(Da Londra, AGF)
Wimbledon: finalista nel 2014, eliminata al primo turno l’anno successivo. E così la crisi di Eugenie Bouchard raggiunge il suo culmine. L’uscita per mano di una “sconosciuta” cinese aggiunge un tocco di ulteriore crudeltà alla vicenda. I due estremi possibili, o quasi, di una carriera toccati nel giro di dodici mesi nel torneo più importante.
Eppure sembrava che il sorteggio avrebbe in qualche modo potuto aiutare Bouchard, che si presentava in condizioni precarie dopo il ritiro di Eastbourne durante il match contro Belinda Bencic. Esordio contro la cinese Ying-Ying Duan che pur avendo 26 anni ha alle spalle una esperienza limitata nel circuito WTA: esordiente a Wimbledon, numero 117 del ranking, e quattro sole partecipazioni agli Slam (US Open e Australian Open).
Per avere qualche indicazione in più mi sono rivolto ad un inviato cinese a Londra (della testata W. Sina) che molto gentilmente mi ha raccontato qualcosa di lei. Alta, possente (1,86 per 84 chili), ma non mobilissima, ha un bel servizio e un dritto efficace. In Cina non sono del tutto sorpresi della vittoria, perché pensavano che una tennista di potenza come lei avrebbe potuto mettere a nudo il momento difficile (tecnico e fisico) che sta attraversando Eugenie. E così è stato.
Va anche detto che a volte certe giocatrici cinesi si conoscono poco a causa delle politiche della loro federazione. Duan è solamente al quinto Slam affrontato in carriera, anche se in realtà tre anni fa avrebbe potuto giocare Wimbledon, ma allora la federazione cinese aveva preferito che si dedicasse ai tornei locali, negandole di raggiungere quello che è probabilmente il sogno di ogni tennista. A tre anni di distanza da quella delusione, è arrivato comunque il momento di farsi conoscere anche in occidente.
Il giornalista cinese mi ha anche spiegato che Duan utilizza molto i social network, e in Cina è piuttosto conosciuta perché ama postare le sue foto in cui sperimenta make-up e trucchi stravaganti su Weibo, la versione cinese di facebook.
Personalmente non avevo mai visto giocare Duan, e mi ha colpito per la pesantezza di palla, mentre forse potrebbe essere un po’ meno fallosa in risposta. Alcuni errori su seconde di Bouchard potevano probabilmente essere evitati, ma in questi casi potrebbe essere stata la tensione a farle sbagliare palle tutto sommato gestibili.
Per quanto riguarda il match devo dire che ho avuto una certa dose di fortuna, dato che ho potuto seguirlo accanto a Sam Sumyk, il coach di Bouchard. Solo il pianerottolo della scala che porta all’uscita e distribuisce i diversi settori del campo 3 ci separava: poco più di due metri lineari, e quindi nessuno seduto tra noi.
Così ho potuto ascoltare tutto quello che Sumyk suggeriva a Bouchard.
Il modo di comunicare di Sumyk si è evoluto con l’andamento della partita. Fino al tiebreak del primo set si è limitato ad incoraggiamenti (quasi sempre in francese); in questa fase tendeva soprattutto a caricare Eugenie, sottolineando i punti ben giocati: “Super! Bien frappé!”
Ma quando ci si è avvicinati al tiebreak la comunicazione si è fatta più tecnica “Les pieds, les pieds”, sino a diventare tattica sul 3-5 del tiebreak: “coup droit!” (difficile dire se riferito ad Eugenie o all’avversaria, forse come direzione di battuta?).
E all’inizio del secondo set: “ De travers!”
Qualche volta Sumyk (che è francese, mentre Bouchard è una canadese bilingue) è passato anche all’inglese: “That’s the way!”
Nel primo set raramente Eugenie alzava lo sguardo verso il suo angolo, mentre nel secondo set il contatto visivo si è fatto più frequente e non nascondeva certo la sfiducia che aumentava. Ad un certo punto guardando negli occhi l’allenatore ha preso la palla e l’ha appoggiata fuori dallo sweet spot della racchetta (verso il manico) come ad indicare che troppo spesso scentrava l’impatto.
Sul 4-3 del secondo set, subito dopo il cambio campo, Sumyk si è improvvisamente agitato, prima ancora che si cominciasse a giocare. Si è quasi alzato dal sedile e ha fatto un segno con entrambe le mani per far capire ad Eugenie che aveva assunto una posizione in risposta che non andava bene.
Poi nel game successivo è arrivata la svolta: il break che ha deciso la partita.
Sul 6-7, 4-5 Eugenie ha affrontato quello che sarebbe stato l’ultimo game del match proprio sotto a Sumyk. Che però questa volta si è limitato ad un imperioso “Courage!” prima che si iniziasse a giocare, e basta.
Appena concluso l’ultimo punto è scattato via verso l’uscita (che come ho detto era esattamente lì), tanto che era già fuori dal campo prima che le due giocatrici si fossero strette la mano.
A questo punto, al di là dell’episodio di oggi, viene il dubbio sull’efficacia della collaborazione tra Sumyk e Bouchard.
In conferenza stampa Eugenie ha ribadito di avere fiducia in lui, ma ha anche aggiunto che occorre un fitness trainer in grado di evitare i numerosi problemi fisici che da un po’ la colpiscono: “Dopo l’infortunio non ho potuto allenarmi a sufficienza, e non conoscevo molto della mia avversaria. Mi sentivo impreparata e il mio timing non funzionava per nulla”.
“Non è cominciata bene la mia collaborazione con Sumyk, ma io mi fido di lui. Di sicuro però dobbiamo migliorare i risultati. Voglio trovare un fitness trainer che faccia sì che io diventi più forte e che non mi infortuni più”
In chiusura di conferenza stampa Bouchard ha fatto un ragionamento ad ampio respiro: “Devo imparare dagli alti e bassi della vita. E’ tutta esperienza per arrivare ad ottenere il meglio, che io so di poter dare. Ma ormai credo di avere imparato abbastanza, non ho più bisogno di altre esperienze di questo genere…”.