Lo storico dei match tra le due semifinaliste recita la scritta “nessun incontro”, ma nonostante la giovane età della russa, Karin Knapp e Margarita Gasparyan si sono già incrociate nel Giugno 2013 in quella che non fu più di un’esibizione davanti ai 5000 di Cagliari. Era la finale dellla Fed Cup 2013, e il tandem azzurro Knapp/Pennetta calò il poker contro la coppia Gasparyan/Khormacheva.
Il match parte subito in ascesa per Karin. La Gasparyan trova il doppio break e sale celermente 3-0. La moscovita tiene in mano il pallino del gioco e costringe Karin a muoversi con regolarità sulla linea di fondo, entrando di frequente con entrambi i fondamentali. Col rovescio coperto la russa trova profondità asfissianti, tenendo bene la diagonale e infilando l’azzurra con improvvisi cambi di direzione. La Knapp interrompe il parziale restituendo il break e tenendo il successivo servizio, complice un naturale calo di rendimento del rovescio monomane della sua avversaria. A preoccupare sono però le condizioni dell’altoatesina, che ad ogni cambio campo, probabilmente a causa del forte caldo, chiude gli occhi e poggia una borsa di ghiacco sulla testa. Si va avanti senza break sino al 5-3, sul 40 pari Karin rallenta le operazioni al servizio, interrompendo il palleggio e piegandosi sulle ginocchia. Il time violation non aiuta l’azzurra che serve una prima scarica e concede la palla break sulla quale la Gasparyan si avventa con un diritto lungolinea che pizzica la riga. L’urlo della russa è accompagnato dai timidi applausi dello sparuto parterre azero.
Il secondo set si apre com’era terminato il primo, con la classe ’94 che chiude il game ancora con un lungolinea, ma questa volta col rovescio. Il successivo break a 0 manda letteralmente fuori di testa Karin che batte violentemente la racchetta sul cemento prima di ricevere il warning e lasciarsi andare ad un ironico applauso verso il giudice di sedia. Il 3-0 arriva puntuale, con la russa impassibile dinanzi alle insanie dell’azzurra. La giornata sino a quel momento eufemisticamente poco positiva è segnata dal rendimento ampiamente sotto gli standard del dritto della Knapp, che non offre l’abituale numero di vincenti nonostante Karin riesca spesso a girare bene sul frequente, ma innocuo back difensivo della russa. Sul quarto game consecutivo conquistato dalla Gasparyan, l’altoatesina si trasforma, conquista un doppio break rispondendo sovente sulle stringhe della ventunenne moscovita e completa la rimonta ritrovando il servizio in quattro game che filano via rapidamente. Il ritorno dell’azzurra spaventa la Gasparyan, che dopo aver faticato e non poco a tenere il turno di battuta, cede sul cinque pari, palesando la desuetudine a giocare punti che pesano. Karin non si lascia pregare e rimette il match in equilibrio.
La russa prova a ravvivarsi con una lunga sosta negli spogliatoi, Karin la raggiunerà poco dopo, abbandonando i (pochi) spettatori accorsi sul centrale della Baku Tennis Academy al sollazzo di qualche ventaglio artigianale. “La città dove soffia il vento” non vuole proprio saperne di tener fede all’epiteto. Si ricomincia ed è subito break Knapp, che con una nuova mise affonda il drittone sul muro russo che manifesta qualche cedimento. Si va avanti senza break sino al 3-2, con l’azzurra che non approfitta di qualche passaggio a vuoto della Gasparyan e le permette di ricucire lo strappo dopo una volèe che scappa dal piattocorde, regalando un elementare passante alla moscovita. Il repertorio della russa torna prepotentemente a pesare nell’economia del match, col rovescio monomane con cui spinge sulla diagonale per aprisi il campo e poi colpire vincente in lungolinea. Il suo schema preferito le permette di breakkare nuovamente Karin ed andare a servire per il match. Sul 30-40 salva una palla break salendo meravigliosamente col dritto su una palla senza peso, poi chiude con un contestatissimo ace. Karin esce contrariata dal campo, rifiutando di stringere la mano al giudice di sedia. Potrà consolarsi col nuovo best ranking.