[1] J. Isner b. [5] M. Baghdatis 6-3 6-3
Gli americani che amano gli slogan lo chiamano threepeat e John Isner lo realizza confermandosi campione sul cemento di Atlanta per il terzo anno consecutivo. Ma in realtà la partita non c’è stata a causa di un qualche guaio fisico, forse di origine lombare, che ha cominciato ad affliggere Baghdatis verso il termine del primo set quando però, ad onor del vero, il cipriota era già sotto di un break. I precedenti dicono 5-0 Isner e quindi vincere sarebbe stato difficile per lui ma Marcos è un giocatore generoso e umorale quindi chissà cosa sarebbe accaduto se fosse stato al massimo.
Sta di fatto che lo statunitense non ruba nulla e si merita la conferma delle corone del 2013 e 2014 con una prestazione notevole al servizio (71% di prime col 96% di realizzo) unita ad una gran solidità negli scambi da fondo. Ad inizio secondo set disputa uno degli scambi più lunghi della sua carriera che per la cronaca si aggiudica Baghdatis con una smorzata finale deliziosa.
Il primo set ruota intorno al break subito dal cipriota nel quarto game quando si fa attaccare e togliere il tempo cedendo la battuta a 15 con un doppio fallo. Il vantaggio è sufficiente ad Isner per chiudere 6-3 strappando la racchetta di mano a Marcos sul set point. Un lungo medical time-out fra il primo e il secondo set certifica i problemi di Baghdatis che però mostra gran rispetto per il gioco e l’avversario proseguendo il match. Le sue condizioni appaiono oggettivamente difficili, la battuta e i colpi di rimbalzo mancano di spinta e lo statunitense ha via libera per spingere a tutto braccio e strappare due volte il servizio all’avversario per il 6-3 che gli consegna il trofeo in poco più di un’ora.