Nemo propheta in patria (sua). Neanche quando i numeri sono tutti dalla tua parte. Sette quarti Slam, come la sola Schiavone, 94 settimane in top ten, più di qualsiasi sua connazionale, completa come poche, ha dominato in lungo e in largo il doppio insieme con Roberta Vinci, completando il Career Grand Slam. Eppure Sara Errani, lunedì ancora numero 1 italiana davanti a Pennetta – Errani sarà minimo 20, Pennetta 23 -, continua ad essere la meno amata tra le azzurre, vuoi per un costume tipicamente italiano, vuoi per quel suo gioco fatto di pochi sollazzi e tanta sostanza. Lei non se ne cura e va dritta per la sua strada, che può portare alla quarta semifinale in uno Slam, la terza al Roland Garros.
Peccato che ad attenderla dall’altra parte della rete ci sia Serena Williams, numero 1 del mondo incontrastata dal febbraio del 2013. L’americana ha affrontato un percorso alquanto tribolato, rimanendo in campo sette ore nei suoi primi quattro turni, gli ultimi tre superati tra mille difficoltà. Ha lasciato per strada tre set in tre match consecutivi (Friedsam al secondo turno, Azarenka al terzo e Stephens al quarto), cosa che le era accaduta una sola altra volta in 59 precedenti apparizioni negli Slam (Us Open 1999, poi vinti), ma ha sempre trovato la forza per uscirne fuori e portare a casa il match, mostrando una volta di più che nelle situazioni di bagarre si esalta. Non a caso, tra le giocatrici in attività è quella ad aver recuperato per più volte un set di svantaggio in uno Slam: 32 contro le 24 di Schiavone, seconda. Quest’anno è addirittura 10-0 nei match conclusi al terzo set.
Per questo Sara non può pensare d’avere qualche chance in più allungando il match. Deve, al contrario, tentare l’impossibile, chiuderlo in due set. Più facile a dirsi che a farsi, certo. Soprattutto quando in 8 precedenti hai vinto solo due set – l’ultimo a Brindisi nel loro ultimo confronto, in cui Sara ha servito per il match cedendo solo al terzo, 4-6 7-6(4) 6-3 – perdendone sedici. Ma non sembra esserci altra soluzione. Non può sperare nella terra quale superficie amica – ci ha perso cinque volte dalla Williams. Può solo appellarsi ai santi e sperare che l’americana incappi in una delle sue (rare) giornate no. E qual migliore occasione che in questo Roland Garros, in cui la Williams ha mostrato scarsa forma e mille titubanze?
Una vittoria su Serena, che in cinque delle otto occasioni in cui ha sconfitto Errani era regina del ranking WTA, per Sara coinciderebbe con la sua prima vittoria su una numero 1 del mondo. Al momento è 0-9. L’ultima italiana ad aver battuto una numero 1 del mondo è stata Roberta Vinci, che ha sconfitto Caroline Wozniacki a Toronto nel 2011. In uno Slam, però, bisogna andare ulteriormente a ritroso, al Roland Garros 2004, per ritrovare Tathiana Garbin vittoriosa nientepopodimeno che su Justine Henin. Era un secondo turno e non un quarto. E Garbin finì per pagare dazio immediatamente al turno successivo contro la cinese Jie Zheng. Fu comunque un’impresa, che se Errani dovesse ripetere regalerebbe principalmente a se stessa, perché si sa: nemo propheta in patria (sua).