Ubaldo commenta i quarti di finale di Wimbledon
Ubaldo e Steve Flink commentano i quarti di finale di Wimbledon (in inglese)
[21] R. Gasquet b. [4] S. Wawrinka 6-4 4-6 3-6 6-4 11-9 (da Londra, AGF)
Wawrinka contro Gasquet non è solo il confronto tra due dei rovesci ad una mano più belli del circuito ma anche, secondo i bookmaker, il quarto di finale più incerto. A Wimbledon 2015 nei cinque turni affrontati sino ad ora hanno lasciato un solo set agli avversari: è accaduto a Gasquet nel suo incontro contro Kyrgios. Wawrinka è favorito per il modo in cui ha giocato nelle ultime settimane, d’altra parte le statistiche dicono che i due giocatori hanno una percentuale di vittorie in carriera molto simile (Gasq 65% Waw 64%) ma Gasquet rende di più sull’erba (Gasq 69%, Waw 55%).
Wawrinka vince il sorteggio e sceglie di servire. Non si fa in tempo a partire che comincia a piovere: poche gocce, per la verità, che comunque indicano quanto sia instabile il tempo. E’ però soprattutto il vento ad infastidire: irregolare e di intensità variabile, a volte riesce addirittura a muovere i lembi del pesante telo di copertura arrotolato a bordo campo. Per i primi sei game non c’è l’ombra di una palla break, nessun giocatore in risposta riesce ad andare oltre al 30. Due volte per parte chi batte tenta il serve&volley e viene respinto con perdite: quattro punti persi. Nel fatidico settimo game Wawrinka smarrisce completamente la prima di servizio (sarà solo del 43% al termine del set), e consente troppe volte a Gasquet di iniziare il palleggio comodamente. Senza l’inerzia della battuta, la pressione cresce e Stan commette un paio di gratuiti di troppo di dritto. Si va ai vantaggi e con due rovesci in rete (uno da fondo e uno di volo) Wawrinka cede la battuta alla prima occasione. 3-4
Nei game successivi si segue la regola del servizio e così Gasquet è il primo giocatore a strappare un set a Wawrinka, che era anche rimasto l’unico di tutto il torneo a non aver ceduto un set. Una sola palla break è stata determinante per il 6-4. La differenza di velocità in battuta (Gasquet serve la prima attorno alle 115 miglia orarie, Wawrinka a 125) non ha inciso anche perchè Stan ha faticato in risposta, soprattutto con quelle bloccate, troppo spesso fuori misura.
Nel secondo set Wawrinka reagisce immediatamente. Parte sparato al servizio (tenuto a zero), riduce i gratuiti e risponde meglio: e grazie a un parziale di otto punti a due dall’inizio del set confeziona il break. E’ tutto un altro giocatore: incisivo, concentrato, che quando sbaglia lo fa perchè rischia e non più per distrazione. Anche la sua velocità di palleggio è cresciuta e Gasquet pare soffrirla. Raggiunge il 3-0 molto rapidamente e sembra avere il set in mano.
Ma il vantaggio lo rilassa, e riaffiora il Wawrinka distratto del primo set: a fare tre giochi consecutivi è Gasquet, che torna sotto 3-3. Per quanto la partita la faccia Wawrinka (che produce quasi il triplo di vincenti, ma anche di gratuiti) Gasquet è riuscito a rientrare nel secondo set perché è stato più ordinato: regala pochissimo, mette più prime (quasi il 20% in più) e qualche volta riesce anche a pennellare soluzioni eleganti, come i due dropshot vincenti nell’ottavo gioco. Wawrinka sale 5-4 e qui Gasquet si complica la vita da solo. Sul 30 pari commette un doppio fallo (il primo della partita) e comincia una alternanza di parità/vantaggi esterni che corrispondono ad altrettanti set point. Alla terza occasione di nuovo un doppio fallo pareggia i conti. 6-4, 4-6 in 69 minuti di gioco.
E’ una brutta botta per Gasquet, che sembra accusare il colpo nel terzo set. Cede il servizio nel quarto gioco con due gratuiti che più gratuiti non si può: due dritti in mezzo alla rete. Wawrinka sempre più spesso si piazza a ridosso della linea di fondo e da quella posizione conduce le operazioni. Ora a Gasquet non basta più essere ordinato per fare i punti, spesso occorrono delle mezze prodezze, che però non possono essere altrettanto frequenti. E qualche volta il dritto comincia a tradirlo. Wawrinka si porta rapidamente 5-2 e non si distrae nemmeno quando deve chiudere 6-3: lo fa a zero a suon di prime di servizio. 4-6, 6-4, 6-3.
L’impressione in questa fase è che quando Wawrinka accelera e sale di livello, Gasquet fatichi a reggere il confronto; ma siccome non sempre Stan è lucido e sul pezzo, Richard può sperare in qualche altro passaggio a vuoto dell’avversario per cercare di rientrare. Il problema è che mentre nel primo set Wawrinka aveva commesso 14 gratuiti, è sceso a 5 nel secondo e a 4 nel terzo. Mentre i vincenti sono rimasti sempre costanti (12, 13 ,13).
Nel frattempo il clima sta migliorando: sempre più spesso esce il sole e anche il vento è quasi scomparso. Nel quarto set si procede senza scossoni seguendo la regola dei servizi. Gasquet ha iniziato a servire per primo e così quando si arriva sul 5-4 si ripete a parti invertite la vicenda del secondo parziale: con la pressione di servire per stare nel set, Wawrinka comincia con un gratuito di dritto. Gasquet fiuta l’occasione, gioca un eccezionale scambio in contenimento riuscendo a mandare fuori giri Wawrinka, obbligato ad un colpo in più per aggiudicarsi il punto. Si arriva alla palla break: e sulla palla break (che corrisponde al set point), anche Stan regala il set con un doppio fallo, il primo di tutta la partita.
Occorre il quinto set, come nell’ultimo confronto diretto (Roland Garros 2013). Wawrinka prova subito a dare la spallata decisiva e si procura una palla break: ma Gasquet reagisce con buoni servizi e salva il pericolo.
Gasquet sempre più frequentemente cerca di tenere i rimbalzi bassi in modo che Stan fatichi a liberare il braccio, obbligato a colpire molto più piegato e raccolto che sugli altri terreni: e infatti le variazioni slice riescono in diverse occasioni a impedire a Wawrinka di sprigionare tutta la sua potenza. Ed è proprio attraverso tre palle insidiose, basse e senza peso, che Gasquet sale 0-40 nell’ottavo gioco: Wawrinka commette due gratuiti al rimbalzo e mette in rete una volèe. Ancora con uno slice Gasquet innesca il corpo a corpo a rete decisivo che gli procura il 5-3.
A Richard “basterebbe” tenere la battuta per chiudere i conti, ma Wawrinka ha un sussulto di orgoglio e alzando il proprio livello di gioco si procura una palla per il controbreak. E qui Gasquet decide di accettare un braccio di ferro a suon di rovesci in top che finisce per perdere; scelta discutibile, a mio avviso, visto che era stato con le variazioni slice che aveva messo in difficoltà il suo avversario: 4-5. Wawrinka ricuce completamente lo strappo: 5-5.
Dal settimo gioco la qualità del quinto set è notevolmente salita, con il numero vincenti che distanzia quello degli errori: i giocatori riescono a giocare concentrati punto su punto, stimolati dall’adrenalina del confronto. Sul 6-6 si raggiungono le tre ore esatte di gioco. A Wimbledon non c’è tiebreak nel quinto set e quindi si procede ad oltranza, con Gasquet che serve per primo e che quindi ogni volta si porta avanti nel punteggio.
Si prosegue senza scossoni sino al 9-9. Qui Gasquet rischia salvando una palla break con una buona prima. Ma è nel game successivo che c’è la svolta. Con due gratuiti da fondo (un dritto e un rovescio) Wawrinka si ritrova 0-30, Poi di nuovo con uno slice Gasquet fa sbagliare Stan: 0-40 e tre match point. Wawrinka salva i primi due, ma mette lungo l’ultimo attacco da fondo e perde così il match 11-9.
Ci sono volute tre ore e 28 minuti di gioco, e 323 punti per stabilire l’ultimo semifinalista della giornata, in una partita iniziata in sordina e conclusa con un quinto set davvero da ricordare.
“È stato un match serrato e sono davvero felice di aver vinto” ha dichiarato un raggiante Gasquet in conferenza stampa, “quando vedo che in semifinale ora sono in compagnia di Federer, Djokovic e Murray, beh, voglio godermi questo momento. Il rovescio di Stan è davvero incredibile, potentissimo e oggi sono riuscito a prevalere anche grazie al mio rovescio, soprattutto in lungolinea. Contro Djokovic dovrò essere molto aggressivo, dovrò servire bene. Avrò bisogno di fare una grande partita“.
[1] N. Djokovic b. [9] M. Cilic 6-4 6-4 6-4 (da Londra, Roberto Salerno)
Se avessimo dato retta ai precedenti non ci sarebbe stato neanche da vedere la partita. Il numero 1 del mondo, Novak Djokovic, diventato dal Djoker che era un tormentato Werther, era avanti 12-0 contro Marin Cilic, uno che ha ha imbroccato la settimana della vita – forse – e che ha vinto New York, beato lui.
A dire il vero neanche l’andamento del torneo ci poteva far sperare chissà cosa, perché se è vero che Djokovic ha rischiato più di qualcosa contro Kevin Anderson, nientemento, Cilic è arrivato ai quarti perdendo addirittura 5 set. Infine, il fatto che il croato fosse stato in campo per circa 4 ore in più significava semplicemente che era come se avesse giocato un paio di partite in più.
E in effetti il primo set è andato come doveva andare. Djokovic ha fatto il break nel terzo game, e chiudeva con qualche difficoltà nel decimo, proprio mentre un nuvolone bianco arrivava sul centrale. In mezzo, il nulla; i due tenevano il servizio mostrando anche qualche buon tocco, ma niente di eccezionale.
Il secondo set non era tanto migliore del primo, ma almeno il croato teneva il servizio fino al fino al nono game quando aiutato da un nastro (la solita fortuna di Djokovic) e da uno scellerato dritto di Cilic il serbo andava 0-40. Marin riusciva ad annulla la prima palla break, ma il punto successivo veniva giocato quasi con ferocia dalla testa di serie numero 1 e si concludeva con un tremebondo rovesico tagliato del croato che finiva ben sotto il nastro. L’evento aveva il merito di svegliare l’inviato coreano, che insieme ad un paio (almeno) di spettatori aveva approfittato della brillantezza del match per riposarsi un po’. Djoko andava a servire e nonostante lo 0-30 di partenza aveva poche difficoltà a portare a casa il secondo set. L’inviato poteva poggiarsi sui gomiti e mandare messaggi a casa.
Terzo set praticamente già scritto. Cilic ha appena il tempo di sbagliare un passante tutto sommato non impossibile che poteva portarlo alla palla break nel quinto game, per poi cadere nel game successivo su un dritto sparacchiato lontano dalla linea di fondo.
Il croato deve rinviare l’appuntamento con la sua prima semifinale a Wimbledon. In attesa di una nuova settimana da Dio e per la prima volta non strappa un set a Djokovic in una prova dello Slam. Cioè peggiora.
Djokovic raggiunge invece così la sua sesta semifinale consecutiva (settima complessiva) sui verdi prati di Church Road, ad una sola dal record di, chi l’avrebbe mai detto?, Roger Federer. In semifinale avrà forse la possibilità, chissà se attesa, di attenuare la terribile delusione di appena 30 giorni fa a Parigi, contro Stan Wawrinka. L’inviato coreano, si è svegliato, dormirà di meno venerdì prossimo.