Nonostante la diffidenza generale di tutto l’ambiente del tennis, da sempre chiuso e tradizionalista, in un solo anno Amelie Mauresmo è riuscita a riportare Andy Murray a livelli altissimi, aiutando lo scozzese a sprigionare una qualità di gioco persino superiore, secondo alcuni, a quella che gli aveva permesso di conquistare gli Us Open nel 2012 e Wimbledon l’anno successivo.
Dopo una grande stagione sul rosso, già bollata come la migliore in carriera, arricchita dal titolo conquistato nell’ATP 250 di Monaco di Bviera, ma soprattutto dalla vittoria di Madrid, in finale contro Nadal, e dalla semifinale di Parigi, dove ha costretto il numero uno del mondo al quinto set, lo scozzese è al lavoro per preparare al meglio anche la stagione sull’erba, che da sempre ha un peso decisivo sul suo bilancio stagionale.
Al Queen’s (dove ha già vinto tre volte), purtroppo, il ventottenne di Dunblane dovrà fare a meno della Mauresmo: l’ex numero uno del mondo, vincitrice di due titoli Slam entrambi datati 2006, è impegnata nella nascita del primogenito e Murray dovrà affidarsi all’esperienza di Jonas Bjorkman, 54 titoli in doppio, che già da qualche tempo fa parte del team.
“Abbiamo già trascorso 4 o 5 giorni sul campo” ha dichiarato il numero 3 del mondo, “sono convinto di poter imparare molto da Jonas. Era un giocatore molto aggressivo in risposta e sapeva giocare al volo, caratteristiche che su questa superficie possono fare la differenza”. “Vincere qui non ti garantisce certo di poterlo fare anche a Wimbledon”, ha poi ammesso lo scozzese parlando del Queen’s, “ma può sicuramente aiutarti a trovare il feeling giusto con la superficie: giocare quattro o cinque partite su questi campi prima dei Championships è comunque più di quanto riescono a fare molti giocatori”.
Tuttavia Murray ha confermato alla BBC che la Mauresmo all’All England Club riprenderà regolarmente il suo posto da coach. “Immagino che durante Wimbledon Amelie sarà alla guida e Jonas potrà osservare più da vicino come lavoriamo nel team”, ha dichiarato il campione britannico.
Francesco Foschini