R. Gasquet b. [Q] S. Bolelli 6-1 6-2 (da Londra, Cesare Alfieri)
Il confronto tra l’unico italiano in tabellone ed il più elegante dei cinque francesi presenti (la seconda delegazione in termini numerici, qui al Queen’s club, dopo quella spagnola) si presentava certo come una sfida tra due tra i migliori rovesci ad una mano del circuito (in attesa di quello più potente di tutti, da ammirare nell’altra sfida di primo turno tra Wawrinka e Kyrgios), ma anche come una sfida di numeri. Soprattutto per Richard Gasquet che, vincendo oggi, si sarebbe iscritto al prestigioso club dei giocatori con 400 vittorie in carriera, inserendosi in un gruppetto che, tra i giocatori transalpini, annovera soltanto Yannick Noah (476) e Fabrice Santoro (470). D’altra parte, la saggezza popolare voleva che dopo due francesi sconfitti nelle qualificazioni – con quasi-identico punteggio, prima Pouille e poi Roger-Vasselin – Simone ne avrebbe aggiunto un terzo nel tabellone principale. Per il bolognese, si trattava anche di terminare una serie molto negativa con il suo pressoché coetaneo francese. Nei cinque precedenti, Simone era riuscito a vinere un set soltanto contro Richard, ed era stato sconfitto su erba tanto all’All England quanto al Queen’s Club.
Purtroppo per Simone, la partita di oggi si è dimostrata complicata sin dai primissimi game e, nonostante un paio di opportunità per rientrare, il punteggio finale (6-1 6-2) rispecchia fedelmente l’andamento della partita. Il bolognese ha perso il servizio ben quattro volte, salvando un’altra palla break nel turno di apertura del primo set, mentre nel secondo set ha dovuto aspettare il quinto gioco per ottenere il primo quindici col proprio servizio. Al contrario, Gasquet è stato letale in battuta, ottenendo il 73 percento dei punti e servendo molto bene quando è stato chiamato a salvare una palla break.
Il primo set vola via velocemente, in poco più di venti minuti. Nel quarto gioco Simone è anche sfortunato: prima, una tarda chiusura dei cancelli con il pubblico che cammina sugli spalti infastidisce il bolognese; poi, una correzione dell’arbitro gli assegna il primo doppio fallo. Ma sono le scelte di gioco la croce di Simone. Se prova a spingere di diritto e a prendere la rete, Gasquet è chiururgico nel passarlo. Se rimane troppo dietro, il francese lo sorprende utilizzando il drop shot. Non è facile trovare la chiave tattica della partita, e infatti Simone si smarrisce. Nonostante gli incitamenti dell’angolo – “caricati Simo!”, “solido!” – le nuvole nere che si addensano sul campo entrano anche nella testa di Simone. Il secondo set comincia come peggio non potrebbe – un break a zero – e continua come peggio non potrebbe – un secondo break a zero. Ormai Gasquet ha in pugno la partita e, dopo aver annullato la seconda palla break a Simone con l’ennesimo ace sporco, tiene agevolmente il servizio fino in chiusura di partita.
Si chiude così il torneo degli Italiani – vista la maratona di Bolelli contro Ferrer al Roland Garros, e le prestazioni di Simone a Wimbledon l’anno passato (con un’altra maratona, purtroppo persa, contro Nishikori) era forse lecito attendersi qualcosa di più.
[3] M. Raonic b. [WC] J. Ward 5-7 6-3 6-2 (da Londra, Cesare Alfieri)
Milos Raonic fa ritorno sui campi di gioco al Queen’s Club, dopo un mese abbondante di stop per un piccolo intervento chirurgico al piede destro. Il numero otto del mondo, che avevamo visto l’ultima volta a Madrid lo scorso maggio, debutta in questo torneo dove il suo avversario – il numero due inglese James Ward – è invece un veterano. Ward, attualmente numero 109 della classifica ATP e qui invitato dagli organizzatori, vanta addirittura una semifinale al Queen’s (nel 2011) ma, in altre cinque occasioni, ha lasciato il torneo già al primo turno.
Il primo set di Raonic è da dimenticare, così come la maglietta abbinata a calze a pois del giocatore inglese. Il canadese appare statico e lento dal fondo, impacciato e macchinoso a rete, e falloso al servizio. Nei suoi cinque turni di battuta nel set d’apertura concede in ben tre occasioni almeno una palla break, facendosi sottrarre il servizio nell’undicesimo gioco, dopo aver goffamente sparacchiato fuori dal campo un facile diritto di chiusura a rete.Raonic pare talmente fuori forma da indurre Ward a credere nel colpaccio, cercando il supporto del pubblico che, stoicamente, sfida una brezza tutt’altro che estiva per sostenere il giocatore di casa. Nel secondo set, però, Raonic incomincia a ingranare alla battuta. Prima del break che gli regala il secondo parziale, lascia a Ward due trenta, un quindici, e un pugno di mosche nei propri turni di servizio. Con una maggiore solidità in questo parziale, Raonic guardagna campo mentre Ward ne viene spinto fuori. Il terzo parziale ristabilisce l’ordine naturale delle cose e, dopo quasi due ore, Raonic chiude la pratica.
Si è rivisto il vero Raonic solo a tratti, nella parte finale della partita. Riuscesse a ritrovare la giusta forma e feeling con la superficie, il canadese rimane un avversario pericoloso per tutti. Da quello che si è visto stasera, però, la forma migliore appare ancora lontana, mentre Wimbledon è vicino…
S. Querrey vs. [6] G. Dimitrov 6-4 3-6 interrotta per oscurità (da Londra, Cesare Alfieri)
La partita tra due ex-campioni del Queen’s è l’occasione per un riscatto. Per Sam Querrey, campione nell’ormai lontano 2010, perché sette sconfitte al primo turno nel 2015 sono davvero tante. Per Grigor Dimitrov che, da campione in carica (la finale con Feliciano Lopez rimane uno dei match più emozionanti del 2014), cerca di dimenticare l’eliminazione al primo turno al Roland Garros, così come la delusione di non aver ancora sollevato alcun trofeo quest’anno.
Mentre lo stadio si svuota, i due regalano un match teso ed equilibrato fino al 4-4 del primo set, quando Sam Querrey riesce a strappare il servizio al bulgaro. L’americano ha un’ottima percentuale con la prima di servizio, ed è insolitamente solido dal fondo. In poco più di mezz’ora, Querray chiude il primo set e, togliendo ancora la battuta al suo avversario nel terzo game del secondo parziale, sembra avviato versa un’insperata vittoria. Qui, però, Grigor è bravo a stare attaccato alla partita e ad annullare due palle break – due quasi match-points – nel quinto game.
Da questo punto in avanti, si assiste ad un’altra partita, con Querrey a remare dal fondo, improvvisamente poco centrato e scomposto. L’inerzia sembrerebbe essere tutta dalla parte di Dimitrov, ma la notte salva Querrey, ed il programma (pur non ricchissimo) del primo giorno andrà a concludersi martedì.
K. Anderson b. [WC] L. Hewitt 6-7(5) 7-5 6-2 (Paolo Valente)
Si infrange sul più bello l’impresa di Lleyton Hewitt, che non concretizza un match point sul 5-4 del secondo set e cede al terzo al sudafricano Kevin Anderson. L’australiano, vincitore su questi prati per ben 4 volte (2000-2001-2002-2006), termine anzitempo la sua 16° e ultima campagna al Queen’s. Rusty dimostra subito di credere molto alle sue chance su questa superficie, il “com’on” con cui sottolinea il vincente nel primo punto del match ne è la prova. Anderson, che precede Hewitt di esattamente 100 posti in classifica ATP (17 vs 117) deve salvare ben 4 palle break nel sesto game, a cui ne segue una quinta nell’ottavo. Si arriva comunque al tie-break, dove Hewitt prende un mini break sul 2-0 e non lo molla più: 7-5 il punteggio in suo favore. Nel secondo set si seguono i servizi fino al 7° game, quando Hewitt improvvisamente brekka il sudafricano a 0 e sul 5-4 va a servire per il match. Qui Lleyton, che aveva concesso una sola palla break in tutto il match, trema, guadagna un match point che Anderson annulla venendo avanti e con un sanguinoso doppio fallo (il secondo del game) cede il servizio. La partita in pratica finisce qui: Anderson infila un parziale di 7 giochi a 0 e vola 7-5 3-0, Hewitt prova una timida reazione ma non ne ha più e cede il terzo 6-2.
F. Verdasco b. R. Bautista Agut 3-6 7-5 7-6(4) (Paolo Valente)
Fernando Verdasco annulla 3 match points e supera al tie-break decisivo Roberto Bautista Agut, nel derby spagnolo che apre il programma di lunedì sul centrale del Queen’s. Primo set a senso unico, col n°21 del mondo che sale subito 3-1 e concede solo 4 punti in battuta nel set al connazionale n°42, chiudendo 6-3. Bautista Agut, vincitore l’anno scorso del premio ATP Most Improved Player of the Year, spinge forte col dritto e manda spesso fuorigiri un Verdasco che vive di fiammate, ma che sembra carente di un piano tattico efficace. Nel secondo set è bravo però il mancino madrileno a rimanere attaccato al match, fino a procurarsi, nel settimo game, le prime palle break. Bautista Agut si salva, ma capitola all’11° game con un doppio fallo, con Verdasco che chiude 7-5. Si va quindi al terzo set come nei due precedenti (entrambi sulla terra, bilancio 1-1) e si seguono i servizi fino al 6-5, quando Verdasco deve annullare 3 match points sul suo servizio (il primo con un fortunoso nastro) per riuscire a raggiungere il tie-break, dove Fernando rimane sempre avanti e chiude il conto 7-4 col 17° ace della sua partita, qualificandosi per il secondo turno dove affronterà il vincente di Murray-Lu.
Risultati:
F. Verdasco b. R. Bautista Agut 3-6 7-5 7-6(4)
K. Anderson b. [WC] L. Hewitt 6-7(5) 7-5 6-2
[3] M. Raonic b. [WC] J. Ward 5-7 6-3 6-2
S. Querrey vs G. Dimitrov 6-4 3-6 sospesa per oscurità
G. Garcia-Lopez b. P. Andujar 7-6(3) 6-2
R. Gasquet b. [Q] S. Bolelli 6-1 6-2