Nadal, alcool e parquet: l’eleganza del torneo di Amburgo (fotoracconto)
da Amburgo, Carlo Carnevale
Domenica, il giorno preferito dai mercanti amburghesi: orgogliosissimi delle loro origini di pescatori e navigatori, le anime del porto propongono tutto il loro meglio nella mattina dell’ultimo giorno della settimana. Il fishmarkt è uno spettacolo di colori e odori, non per forza di carattere ittico: cibo, tappeti, libri, persino gioielli sono in mostra sulle banchine dei Langdunsbrucken, vive come non mai dalle 5 alle 10 del mattino. Dal lato opposto, nella Hafen City, vale la pena una visita all’Harry’s Hafenbasar: un peschereccio trasformato in museo, che comprende più di mille oggetti donati dai marinai che hanno fatto tappa ad Amburgo, dal 1900 ad oggi.
“E’ stato il miglior spettacolo e il miglior biglietto da visita che questo torneo avrebbe potuto desiderare”, ha detto Michael Stich, ex numero 2 del mondo e oggi direttore dell’ATP 500 di Amburgo. Due ore e mezza di tennis da gladiatori, a tratti non bellissimo qualitativamente ma strepitoso per carica agonistica; Rafael Nadal supera in due set di uguale punteggio un indomito Fabio Fognini, che cala sul finale di ciascun parziale e cede non senza rimpianti. Titolo numero sessantasette per il maiorchino, alla novantaseiesima finale in carriera; ancor più importante, un ritrovato feeling con il bel gioco, con l’attitudine da lottatore e l’esplosività di colpi e gambe. L’esultanza a fine match è sintomo di grande tensione e al contempo enorme desiderio di rivalsa per tornare ai primi banchi della classe, dopo il decimo gradino del ranking toccato a dieci anni dall’ultima discesa così in basso; i presupposti sono sulla tavola, dovrà vedersi se reggeranno anche sul cemento americano e fino alle eventuali Finals di Londra.
Incontro palpitante sin dalle prime battute, scaldato dall’applauso ritmato e dal bel lavoro che lo speaker del Rothenbaum fa anche tra i cambi di campo; Nadal centra il corridoio con due dritti comodi in entrambe le occasioni di break per Fognini, che però non approfitta e restituisce per tornare 2-2, allo scoccare della mezz’ora (!), soprattutto a causa di un rovescio momentaneamente disastroso. Il livello può definirsi medio alto, scambi da cineteca si alternano a brutture lunghe di metri; Fognini è centratissimo e colpisce con ottimo timing, non perde la testa quando Nadal è semplicemente migliore di lui e anzi spesso applaude. Si sente solo un violento “No Fogna!” dopo un rovescio strappato in rete; il ligure ha una chance di andare a servire per il primo set, che Nadal gli annulla con un gelido dropshot di rovescio, prima di indovinare tre punti in fila e andare 6-5. Nel game successivo a Fognini non basta una clamorosa demivolèe praticamente con la schiena verso la rete, la risposta di dritto di Nadal lo fulmina alla quarta palla break: 7-5 dopo un’ora e venti. I posti in piedi sono gli unici disponibili nel (finalmente) caldo pomeriggio amburghese, e un interessante profumo di bretzel mit bacon raggiunge la tribuna stampa a folate: Fognini salva in spinta tre palle break in avvio di secondo parziale, e da lì inizia la battaglia vera. Sei break nei successivi sette giochi, nei quali si vede più o meno il meglio possibile: dritti laser dell’azzurro, che varia con il drop e poi chiude a rete. Prodigiosi recuperi del vero Nadal, che salva anche una palla break con il ritrovato schema del servizio in slice e dritto nell’angolo opposto. Fognini va a servire sul 5-4 per regalare all’arena un meritatissimo terzo set, ma nel cambio di campo si distrae in un plateale alterco con l’avversario, lamentando, in spagnolo, di essere stato più volte disturbato da Zio Toni: Nadal glisserà con eleganza sull’argomento nella conferenza stampa post-finale, che troverete a breve (Fognini non è stato disponibile per interviste). Tornati in campo, Fognini spreca due set point (uno con uno stupendo rovescio lungolinea di Nadal), perde quattro games in fila, e permette a Rafa di inginocchiarsi nell’esultanza per la vittoria che mancava in questo torneo dal 2008 (allora era un Masters 1000).
Nel complesso una finale emozionante, che solo un Fabio nervoso nel finale non è riuscito a trascinare almeno al terzo parziale (tre games al servizio persi da 40-15 sono un chiaro segno). La speranza è di rivederlo a questi livelli anche sul cemento americano, per inseguire i bei risultati ottenuti sul rosso da inizio anno: nel frattempo, l’appuntamento con Amburgo è quello che Fognini da al pubblico durante la premiazione (nella quale Nadal soffre di crampi e finisce di parlare durante lo stretching): “See you next year”.