Il grande giorno è arrivato. Una volta il grande giorno era quello delle innumerevoli e straordinarie sfide Federer- Nadal. C’era una volta. Ora non più. Ora è quello della sfida Djokovic-Nadal, almeno per ciò che concerne la terra battuta. Perchè Djokovic è il n.1 del mondo e, imbattuto da 26 partite, è il vero dominatore dell’anno in corso per essersi aggiudicato fin qui l’unico Slam del 2015 e 4 Masters 1000 su 4 cui ha preso parte, e perchè Rafa Nadal è considerato insieme a Bjorn Borg il più forte “terraiolo” di ogni epoca (fermo restando che certi confronti fra presente e passato sono divertissement che lasciano il tempo che trovano e sono sempre, dunque, discutibili).
Già questo dovrebbe dire molte cose. Anche se Roger Federer, che un Roland Garros lo vinse quando Nadal fu eliminato da Robin Soderling, per l’unica volta in 10 parteicpazioni a Porte d’Auteuil, è ancora oggi n.2 del mondo non c’era nessuno – bookmakers compresi – che non considerasse più di lui Djokovic e Nadal come i primi due favoriti del torneo.
Rafa e Nole sono indiscutibilmente i due grandi favoriti della vigilia e il coraggioso (giusto? Sbagliato?) rifiuto degli organizzatori francesi di uniformarsi a quanto fa invece ogni anno Wimbledon che colloca le teste di serie non sulla base di un ranking indiscriminato ma tenendo conto della diversa adattabilità alla superficie mostrata negli ultimi anni dai protagonisti del torneo, ha fatto molto discutere.
Lewis Carroll, l’autore di Alice nel Paese delle Meraviglie, aveva ideato la necessità di stabilire delle teste di serie per evitare che i più forti si incontrassero anzitempo e, anche, che qualche debole giocatore molto fortunato al sorteggio facesse molta più strada dei propri meriti. Questo principio qui è stato tradito, sia pure per motivi che molti reputano comprensibili. Fra gli altri il fatto che Rafa ha ripreso a giocare da qualche mese e in questo frattempo è riuscito a vincere soltanto un torneo, quello di Buenos Aires. Quindi nemmeno il più importante.
Da qui ad essere considerato soltanto settimo nell’ordine dei favoriti al Roland Garros ce ne corre. A Roma Djokovic era stato chiaro: “Vorrei incontrare tutti tranne che Nadal, se possibile. Lui sul Philippe Chatrier, il campo con il maggior out fra quelli esistenti, ha dimostrato di trovarsi sempre benissimo, tanto è vero che un solo giocatore è riuscito a batterlo in 10 anni”. E Djokovic, per rispetto a Soderling (il serbo è sempre assai politically correct), non ha menzionato il fatto che il Nadal di quel giorno non era certo al massimo della forma e della condizione fisica. Ma tutti lo sanno.
Un sorteggio beffardo ha voluto…punire (in un ceto qual senso) gli organizzatori che hanno preferito evitare un certo tipo di discussioni (alimentandone però altre) attribuendo a Nadal un posto fra le prime quattro teste di serie: e così, come ormai sa anche il mio gatto (assai appassionato di tennis) Nadal è piombato proprio nel “quarto” di Djokovic. E poi, se tutti discutono sul fatto che questa possa essere o meno una finale anticipata, una ragione dovrà pur esserci no?
I giocatori, giustamente, non lo diranno mai, perchè se a dirlo fossero Djokovic e Nadal apparirebbe una mancanza di rispetto per tutti gli altri, Wawrinka, Murray e chiunque sia ancora in gara, così come se fossero gli altri superstiti significherebbe assoluta mancanza di autostima e predisposizione mentale ad una sconfitta sicura contro il vincitore della sfida più intrigante dell’anno, per il momento in cui avviene e per la superficie sulla quale avviene.
Ha ragione, d’altro canto, Rafa Nadal nel dire: “Un match di quarti di finale non potrà mai essere il più importante dell’anno, e nemmeno del torneo: quello è sempre la finale. Contro chiunque la si giochi”. Discorso che non fa una grinza. Tant’è, ad esempio, che nella vittoria a Wimbledon di John McEnroe nel 1983, ci si ricorda che SuperBrat battè il modesto Chris Lewis in finale, ma nessuno o quasi ricorda chi John battè – ed erano avversari assai più tosti – nei quarti e in semifinale. Voi li ricordate senza andare a scavare in Internet?
Gli albi d’oro delle finali finiscono per “pesare”molto di più di qualsiasi quarto di finale. Io, ma soltanto perchè sono “esageratamente tennis-maniac, proprio malato”, ricordo che all’US Open 2001 un quarto di finale con quattro tiebreak consecutivi (e nessun break! ) vinto da Sampras su Agassi (67 76 76 76), che sarebbero stati quindi 24 pari se non ci fosse stato il tiebreak, fu molto più avvincente e straordinario che non tante finali fra gli stessi due protagonisti. Ma ricordo forse altri quattro o cinque quarti di finale, mentre ricordo almeno qualche dettaglio e il vincitore con l’anno di un’ottantina di finali (delle 135 di Slam) cui ho assistito.
Quell’USOpen 2001, tanto per dire che anche la più bella partita del mondo vinta nei quarti non garantisce una vittoria finale nel torneo, non lo vinse Pete Sampras ma Lleyton Hewitt che dominò Sampras in finale accelerandone il declino! L’australiano, re del “come on!” è stato n.1 del mondo a lungo, 75 settimane (mica poco davvero), ha vinto due Slam, ma secondo me è stato uno dei n.1 meno forti della storia. Ha approfittato di un periodo di trapasso intercorso fra il miglior Sampras (declinante) e il miglior Federer (crescente).
Insomma, la cosa potrebbe ripetersi quest’anno, anche dopo un match eventualmente fantastico vinto da Djokovic o da Nadal. Ma al momento che il Roland Garros possa essere vinto da un giocatore diverso da Djokovic o Nadal, a me pare altamente improbabile. Chi vivrà vedrà.
Il fatto che Nadal conduca la danza dei confronti diretti, 23 a 20, per me conta nulla o quasi. Semmai conta un po’ di più il fatto che Djokovic non ha mai battuto Nadal qui a Parigi, ma almeno in un paio di occasioni c’è andato però talmente vicino – e ci sono state circostanze meteo ed episodi che hanno in qualche modo favorito Nadal – che ora che lui sembra più in forma ed in fiducia, anche l’elenco delle sei (6) vittorie di Rafa sul “rosso” riveste un’importanza relativa, soprattutto per quanto concerne le prime 3 sfide assai datate. La distanza dei 3 set su cinque è favorevole a Nadal in linea di principio? Beh no, a mio avviso: è favorevole a chi correrà di meno, a chi – quindi – riuscirà a comandare di più il gioco e a far correre l’altro fino a sfiancarlo. Sono due atleti straordinari, abili in difesa ancor più che in attacco, ma quando subiscono troppo finiscono per perdere fiducia e possono perdere.
Quella maratona vinta da Djokovic su Nadal all’Australian Open 2012 dopo 5 ore e 53 minuti, dice che Djokovic non ha meno resistenza di Nadal e che può vincere benissimo anche una maratona. Sergi Bruguera, due volte campione al Roland Garros ai tempi dei primi “arrotini” spagnoli e oggi uno di due coach di Gasquet, ha detto: “La condizione atletica di Novak Djokovic è oggi quanto mi impressiona di più su lui. Non è solo resistenza, ma è anche velocità, capacità di copertura del terreno”.
Jack Sock, che ha strappato un set a Nadal – che però aveva servito per dargli 3 set a zero – dice di aver intravisto nella seconda palla di battuta di Rafa, un punto debole…ma il suo dritto-bomba è forse più capace di approfittarne di quello di Djokovic che ha tutti ottimi colpi ma non un cannon ball simile a quello del ventiduenne americano. Per l’australiano Darren Cahill, che è stato anche l’allenatore di Agassi, “non è un male che Rafa sia stato costretto finalmente a soffrire un po’”.
Djokovic fin qui non ha perso un solo set (non gli era mai successo nelle precedenti partecipazioni al Roland Garros) e Richard Gasquet, che è riuscito ad impegnarlo soltanto nei primi 20 minuti e per 3 games prima di venire demolito impietosamente, ne è rimasto terribilmente impressionato: “Nole è eccezionale, come la qualità della sua pall, non te ne dà mai una che non abbia insita qualche difficoltà, mai una palla neutra. Anche di rovescio, anche sul mio rovescio. Non c’è nessun altro giocatore che ti lasci così poco tempo per organizzarti. Non c’è mai un momento in cui riesci a riguadagnare un po’ di campo, a rientrare avanti (ma lo dice lui, soprannominato “telone” da qualche nostro lettore, perchè finisce sempre per colpire troppi metri dietro la riga di fondo con chiunque giochi, figurarsi contro il miglior Djokovic), sei costretto a giocare come se fosse ping-pong…”.
Insomma pochi si sbilanciano davvero nel designare un favorito. Forse quelli che al momento lo stanno facendo di più sono i bookmakers che qui in Francia – in Italia mi hanno detto che SNAI faceva quote interessanti ma non ho potuto controllare, perchè nelle sale stampa degli Slam la connessione ai siti di betting non è consentita – pagano una vittoria di Djokovic soltanto a 1,30, mentre quella di Nadal è pagata 2,85. Un bel divario, per Bacco. Anch’io penso che vincerà Djokovic, ma la quota mi spingerebbe a scommettere su Nadal!
Djokovic ha detto che non bisogna esagerare nell’attribuire così tanta importanza alla loro quarantaquattresima sfida, ma di fatto invece avverte molta pressione, quella del favorito con la diffusa sensazione fra i cronisti che …se non batte nemmeno stavolta Nadal sullo Chatrier non lo batterà più! Un bel peso. Rafa, per una volta, non ha molto da perdere. Lui questo torneo lo ha vinto nove volte, un record probabilmente imbattibile (anche se lui ha detto: “Se ci sono riuscito io ci può riuscire anche qualcun altro”, pur senza nascondere l’obiettiva difficoltà) e se lo dovesse perdere una seconda volta “non sarebbe la morte di nessuno, la vita continuerebbe. E’ il quarto di finale più difficile della mia carriera al Roland Garros…ma non è una finale!” ha voluto ribadire. Come dargli torto?