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“Ciao a tutti… volevo salutarvi e aggiornarvi su quello che sta succedendo nella mia vita negli ultimi mesi. Non ci sentiamo da un po’ e ultimamente non ho frequentato i social media. Volevo condividere con voi le ultime notizie. Intanto per me, ma penso che sia una buona cosa anche per voi. Quindi, ecco qua. Dal mio ultimo torneo a Miami fino ad oggi, ho passato delle settimane e dei mesi difficili. Alcuni giorni tristi, alcuni giorni bui, senza una luce alla fine del tunnel a causa del mio serio infortunio al polso. Ma la parte positiva della storia, quella che vorrei condividere con voi… è che io non mi arrendo… Durante questo periodo difficile ho continuato a cercare delle alternative, ho ascoltato diversi pareri in modo da non avere un’unica diagnosi. L’intero processo è stato supervisionato dal mio dottore. Ha supportato la mia decisione di cercare delle alternative. Se c’è una cosa che voglio fare è lottare per quello che amo, e quello che amo è giocare a tennis. Sono stato molto frustrato dai miei precedenti tentativi di ritorno. Potrei allenarmi, potrei mantenermi in forma e cercare di giocare a tennis con tutte le armi a mia disposizione tranne la mano sinistra. Ma dopo il mio ultimo torneo a Miami, quando ho lasciato il campo, le mie sensazioni non erano buone. Sono stato male durante l’intero corso del torneo, anche se è stato bellissimo sentire l’energia della competizione e passare del tempo con i tifosi. L’intera situazione mi ha fatto capire che non sarebbe stato saggio andare avanti in quelle condizioni e che non meritavo di entrare di nuovo in un campo da tennis con un dolore del genere al polso. Ecco perché per la prima volta da quando ho iniziato ad avere problemi nel 2012 e nel 2013, per la prima volta ho deciso di non allenarmi e di non giocare a tennis. Mi sono ritrovato a combattere mentalmente e psicologicamente, a non voler mollare, a cercare di trovare delle soluzioni per il problema al polso. È positivo conoscere tutti i vari trattamenti medici alternativi e conservativi che potrebbero aiutarmi con il polso nella vita quotidiana. Ma allo stesso tempo penso allo sport, alla competizione, alla grande intensità, tutte cose con le quali io vorrei tornare a giocare di nuovo, e questo tipo di trattamenti non sono adatti a risolvere il problema una volta per tutte. E così, mentre ancora sogno di tornare a calcare un campo da tennis un giorno, ho scelto di non usufruire di questi trattamenti conservativi per curare il dolore, che è stato inizialmente diagnosticato come una tendinite ma è molto più serio di questo, perché il tendine è danneggiato. Diversi dottori, incluso quello che mi ha curato durante tutto questo periodo, mi hanno consigliato una nuova operazione. Anche se non è una situazione piacevole, e nonostante la frustrazione che tutto ciò porta, e pur sapendo che le prossime settimane saranno molto dure per me, ho deciso di provarci nuovamente e sottopormi ad una operazione chirurgica, sperando che possa essere la soluzione finale, sperando che possa guarire il mio polso una volta per tutte. D’ora in avanti voglio essere felice, in salute, con o senza racchetta. Senza problemi fisici, sperando di poter fare quello che mi piace. Ovviamente non è stata una decisione semplice da prendere. Si tratta dello stesso polso per la terza volta. Quando i problemi sono iniziati nel 2012, mi sono sottoposto a diverse infiltrazioni ma ho continuato a giocare per un anno e mezzo. Ma nel 2014 il polso non rispondeva più nel momento in cui avrei dovuto giocare un tennis di alto livello, e questo è stato il momento in cui ho subito la prima operazione al polso sinistro. Ero numero 4 del mondo, avevo un sacco di energie che mi hanno permesso di affrontare tutto quel processo e tornare il più presto possibile. È stata una decisione difficile e un’operazione complicata ma l’ho fatto e dopo questo è passato diverso tempo ma non sono riuscito a ritrovare la mia forma migliore. Lo scorso anno ho comunque continuato ad allenarmi e a sognare di poter tornare a giocare in un torneo piuttosto che in un altro. Ma più il tempo passava, più l’unica cosa che sentivo era la frustrazione di non riuscire a raggiungere i miei obiettivi e di non riuscire a seguire una programmazione. Fino ad ottobre o novembre quando ho deciso di concludere la stagione e di programmare un’intensa off-season pensando ad un grande inizio per la stagione 2015 in Australia. Ma più quel momento si avvicinava, più il dolore nel polso non accennava ad andarsene. Non è stato facile e non sono mai riuscito ad allenarmi senza dolore. In ogni caso sono andato in Australia, mi sono inaspettatamente ritrovato a vincere qualche partita contro dei buoni giocatori. Sentivo ancora dolore nel polso ma quelle vittorie mi hanno dato la forza per affrontare una nuova operazione. Questa volta un’operazione di minore entità, che avrebbe richiesto un tempo di recupero più breve. Dopo quella operazione sarei stato in grado di giocare e di godere del tennis di nuovo. Ma i risultati non sono stati quelli che ci aspettavamo. L’operazione è stata un successo ma dopo un piccolo periodo di riabilitazione, quando stavo programmando il mio ritorno, ho sentito nuovamente dolore. Dopo aver giocato Miami le mie sensazioni erano orribili. Mi sono detto che non volevo combattere contro il tennis, non volevo odiare questo sport. Ho preferito prendermi tutto il tempo necessario e cercare di recuperare innanzitutto come persona e lasciare per un momento da parte il fatto di essere un giocatore di tennis. Questo è quello che è successo nell’ultimo periodo. Sono passati diversi mesi, e mentre qualcuno potrebbe pensare che sono stato depresso o in una qualche forma di crisi, o anche che non avrei più voluto giocare a tennis di nuovo, l’unica cosa che ho fatto durante questo periodo è stato cercare una soluzione per il mio problema. Sono davvero grato a tutti coloro che sono venuti da me in buona fede e mi hanno offerto suggerimenti su vari medici, su diversi trattamenti o possibili soluzioni. L’ho davvero apprezzato dal profondo del mio cuore ma allo stesso tempo è difficile sapere quale percorso intraprendere quando hai così tante opzioni a disposizione. So che il mio dottore è uno dei migliori al mondo, mi ha supportato mentre mi sono guardato intorno alla ricerca di diverse opinioni, e tutto ciò mi ha fatto sentire sollevato. Ho cercato delle alternative e nuove diagnosi ma la conclusione è sempre la stessa. Se voglio giocare a tennis l’unica via è affrontare una nuova operazione, sotto la guida del dottore di cui mi fido, quello che ha guarito la mia mano destra. È grazie a lui se sono stato in grado di giocare molti altri anni, grazie al mio polso destro sano. Vorrei inoltre dire due parole sui miei allenatori. Quello che è successo non è stato facile nemmeno per loro. Sono rimasti al fianco di un ragazzo che non è mai riuscito a trovare la soluzione ma che ha continuato a provarci. Mentre il tempo passa, io cresco e non riusciamo a trovare gli obiettivi o le motivazioni per andare avanti. Ma sono ancora al mio fianco, perché quello che vogliono è che sia la persona e non solo il giocatore di tennis a recuperare e a scegliere di fare quello che ama. E questa è la cosa più importante che io posso realizzare come persona. Sono i miei allenatori, le mie guide e i miei compagni di avventura. Abbiamo ottenuto tanto cose insieme, realizzato alcuni sogni, patita la frustrazione e quello che voglio dire è che non ci siamo mai separati durante questi momenti difficili. Ci capiamo molto bene, ci siamo sempre l’uno per l’altro, non c’è alcun problema fra di noi perché quello che vogliamo è il meglio l’uno per l’altro. Apprezzo davvero il fatto che loro sono ancora con me, mi supportano durante questo momento difficile, così come hanno fatto durante i momenti migliore. Vorrei dire qualcosa sulla mia famiglia e sui miei più cari amici. Sono d’accordo con i miei allenatori, quello che vogliono è vedere una persona felice, che non soffre per il dolore. Sanno cosa il tennis significa per me e lo sforzo che ho fatto in tutti questi anni. Sanno quando gioisco, sanno quanto soffro, le emozioni che questo sport mi da. Ma alla fine dei conti, non vogliono vedere una persona, un figlio, un amico che soffre. Allo stesso modo io non voglio vedere qualcuno a me vicino sentirsi così. Mi stanno vicini, loro sanno cosa serve affinché la mia mano possa guarire. Sono venuti con me a correre, in palestra, abbiamo condiviso il tempo libero come fanno gli amici e sono con me nella decisione di sottopormi ad una nuova operazione, saranno con me durante la riabilitazione come hanno sempre fatto. Apprezzo davvero la mia famiglia e i miei amici. Un gruppo di persone che non ho incontrato perché ho vinto il titolo agli US Open o per la medaglia olimpica, o per il fatto di aver vinto diversi tornei ATP. Come ultima cosa, ma non per questo meno importante, vorrei parlare di voi. I miei tifosi, quelli che mi seguono, quelli che mi apprezzano e anche quelli che non lo fanno. I media, i miei colleghi tennisti e tutti quelli che tengono a me. Voglio dirvi grazie. Spero che in futuro questa possa essere soltanto una parte dell’intera storia. Spero che potremo parlare di altro, non solo di questi problemi. Voglio ringraziarvi per avermi supportato, e spero un giorno di potervi ringraziare per tutto questo da un campo da tennis… o da qualunque altro posto mi renderà felice, in modo che sappiate che siete stati al mio fianco nel momento più brutto della mia carriera. Quindi grazie mille. Questo è quello che mi sta succedendo in questo momento. Il prossimo giovedì mi opererò negli Stati Uniti, se vorrete supportarmi o pregare per me siete i benvenuti. Vi terrò informati su come andrà e vi aggiornerò sull’andamento della situazione. Tante grazie e un grande abbraccio“.
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Delpo: il polso è una maledizione, l’operazione la soluzione?
Juan Martin del Potro, è un incubo senza fine: siamo a fine corsa?