La prima domenica di luglio è stata per 33 anni dedicata al match più importante dell’intera stagione, addirittura la finale dei “Championship”, come si usa chiamare da queste parti un torneo di tennis organizzato dall’All England Lawn Tennis and Croquet Club. Da quest’anno servirà per fare dei bilanci, meglio così in fondo. Per una volta, invece di seguire match a spizzichi e bocconi ci si potrà prendere del tempo per capire cos’è successo, e chissà, capire cosa succederà.
È successo che dei 16 giocatori rimasti in gara, soltanto due non erano comprese tra le teste di serie, Denis Kudla e Vasek Pospisil. Se pensate che abbiano fatto un’impresa, o che abbiano battuto qualcuno che ha fatto un’impresa, siete fuori strada. Kudla, numero 105 del mondo, in tabellone grazie ad una Wild Card, è arrivato sin qui superando Cuevas, Zverev e Giraldo. In teoria doveva esserci Nishikori, ma il giapponese si è fatto male (strano eh?) e quindi non è sceso in campo contro Giraldo. Pospisil almeno ha superato il nostro Fognini, oltre al qualificato Millot e al padrone di casa Ward. Ma anche in questo caso nessuna impresa per nessuno, è la parte di tabellone di Ferrer, che ha pensato bene di ritirarsi ancor prima che il torneo iniziasse.
Gli altri che avrebbero dovuto essere qui e invece sono partiti anzitempo li elenchiamo in ordine di stupore: Bautista-Agut, che ha preso il posto di Feliciano Lopez sconfitto dal nostro tennishipster Basilashvili; Ivo Karlovic, che ha ridotto all’avvilimento il povero Tsonga, al quale non è bastato non perdere mai il servizio e concedere due sole palle break per vincere la partita; Nick Kyrgios, che ha superato un rientrante Milos Raonic, e che è difficilissimo considerare una sorpresa; e infine i due forse meno attesi: Richard Gasquet – che però era avanti 4 a 0 nei confronti diretti con Dimitrov – e soprattutto Viktor Troicki che ha preso il posto che sembrava dovesse essere di Rafa Nadal.
Di Dimitrov abbiamo detto sin troppo. Il bulgaro è in chiara fase involutiva, si sperava che il ritorno sull’erba potesse scuoterlo, ma inspiegabilmente Grigor continua a giocare come se si trovasse sulla terra rossa, non troppo vicino alla linea di fondo. Forse farebbe bene a staccare un po’ e cercare di comprendere – insieme al suo allenatore, chiunque debba essere… – cosa vuol fare da grande. In questo senso perdere con Gasquet è stato paradossale, perché il francese dovrebbe essere preso come esempio da tutti i giocatori talentuosi del circuito: “state attenti, perché rischiate di finire come lui”.
Ma è inutile sottolineare che la prima settimana è stata dominata dall’esclusione del bi-vincitore di Wimbledon e pluridecorato slammer Rafael Nadal. Quanto fosse forte Brown si è visto nel turno successivo, ma non è che contro Lu fosse sembrato Laver. E se Rafa pensa che il problema possa essere l’avversario in stato di grazia è meno lucido di quanto non sembri. Per quanto si debba stare molto attenti prima di qualsiasi de profundis, non si vede davvero come lo spagnolo possa uscire dalla palude in cui è invischiato: le gambe semplicemente girano meno di prima e la conseguenza è devastante, perché non arriva più perfettamente sul dritto e non riesce a chiudere lo scambio. Di conseguenza non funziona il passante e insomma le armi su cui ha costruito la sua formidabile carriera non ci sono più. Ne troverà di nuove? Dire che sembra improbabile è il minimo. Rafa può lavorare un po’ sul servizio, cercare – proprio lui, sembra un’offesa – di abbreviare lo scambio giocando un paio di metri più avanti e poco altro. Basterà? Lo sapremo molto presto. Meglio però che i suoi tifosi non si facciano troppe illusioni, perché quel dritto non tornerà più.
Sugli italiani non possiamo che ripeterci. Fognini ha buttato al vento l’ennesima occasione ma speriamo continui a lavorare senza scoraggiarsi troppo; Bolelli ha fatto quello che poteva ed esce per la seconda volta di fila al quinto set da uno slam; Seppi è già stato bravo a portare via un set a Murray, chiedergli di più proprio non si può. E ancora più bravo a “confessare” che alla fine del secondo set non aveva un bel niente. Seppi è diventato un uomo sereno, beato lui, il tennis seguirà. Per gli italiani, considerati i chiari di luna, i tempi bui sono lontani dall’essere finiti, ma di questo abbiamo già parlato.
I 16 rimasti appartengono a 12 nazioni diverse. Croazia, Francia, Serbia e Svizzera hanno due rappresentanti. Le altre otto sono Australia, Belgio, Canada, Gran Bretagna, Repubblica Ceca, Spagna, Sudafrica e USA. Niente Italia appunto, ma non è una novita.
Domani il “Super Monday” (si giocheranno tutti quanti gli ottavi di finale, sia maschili che femminili) sarà in tono un po’ dimesso, perché non si profilano all’orizzonte match particolarmente affascinanti (almeno tra gli uomini, delle donne vi ha parlato il nostro bravo AGF). Forse Kyrgios-Gasquet, anche se il francese ha troppe volte deluso per contarci troppo; o magari Berdych-Simon col ceco che è sorprendentemente indietro nei precedenti. Murray è nella strana situazione di avere un ottavo di finale più complicato del turno successivo. Non che Karlovic possa continuare a far miracoli. Servirà un’altra ventina di aces ma difficilmente Murray gli permetterà tanto di più. Ma in ogni caso sarà un osso più duro del vincente tra Troicky e Pospisil. Cilic, dopo il pericolo scampato contro Isner, dovrebbe interrompere la corsa di Kudla, e difficilmente Djokovic e Federer potranno trovare chissà quale problema nel superare Anderson o Bautista-Agut. E tutto sommato sarebbe strano anche che Wawrinka smarrisse qualche set contro Goffin.
Il torneo insomma comincia con i quarti. Finora è stato di una regolarità notevole e ben 4 giocatori non hanno ancora perso un solo set (Djokovic e Waw e sorprendentemente Goffin e Gasquet) nessuno ha strappato un servizio agli svizzeri. Ma il tran tran potrebbe esplodere insieme a Nick Kyrgios, l’unico, ci sembra, in grado di sparigliare le carte. Altrimenti Federer e Murray si giocheranno probabilmente il titolo venerdì prossimo, Djokovic permettendo.
Ad ogni modo sarebbe molto, molto sorprendente non trovare i primi 4 del ranking in semifinale, se Kyrgios sarà d’accordo. Quando questo succedeva nel tennis femminile fioccavano polemiche per i tabelloni troppo ampi. Ora si dice che siamo nella Golden Age del tennis maschile. Misteri della critica.