Continua la magia di Nicolas Mahut sui campi olandesi: il transalpino, campione qui nel 2013, asfalta il connazionale Mannarino in poco più di un’ora, e si qualifica per la semifinale. Sempre sopraffina la tecnica di serve&volley di Mahut, che tiene sotto pressione l’avversario anche in risposta, con pregevoli soluzioni di approccio in slice che rimbalzano a due dita dal terreno, prima di avventarsi a rete. Mannarino fa quello che può, ma anche le curve mancine (notevoli alcune strettissime di dritto) si rivelano inefficaci: non bastano le due risposte di rovescio bloccate che gli permettono di rientrare sul 2-2 nel secondo set, Mahut vince quattro dei successivi cinque games per timbrare il biglietto al penultimo atto del torneo.
A contendergli un posto in finale sarà Robin Haase, padrone di casa, che annulla un matchpoint nel terzo set ad un indomito Ivo Karlovic prima di alzare le braccia al cielo al termine del tiebreak decisivo. Karlovic parte come al solito ingiocabile al servizio, spreca una palla break senza concederne alcuna, per poi incamerare il primo parziale al tredicesimo gioco, che si risolve su un orrendo gratuito di dritto di Haase in manovra. Il reuccio locale, che in carriera ha vinto curiosamente due soli titoli, entrambi a Kitzbuhel in due anni consecutivi, non demorde, e organizza al meglio le traiettorie in battuta per evitare di fronteggiare le risposte aggressive del gigante croato.
Provvidenziale break in avvio di secondo set, mantenuto con carattere fino al pareggio, e una prima di servizio sacrosanta ad annullare un matchpoint sul 4-5 nel terzo, l’unico vero sussulto di un parziale quanto mai lineare; al tiebreak conclusivo Haase indovina uno strepitoso passante di rovescio lungolinea per ottenere il minibreak del 3-1, quanto basta per riportare un olandese in semifinale nel torneo di casa dopo sei anni. Nel 2009 infatti, la wildcard Raemon Sluiter si arrese in finale a Benjamin Becker, stabilendo il record come peggior classificato a raggiungere l’ultimo round di un torneo, da numero 886 ATP.
Termina ai quarti la splendida corsa di Illya Marchenko, che si era spinto così in fondo per la prima volta dopo 5 ani (San Pietroburgo 2009); a sbarrargli la strada è David Goffin, belga seconda testa di serie. Marchenko vince un primo set non bello, con più errori che vincenti specialmente dal lato destro di entrambi, con un break in avvio che si rivela decisivo. Goffin pareggia al tiebreak del secondo, altrettanto altalenante, con addirittura cinque minibreak consecutivi a sigillare un set interrotto per pioggia, prima del definitivo dilagare del fiammingo che allunga subito 2-0 e amministra fino a conquistare la semifinale. Al penultimo atto sfiderà Gilles Muller, che con il suo spumeggiante serve&volley ha la meglio sulla sorprendente wildcard romena Marius Copil, giustiziere già di Nieminen e Garcia-Lopez. Muller dimostra più esperienza nel tiebreak del primo set, sbagliando praticamente nulla e contenendo in risposta, prima di dominare un secondo parziale mai in discussione; il lussemburghese registra quindi la sua seconda semifinale stagionale, dopo quella colta a Sidney in avvio di 2015, persa dal futuro campione Troicki.
Risultati:
R. Haase b. [5] I. Karlovic 6-7(4) 6-4 7-6(3)
[Q] N. Mahut b. [6] A. Mannarino 6-1 6-3
[2] D. Goffin b. [Q] I. Marchenko 4-6 7-6(3) 6-2
G. Muller b. [WC] M. Copil 7-6(4) 6-1