Anastasia Grymalska, giocatrice italiana di origini ucraine, si è trasferita in Italia, a Pescara, all’età di due anni. Allenata dal padre, Sergiy Grymalsky, ex numero 11 dell’Unione Sovietica, fino all’età di quattordici anni, dopo due anni trascorsi nel centro federale di Tirrenia, comincia il suo peregrinare in giro per il mondo, cambiando diversi coach, tra cui Daniel Panajotti, storico allenatore di Francesca Schiavone. Vincitrice di 13 titoli ITF e della medaglia d’argento ai giochi del Mediterraneo nel 2013, dopo aver partecipato a tutti gli Slam nella categoria under 18, raggiunge le qualificazioni agli US Open del circuito maggiore nel 2014. Da gennaio la Grymalska è tornata ad allenarsi al Circolo tennis di Pescara, seguita dal padre e dal maestro Cesare Petrecca.
Cosa ti spinge a cercare di perfezionarti ogni giorno?
Fin da piccola ciò che mi ha sempre spinto a cercare di migliorarmi è sicuramente la passione. Faccio molti sacrifici, ma quando arriva la vittoria in un torneo è una grande soddisfazione e quindi lotto per realizzare questo sogno.
Come pensi di migliorare il tuo ranking? Puntando più sulla tecnica o sulle qualità fisiche?
Per ora le qualità fisiche prevalgono, sono una lottatrice, in campo corro tanto. Tecnicamente devo perfezionare tantissime cose e ci provo tutti i giorni. Ma, soprattutto, devo cercare di migliorare l’aspetto psicologico, perché negli eventi più importanti spesso mi ha tradito ed è anche per questo che non ho ottenuto i risultati che avrei voluto.
In una scala di valori e priorità, quale posto assegni alla tua attività sportiva all’interno della vita di tutti i giorni?
Dopo la famiglia e gli altri affetti, lo sport riveste un ruolo fondamentale nella mia vita. Mi alleno tutti i giorni, vado in palestra, pratico diverse attività, quindi tutta la mia giornata è basata sul tennis e sull’attività fisica.
Hai cominciato a giocare a tennis molto presto, a cinque anni; ripensando ai sacrifici fatti da te e dalla tua famiglia, puoi affermare con certezza che ne sia valsa la pena?
Si, posso affermare che ne sia valsa la pena. Ovviamente ci sono stati momenti difficili in cui ero molto delusa e ho pensato anche di abbandonare il tennis, ma, alla fine, la passione per questo sport ha prevalso.
Nel 2014 hai partecipato alle qualificazioni degli US Open: hai subìto il fascino dello Slam? Nel momento in cui sei scesa in campo cosa hai provato?
Le qualificazioni agli US Open del 2014 non sono state il mio primo approccio ad uno Slam, dal momento che avevo già giocato in tutti gli Slam da under 18, quindi conoscevo un po’ l’ambiente. Nel circuito maggiore c’è molta più competizione e, come dicevo prima, in quest’occasione è venuta meno la forza mentale a causa della troppa ansia e tensione, che non mi hanno permesso di esprimere il mio gioco, ma è stata comunque una bella esperienza.
Durante la tua carriera fino ad oggi hai vinto 13 tornei ITF, ma un altro traguardo importante è stata la medaglia d’argento ai giochi del Mediterraneo nel 2013 nella categoria di doppio. Che valore dai all’uno e all’altro?
Gioco i tornei ITF quasi tutte le settimane, perché danno punti per la classifica mondiale. Il torneo più importante è stato Beinasco (25.000$) nel 2014, spero di vincere ancora qualche competizione di questo livello. Per quanto riguarda i giochi del Mediterraneo, è stata una bellissima esperienza e inaspettata, perché inizialmente non dovevo partecipare, ma si è infortunata Gioia Barbieri e quindi sono entrata al suo posto. La ragazza con la quale ho giocato il doppio, Federica Di Sarra, è la mia compagna di squadra nel campionato a squadre di Serie A2, per questo siamo molto affiatate e ci è dispiaciuto non essere arrivate prime in quell’occasione. Secondo me Gioia ha ancora tanto da dare ed essendoci allenate insieme ho visto che ha ottimi margini di miglioramento (ha affermato la Grymalska a proposito di Gioia Barbieri).
Tra le top 100 ci sono diverse giocatrici italiane. Sulla base della tua esperienza, che cosa ha in più chi sta tra i primi 100? E’ una questione di tecnica o di solidità mentale?
Le prime 100-200 tenniste del mondo ormai giocano tutte bene, la differenza è a livello mentale. Le giocatrici dell’est, ceche, slovacche, russe, sono davvero molto combattive, ma anche le nostre italiane stanno andando bene, giocano un buon tennis e lo dimostra il fatto che abbiano vinto diverse Fed Cup.
Sei nata a Kiev, tuo padre è un maestro di tennis che è vissuto e ha giocato in Unione Sovietica, quindi hai avuto modo di conoscere meglio anche una scuola di tennis diversa dalla nostra. Secondo te, in cosa deve migliorare la scuola di tennis italiana per essere più competitiva a livello mondiale?
Sinceramente non sono molto esperta di scuole di tennis, però, in base alla mia esperienza e anche a quella di mio padre, posso dire che bisognerebbe migliorare l’educazione dei bambini, insegnando loro a lottare di più e ad avere più disciplina. Sarebbe da perfezionare anche la preparazione atletica, che forse è un po’ carente.
Ultima domanda: quali sono i tuoi programmi per il futuro? Hai già deciso a quali tornei parteciperai?
Al momento sto giocando i campionati a squadre, che mi impediscono di partecipare alle qualificazioni dei tornei più importanti. Ho giocato diversi tornei Open, l’ultimo a Viareggio, che ho vinto, e ora parteciperò a quello di Matera, poi penso che farò qualche 25.000 $ all’estero e qualche qualificazione nei WTA. I miei futuri obiettivi? Le qualificazioni ai prossimi US Open.