assegna, meritatamente, la wild card per il main draw dell’Open di Francia, ottenuta grazie ad un accordo con la omologa transalpina. E così si arriva ai giorni nostri.
Non esattamente. C’è qualche dettaglio da aggiungere. Il primo è il recente passaggio a professionista grazie alla consulenza dell’agente Wajid Syed, rappresentante della Roc Nation, la compagnia di entertainment di proprietà del rapper Jay Z, che cura, tra gli altri, l’immagine anche della superstar NBA Kevin Durant. In una recente intervista a Sports Illustrated, Tiafoe ha dichiarato di aver incontrato di persona il potente e ricchissimo artista Hip Hop, che gli avrebbe dato consigli riguardo alla dedizione necessaria per portare le sue prestazioni “al massimo livello”. Il secondo è la sostituzione da parte della USTA del suo storico coach Misha Kouznetsov, ex tennista e allenatore a livello di college, con Jose Higueras, che in passato ha seguito tra gli altri Jim Courier e Michael Chang, portandoli a conquistare una prova dello Slam. Il cambio era forse obbligatorio per accompagnare Frances nel grande tennis e farlo progredire nella corretta direzione ma è stato avvertito come forzato dallo stesso Kouzentsov, che si è sentito defraudato dello sforzo di una vita.
In un ritratto di questo ragazzino di colore dalle grandi speranze, si dovrebbe affrontare anche il discorso tecnico e mentale. Si dovrebbe disquisire di dritto, rovescio e servizio. Si dovrebbe analizzare come si comporta nei momenti decisivi di un match: se si tira indietro oppure riesce a dare il proprio meglio. Tuttavia per farsi un’idea basta andare su YouTube e digitare “Frances Tiafoe”.
Piuttosto è significativo chiedersi: reggerà il peso di una nazione in cui il secondo è solo il primo dei perdenti? Le sue spalle danno l’idea di essere belle larghe ma sembra che chi gli sta intorno faccia poco per alleviargli il fardello e molto per distrarlo da quello che dovrebbe essere il suo unico obiettivo: giocare a tennis e, perché no, alla sua età, farlo ancora con una discreta dose di divertimento.