Complimenti vivissimi e sincerissimi a Novak Djokovic, un grande campione che conquista il suo terzo Wimbledon e il suo nono Slam in un’epoca… sfortunata perché ricca di campioni. Tripli e noni complimenti perchè il buon Novak pur essendo il n.1 del mondo da 53 settimane e avendo chiuso da n.1, tre degli ultimi quattro anni, viene troppo spesso quasi incomprensibilmente sottovalutato dall’opinione pubblica. A sentir la quale pareva quasi che ieri Federer fosse diventato il grande favorito di questa finale che Novak ha invece vinto in quattro set ed avrebbe potuto vincerla in tre, così come l’anno scorso – avanti due set a uno e 5-2 – avrebbe potuto vincerla in 4 e invece la vinse in cinque.
Ieri era giusto dire che il match si presentava equilibrato, più equilibrato che non all’inizio del torneo quando i bookmakers pagavano quasi 2 volte la vittoria finale del serbo e sette volte la vittoria dello svizzero. Infatti Federer nel corso del torneo era apparso in grandissima forma, aveva perso una sola volta il servizio, e in particolare contro Murray aveva lasciato tutti esterrefatti per come aveva servito. Inclusi Murray e lui stesso. Di lì a dire però che Federer era il grande favorito – come ho letto e come ho sentito dire, ma come non mi sono mai sognato di scrivere (pur dicendo che giornalisticamente un’ottava vittoria di Roger a Wimbledon sarebbe stata una storia più bella, per alimentare ancora più il suo mito, la sua leggenda) ce ne corre.
Djokovic non sarà mai popolare come Roger Federer neppure se vincesse 18 Slam, cioè uno più di Roger.
Comunque lui vinca e possa vincere in futuro non avrà mai la stessa eleganza dei gesti fluidi dello svizzero, ma mica è colpa sua se gioca il rovescio a due mani che sembra meno bello agli occhi degli esteti, ma non per questo è meno efficace, anzi! O se quando si piega fino a terra, come fosse fatto di gomma, può sembrare perfino sgraziato. Federer non è mai sgraziato.
Però siamo pratici e concreti: Roger non ha più vinto uno Slam da 3 anni, da Wimbledon 2012. E non ha nemmeno più giocato tutte queste finali: soltanto due da allora. Novak da allora, pur perdendone cinque, ne ha giocate nove e con oggi vinte quattro. Quest’anno ha perso con uno straordinario Wawrinka quella di Parigi, però ha vinto tutto il resto che contava: Australian Open, tutti i Masters 1000 cui ha preso parte.
Ma, come dicevo all’inizio, e non solo in contrapposizione a Federer… ma anche a Rafa Nadal – non so se perché il maiorchino ha contrassegnato un’epoca con la sua rivalità con Federer o anche semplicemente perché Rafa è un mancino che frusta la palla in modo assolutamente unico quando fa esplodere i sui ganci di dritto che gli hanno consentito di conquistare più Slam di lui, 14 – per qualche strano motivo Nole Djokovic non viene considerato come dovrebbe. Senza una vera ragione.
Se gioca contro Murray, non solo nel Regno Unito – ma perfino in Francia dove non è che si nutra grande simpatia per i britannici – il pubblico si schiera dalla parte di Murray. Se gioca contro Wawrinka, probabilmente perché lo svizzero non parte favorito, idem. Contro Nadal lo stesso. Dei Fab 4 sembra essere quello meno apprezzato dai non connazionali.
Eppure tutto si può dire fuorché Djokovic sia antipatico. È intelligente, è spiritoso, parla e cerca di parlare in più lingue (a differenza di altri che non ci provano neppure), non dà quasi mai risposte banali, è personaggio, è stato costretto ad abbandonare le sue formidabili imitazioni soltanto perché chi ne era oggetto mostrava di non gradire – si chiamasse Roger, Rafa oppure Maria (Sharapova) oppure gli agenti sciocchi degli stessi – ed invece erano spassose. È anche sempre disponibile con tutti, è fedele alle vecchie amicizie (e non solo al suo coach Marian Vajda), fa tutto quel che può per il suo Paese, è un idolo in Serbia dove anziché invidiarlo per i suoi successi – come potrebbe anche capitare, a tanti campioni è accaduto di ispirare sentimenti contrastanti – lo adorano. È il n.1 del mondo ed è davvero oggi il più forte di tutti. Lo dice chiaramente anche la classifica ATP con il distacco notevolissimo che lo separa da Federer: 13.845 punti ATP contro i 9665 di Roger n.2.
Djokovic, non è la prima volta che lo scrivo, non è senno di poi, batte molto meglio di Murray, soprattutto quando deve ricorrere al secondo servizio. Con Federer è stata una differenza sostanziale, come – e forse più ancora – per la risposta: il servizio alto in kick di Roger a lui non dava nessuna noia. Novak ha risposto in modo molto più aggressivo e profondo di quanto riuscisse a fare Andy. E poi vogliamo mettere il dritto di Novak, se l’avversario accorcia, con quello di Murray? Quello di Novak il più delle volte non perdona. Federer ha poi sottolineato quante volte Novak abbia preso le righe di fondocampo.
Beh, sono state un’infinità, già con la risposta. Se Roger ha sbagliato molti più dritti del solito è stato perché o accettava di lasciarsi sospingere un metro dietro la riga di fondo – e in quel caso il campo si allungava, la rete era più lontana e forse gli pareva perfino più alta – oppure era costretto a giocare difficilissime demivolée da fondo. Roba che ti può riuscire qualche volta, e gli è pure riuscita, ma non costantemente.
Dopo che scrissi un paio di articoli quando Novak dimostrò la sua superiorità su tutto il lotto dei competitors in Australia, nei quali dicevo che secondo me lui avrebbe avuto anche la possibilità di raddoppiare il numero dei suoi Slam (quando il direttore scrisse che avrebbe potuto vincere più slam di Federer conquistandone tre l anno per i prossimi tre anni), molti mi risposero come se vaneggiassi, altri presero quegli scritti come mie provocazioni per attirare commenti.
Eppure avevo segnalato che Nadal non mi pareva più lo stesso, che Federer per quanto straordinariamente longevo era destinato a calare – e difatti in 3 anni non ha più vinto uno Slam, come si fa a credere che ne possa vincere ancora 4 o 5? – che Murray dopo l’operazione alla schiena a mio avviso aveva perso qualcosina. Ora Novak è arrivato a “possedere” i trofei di 9 Slam in totale, uno più di campioni super-celebrati come Fred Perry, Ken Rosewall, Jimmy Connors, Ivan Lendl e Andre Agassi.
“Ho solo 28 anni, non mi sento vecchio, spero di poter ancora vincere tanto… ma se quando avevo 14 anni e sognavo anche solo di poter giocare a Wimbledon mi avessero detto che avrei vinto questo torneo addirittura tre volte e battendo in due finali consecutive un campione come Roger Federer, forse il giocatore più forte di tutti i tempi, beh… primo non ci avrei mai creduto, secondo avrei firmato qualunque patto. Per il secondo anno ho fatto questo piccolo rito… mangiato l’erba del centre court! Non c’era glutine, i giardinieri hanno fatto un gran bel lavoro. Spero di rimangiarla anche l’anno prossimo”.
I rivali più temibili, salvo direi Wawrinka, sono più in discesa che in ascesa. Federer aveva le sue maggiori chance di conquistare un altro Slam sull’erba, Nadal sulla terra… Lui, Novak, è campione completo, può vincere indifferentemente su tutte le superfici.
Qual è il suo punto debole? Una volta era la resistenza. Ora è più resistente di tutti. Il servizio è solidissimo, il rovescio lungolinea è uno spettacolo, se c’è da scambiare con il rovescio tagliato ha dimostrato di poterlo fare anche con Roger che ne è il maestro, il dritto non perdona, quelle volte che viene a rete – dove non è un fenomeno – ci arriva che ha già fatto il punto per tre quarti. Il lob liftato raramente lo sbaglia. In recupero è un portento, sembra davvero fatto di gomma. Forse, a voler cercare il pelo nell’uovo, non ha tanto tocco di palla – per essere il n.1 del mondo eh – ma è arrivato oggi su una smorzata di Federer ed è riuscito a giocare un lungolinea con il naso nell’erba che mi è parso miracoloso.
Non gli manca nulla… salvo forse un maggior apprezzamento da parte del pubblico. Oggi la partita l’ha vinta alla grande. Federer a mio avviso non poteva fare nulla di più. Potrà rimpiangere il controbreak subito nel primo set dopo che era passato a condurre 4-2, ma non può dire nulla sui setpoint, perchè lì Djokovic ha servito da maestro. Due battute imprendibili.
Poi, come ammesso da Federer stesso: “Sono stato fortunato a vincere il secondo set, forse aver chiuso i primi due set con un set ciascuno è stato giusto”.
Sì, però i match durano più di due set e nel terzo e nel quarto il n.1 del mondo è stato nettamente superiore al n.2. Per merito suo. Djokovic ha vinto un torneo nel quale ha corso veri rischi, non con Federer ma con Kevin Anderson. Ma non succede quasi mai – nell’anno di un suo Grande Slam Rod Laver annullò un matchpoint a Martin Mulligan – che un campione non soffra nemmeno in una partita su sette. Le altre 6 Novak Djokovic le ha dominate, come ha dominato quasi tutto questo 2015. Onore al merito.