[1] A. Murray b. K. Anderson 6-3 6-4
Murray b. K. Anderson 6-3 6-4 (dal Queen’s Club, Cesare Alfieri)
Per riassumere la finale di oggi – che porta Murray nell’Olimpo del Queen’s Club con quattro vittorie, e in quello del tennis britannico raggiungendo Major Ritchie che qui alzò il trofeo quattro volte tra il 1902 e il 1909 – potrebbero bastare i due giochi nei quali lo scozzese ha strappato il servizio ad Anderson. Nel cinque punti del quarto game del primo parziale, il sudafricano – autore nel torneo di 96 servizi vincenti – riesce a servire soltanto una prima in campo e, delle restanti quattro seconde, tre sono preda sin troppo facile di Murray. Nel quinto gioco del secondo set, invece, Anderson serve meglio (solo una seconda), ma il risultato non cambia. Lo scozzese effettua uno dei consueti, ma sempre impressionanti, recuperi difensivi per aggiundicarsi il primo punto, e riesce a rispondere con un vincente alla prima del sudafricano sul 15 pari. “Alla risposta Murray è fenomenale” ha commentato Anderson dopo la partita “anche quando in quella situazione ho servito un forte servizio ad uscire, che pensavo vincente, è riuscito a rispondere. Si muove in maniera fenomenale”. Anderson ci mette anche del suo con un errore non forzato di rovescio ma, sul break point, Murray compie un piccolo capolavoro. Il sudafricano a rete spinge, ma non a sufficienza, una volée, consentendo il recupero in corsa di Murray, che tira un lob a scavalcare Anderson a rete. Kevin torna a fondo campo e rimette la palla centralmente, ma Murray la accarezza facendola cadere appena al di là della rete. Non sono trascorsi neanche 50 minuti, e lo scozzese è già avanti di un set e di un break.
Anderson fa quanto gli è possibile per riportarsi in partita, ma togliere il servizio allo scozzese è impresa improba. Un po’ perché Murray fa l’Anderson – un ace a 130 miglia orarie e un ace sporco nel sesto gioco – ma soprattutto perché Murray fa Murray, ricacciando il suo avversario a fondo campo quando questi prova ad attaccarlo con colpi molto stretti ad uscire, e utilizzando come meglio non si potrebbe il lob difensivo, con una pallina che atterra sempre negli ultimi cinque centrimetri del campo. “Sì” ammette Murray con il consueto understatement britannico dopo il match “ho fatto una buona partita. Ho giocato sempre un po’ meglio andando avanti nella settimana”. Ma, come ha avuto modo di precisare l’intervistatrice, non si tratta davvero di aver giocato “un po’ meglio”, perché il tennis messo in mostra dallo scozzese sul campo centrale del Queen’s è stato “spettacolare”. Lo scozzese è parso davvero tonico fisicamente e mentalmente concentrato, tanto da dichiarare di “sentirmi meglio di quando vinsi Wimbledon nel 2013”. In particolare, colpisce la sua varietà di colpi: dal rovescio slice – croce per Anderson – al dropshot, dal lob difensivo a al rovescio bimane piatto e incrociato. Rimane poi, con Djokovic e forse ancora Nadal, il miglior ribattore del circuito: non è un caso che contro di lui Muller si sia fermato a 8 ace, e nella finale di oggi Anderson ne abbia messi a segno soltanto 11.
Da oggi, abbiamo quindi una nuova legge del tennis: negli anni dispari, Murray al Queen’s Club non si batte. Dopo aver alzato il trofeo nel 2009, nel 2011 e nel 2013, la striscia continua in questo 2015. Ed è facile dimentica quello che si diceva e scriveva di Murray dopo l’operazione alla schiena e la scelta di Amelie Mauresmo all’incirca un anno fa. Murray sta giocando non bene, ma benissimo, battezzando nel migliore dei modi il coaching di Bjorkman (una striscia positiva di 10 vittorie) e, soprattutto, la partnership professionale con Amelie. Una scelta per la quale Andy fu molto criticato ma che, adesso, sembra dare i suoi frutti: “devo darle molto credito, perché il lavoro che ho fatto con lei sta pagando, come nell’utilizzare di più la mia varietà di colpi”. Amelie arriverà domani a Londra e, dopo un meritato giorno di riposo, Andy giocherà qualche match di esibizione prima dei Championships. E’ un Murray in grandissima fiducia, che sa di poter arrivare molto in alto a SW19, realizzando quella doppietta Wimbledon – Queen’s che solo due campionissimi come McEnroe e Sampras hanno ottenuto. C’è forse un unico fantasma nella testa di Andy, il giocatore che lo ha battuto quattro volte quest’anno, Novak Djokovic. “C’è un solo giocatore che ha giocato meglio di me quest’anno. Vorrei essere quel giocatore, ma sperabilmente lo potrò diventare in futuro”. Un futuro molto prossimo, quello a cui Murray sembra pensare, chiamato Wimbledon.