Da Montreal, Vanni Gibertini
[2] A.Murray b. [4] K. Nishikori 6-3 6-0
Davvero una giornata fortunata questa per gli spettatori della Rogers Cup. Dopo una prima semifinale poco equilibrata e priva di pathos, la seconda ha regalato ancora meno spettacolo a causa di un Kei Nishikori che si è affievolito a partire dalla metà del primo set ed è poi andato scemando a causa di un problema fisico non ben identificato. Il giocatore giapponese infatti dopo il match ha minimizzato il malanno, dicendo che era semplicemente stanco per i molti match giocati recentemente, ma quando è stato interrogato dai giornalisti giapponesi presenti a Montreal ha ammesso di aver sentito un dolore sul 4-3 nel primo set e di aver considerato l’ipotesi del ritiro.
Entrambi i giocatori erano scesi in campo molto determinati ad attaccare con decisone la seconda dell’avversario e Murray in particolare sembrava orientato a variare molto di più i colpi per evitare di dare a Nishikori palle facili e regolari su cui utilizzare il suo straordinario timing. Tutti e due faticano a tenere la battuta all’inizio, le palle corte vengono usate con regolarità, specialmente da Murray con il rovescio lungolinea, e si vedono scambi di buona fattura con qualche conclusione ad effetto. Tuttavia gli errori sono copiosi, specialmente da parte di Nishikori con il rovescio. Il nipponico recupera immediatamente il primo break subito al secondo game con un grande game di risposta, ma la sua battuta proprio non va e Murray ne fa polpette. Il 19% (3 su 16) con cui Nishikori chiude il set nei punti vinti sulla seconda racconta tutta la sua impotenza nel proporre all’avversario difficoltà accettabili in questa situazione di gioco. Murray si complica la vita con un paio di errori di rovescio di troppo al settimo game, restituendo il break a Nishikori per la seconda volta, ma Kei non converte un game da 40-0 dando inizio al suo calvario. Da lì in poi non si aggiudicherà più nemmeno un game, e porterà a casa solamente sette punti (tra cui un doppio fallo di Murray) contro i 33 dell’avversario.
Con questa vittoria Andy Murray si assicura matematicamente il ritorno al secondo posto nel ranking ATP a partire da lunedì prossimo, superando Roger Federer ed eguagliando il suo miglior ranking personale.
[1] N. Djokovic b. J. Chardy 6-4 6-4
L’impressionante ruolino di marcia di Novak Djokovic in questa stagione 2015 prosegue anche in semifinale della Rogers Cup, dove in appena 80 minuti regola la pratica Chardy con il minimo sforzo. Il francese era sicuramente già contento del prestigioso risultato raggiunto, che gli frutterà un salto di 22 posti in classifica: da lunedì sarà infatti al n.27 del ranking mondiale, a sole due posizioni da quel 25esimo posto raggiunto nel gennaio 2013 che per il momento risulta la sua migliore classifica in carriera. E poi bisogna anche considerare la durezza del match giocato meno di 24 ore prima con Isner (tre tie break e oltre tre ore di gioco), così come l’emozione di trovarsi per la prima volta sul palcoscenico di una semifinale di un Masters 1000.
E probabilmente è stata la tensione dell’esordiente a costargli caro nel primo parziale: quei due doppi falli con cui ha esordito nel match in pratica gli sono costati l’unico break del set, concedendo Djokovic il lusso di prendere la testa del match sin dall’inizio per non mollarla più. “E’ strano – ha spiegato Chardy dopo il match – ero tranquillissimo prima della partita, davvero rilassato, e poi improvvisamente appena prima dell’inizio mi sono improvvisamente contratto”. Il campione serbo ha inserito il pilota automatico e non è stato mai impensierito nei propri turni di battuta, arrivando ai vantaggi solamente una volta in tutto l’incontro, e cedendo la miseria di sei “quindici” nei rimanenti otto turni di servizio. Chardy dal canto suo ha dovuto salvare due palle break anche nel gioco d’apertura del secondo parziale (dopo non aver chiuso un diritto abbastanza fattibile sul 40-30) ed ha poi ceduto il servizio al quinto game con il quattordicesimo errore gratuito di diritto del match. Il francese ha chiesto molto a questo colpo durante il match, ma non è riuscito ad ottenere gran ché, collezionando alla fine ben 18 gratuiti, certamente aiutato in questo “compito” dalla straordinaria solidità difensiva di Djokovic, peraltro mai sembrato in reale affanno in nessuna situazione di gioco quest’oggi.
Peccato per il numerosissimo pubblico accorso all’Uniprix Stadium in questo sabato (sembra che il torneo possa battere il record mondiale di presenze per un torneo non-combined di una settimana che già detiene), il quale si è dovuto accontentare di alcuni momenti di ilarità dovuti alla lamentela di Djokovic secondo cui c’era qualcuno che si stava fumando uno spinello in tribuna, e poi alla telecamera galeotta che ha scorto Didier Drogba (il calciatore ivoriano appena passato dal Chelsea alla squadra dei Montreal Impact) seduto nei posti della galleria della stampa alle prese con un complicato approccio ad un gelato da passeggio.
Chardy si è comunque dichiarato soddisfattissimo della sua settimana, ed il sorriso permanente che gli si vede stampato in faccia ne è la prova: “Chiaramente sono molto contento di come è andato questo torneo: prima semi in un Masters 1000, ho giocato ottimi match, ho perso contro il miglior giocatore del mondo. La mia classifica migliorerà, sarò testa di serie agli US Open, ci sono davvero tante cose di cui essere contenti. Oggi anche se ho giocato bene, lui è stato troppo migliore di me in molti aspetti del gioco”.