Cosa non si farebbe per un selfie con Roger Federer e per 5 minuti di popolarità?
Mentre stava uscendo dal campo e salutando il pubblico francese – dopo aver vinto in scioltezza, contro il colombiano Falla il suo match di primo turno – Roger Federer è stato raggiunto da un suo fan, che una volta riuscito ad entrare in campo, voleva farsi un selfie con il campione svizzero. A quel punto è arrivata la sicurezza che ha allontanato il giovane tifoso, impedendogli forse di finire l’opera.
Il video della breve invasione:
https://www.youtube.com/watch?v=Vc8PtGCctaA
La mente è tornata immediatamente ad un episodio famosissimo: la povera Monica Seles che fu accoltellata durante un cambio campo al torneo di Amburgo nel 1993 da Gunter Parche. Questa volta è stato un innocente selfie, ma se chiunque può intrufolarsi impunemente in campo, chi può dire cosa potrà accadere la prossima volta?
Per Federer non è però la prima volta che accade, al Roland Garros 2009 successe la stessa cosa con un tifoso che entrò in campo nel secondo set sventolando una bandiera basca e avventandosi su di lui. “Dobbiamo assicurarci che sia sicuro là fuori e che le persone non possano passeggiare sul campo come avessero un pass gratuito”
Nel 2013 invece un uomo mascherato riuscì ad entrare in campo nella finale Nadal-Ferrer per protestare a favore del matrimonio omosessuale.
Gli organizzatori del torneo, e in particolare il direttore, Gilbert Ysern, hanno fatto le scuse ufficiali allo svizzero. Basterà quest’altro episodio ad avallare futuri incidenti?
Lo svizzero, in conferenza stampa, ha poi parlato a lungo dell’episodio chiedendo una maggiore sicurezza non solo al Roland Garros ma anche negli altri tornei.
Non è la prima volta che un fan, un contestatore o altri entrano in campo. È una cosa che ti preoccupa?
Be’, chiaramente non mi rende felice. Neanche per un secondo. È accaduto anche ieri durante l’allenamento. All’inizio era soltanto un ragazzo, ma poi ne sono arrivati altri tre. E oggi sul campo Centrale, dove pensi che nessuno possa entrare, qualcuno è tranquillamente entrato in campo senza che gli accadesse niente. Era successo anche durante la finale del 2009. Credo che si debba fare qualcosa in fretta, immediatamente. Normalmente parlo solo per me stesso, ma in questa situazione credo di poter parlare a nome di tutti i giocatori: il campo è il luogo dove lavoriamo, e dove vogliamo sentirci al sicuro. Quindi no, non sono felice di quanto accaduto. Non mi è successo niente, quindi posso tirare un sospiro di sollievo. Ma chiaramente non è stata una bella situazione in cui trovarsi.
Hai parlato con gli organizzatori, o pensi di farlo?
Gilbert Ysern è già venuto a parlarmi e a chiedermi scusa, abbiamo avuto una conversazione veloce. Gli ho detto cosa credo si debba fare. Gli ho raccontato anche dell’episodio di ieri, di cui non sapeva niente. Sono sicuro che adotteranno le misure necessarie, ma non lo chiedo solo per questo torneo e per quest’anno, ma per tutti gli altri tornei che giocheremo negli anni a venire. Dobbiamo assicurarci che il campo sia un luogo sicuro e che non si possa semplicemente entrare in campo come se si avesse un free pass. È così che dev’essere.
È la prima volta?
Ho già detto che è successo ieri. E nel 2009 in finale.
È la prima volta che ti succede quest’anno?
La seconda.
Cosa ti ha detto?
Voleva fare una foto.
Ha detto questo?
Non ha detto niente. Semplicemente, tutto a un tratto era accanto a me. Non sapevo chi fosse, e ha provato a scattare una foto. Non sapevo chi fosse, nessuno reagiva, poi ho capito che era uno del pubblico.
Volevo chiederti qualcosa sul gioco di Nadal. Noti qualcosa di diverso quest’anno nel suo dritto e nel suo rovescio?
Non l’ho visto giocare quanto avrei voluto. È stato infortunato, quindi non ne ho avuto spesso l’occasione. Conosco solo i suoi risultati. Vorrei poterti dire di più, ma non l’ho visto giocare abbastanza.
Quest’anno, nel torneo circa un terzo dei partecipanti è sopra i trent’anni. Per te qual è la differenza maggiore rispetto a quando hai iniziato? Adesso le cose per te sono più facili o più difficili?
L’esperienza aiuta, si è più rilassati. Quando partecipi a tornei come questo, sai come prepararti. Arrivi a un match di primo turno, come quello di oggi, mantenendo la calma e senza andare nel panico. Dieci anni fa mi preoccupavo di più, speravo di giocare bene e che magari il mio avversario non fosse al massimo: oggi mi basta concentrarmi sul mio gioco. So per certo che la mia è una buona preparazione, non lo spero e basta. Chiaramente è diverso perché a volte gioco contro avversari che non conosco, mentre prima giocavo con chi avevo visto in tv. Le dinamiche sono completamente diverse. Ed è bello vedere che non sono l’unico giocatore sopra i trent’anni: ci sono giocatori che conosco dai tempi dei junior e che sono ancora nel circuito. Si può dire che ho molti amici nel tour, è divertente.
Parliamo della velocità del campo. Alcuni dicono che sia più pesante e più lento. A te come è sembrato?
La differenza maggiore la fanno le palline, che sono diverse. E chiaramente anche la terra non è la stessa: abbiamo dovuto adattarci anche a Roma e Madrid, dove le condizioni sono più veloci. Sicuramente qui le condizioni sono molto diverse rispetto alle ultime sei settimane. Sto ancora cercando di capire quale sia il miglior modo di giocare. Vincere un match come questo aiuta, oggi ho colpito molte palle. Spero di giocare meglio man mano che andrà avanti il torneo.
Su una palla break hai avuto un rimbalzo molto strano. Sono le classiche cose che accadono sulla terra battuta?
Sì, assolutamente. A volte bisogna usare le piccole montagnette che si formano sulla linea di fondo, magari perché prima si è andati in scivolata e un po’ di terra si è accumulata in un punto. È per questo che è sempre una buona strategia giocare profondo: si può sperare in un cattivo rimbalzo, se all’avversario piace giocare a ridosso della linea. Io ero in quella posizione, quindi è stato un colpo molto intelligente da parte sua.
Siamo nella capitale della moda e oggi ti abbiamo visto con dei colori sgargianti. C’è una ragione precisa o è un nuovo trend? Hai notato che le raccattapalle portano i calzettoni come la Mattek-Sands? È molto strano.
È strano? Be’, tu sei italiano, è diverso.
Era per farti sorridere. Sei arrivato qui come se avessi perso.
Divertente come prima domanda. Mi piace parlare di questioni più leggere. Questo outfit mi piace. Ho attraversato una fase di colori accesi nella prima parte della stagione: chiaramente tutto questo finirà a Wimbledon, perché le regole sono diventate ridicolmente severe a riguardo. Amo Wimbledon, ma hanno oltrepassato il limite.
Parli del colore delle tue scarpe a Wimbledon.
No, in generale, praticamente non ammettono più nessun colore. Quindi godiamoci i colori finché possiamo, e poi vedremo cosa accadrà dopo. Chiaramente, in una città come questa vuoi sempre lasciare il segno. Credo che alla gente piaccia. Spero di poter indossare questo completo per sette partite. E per quanto riguarda i calzettoni delle raccattapalle, perché no? Bisogna cambiare di tanto in tanto. Ne state parlando, quindi è una buona cosa. Comunque sì, è bene provare a essere alla moda qui a Parigi.
Hai detto che la questione della sicurezza non riguarda solo il Roland Garros. Quindi non sei sorpreso? Pensiamo a cosa è successo a Monica Seles. Oggi abbiamo persone che possono tranquillamente entrare in campo ed arrivare così vicino a te.
Conosco Monica molto bene, l’ho incontrata di nuovo a New York. So che qui le persone sono molto vicine al campo, ed è facile saltare i tabelloni ed entrare. Non so esattamente cosa dovremmo fare, ma il punto è la reazione. Io non potevo reagire, mi è arrivato da dietro.
(Traduzione della conferenza stampa a cura di di Gaia Dedola)