Da Montreal, Vanni Gibertini
Finale
[2] A. Murray b. [1] N. Djokovic 6-4 4-6 6-3
Non ha tradito le attese l’atto finale della Rogers Cup 2015 che ha visto in campo quelli che lunedì prossimo saranno classificati ai primi due posti della classifica ATP. Gli scambi sono stati meno lunghi e meno estenuanti di quanto le precedenti sfide tra questi due campioni ci avevano abituato, entrambi hanno cercato la via della rete con maggiore frequenza. Alla fine l’ha spuntata Murray, globalmente più solido sia al servizio sia alla risposta, con la quale ha saputo fare male all’avversario molto più di Djokovic.
Mentre chiunque abbia un collegamento internet o una televisione prova a guardare la fine della finale femminile di Toronto tra Bencic e Halep, a Montreal si comincia con due game molto rapidi, nei quali i due protagonisti sembrano intenzionati ad evitare gli scambi lunghi che di solito caratterizzano le loro sfide cercando di prendere la rete con grande rapidità. Durerà molto poco, e già dal terzo game torna a prevalere l’impostazione classica del “tennis arena” con prolungati braccio di ferro sulla diagonale rovescia, anche se entrambi sono molto aggressivi sulla seconda di servizio avversaria. Tutti i successivi game arrivano ai vantaggi: Nole cede la battuta alla sesta palla break per mandare Murray sul 3-1, si salva da due palle per il 5-1 due game più tardi, ma approfitta di qualche sbavatura di troppo di Murray (un doppio fallo ed un diritto facile sparato alle ortiche) per recuperare il break di vantaggio. Arriva anche ad avere la chance di passare avanti, Nole, quando tre gratuiti consecutivi dello scozzese gli regalano una palla break sul 4-4, ma due diritti violentissimi di Murray cancellano la paura e nel gioco successivo arriva il 6-4 per lui grazie anche a due rovesci sbagliati da Djokovic.
Nei 27 precedenti incontri tra questi due, non era mai capitato che Murray riuscisse a vincere dopo aver ceduto il primo set (lo ripete in maniera ossessiva anche l’inviata della radio inglese vicino a noi), per cui era fondamentale per lui aggiudicarsi il primo parziale. E forse è stato l’inevitabile rilassamento dopo la fine del set a fargli perdere otto punti consecutivi che fanno staccare Djokovic sul 2-0. Nessuno dei due cede campo a meno di non esservi costretto, Djokovic si aggrappa alla battuta, ma quando la prima non entra, sulla seconda Murray fa male, e così arriva il controbreak per il 3-3. Tuttavia nel game seguente ci sono 4 gratuiti del britannico (un doppio fallo, due diritti ed un rovescio) che riemergono per ridare a Djokovic il vantaggio che questa volta risulterà decisivo per la conquista del set.
Dopo 1 ora e 52 di battaglia i due tennisti escono dal campo per la pausa fisiologica, e la partita si ferma per oltre sette minuti, con immenso gaudio degli oltre 10.000 spettatori dell’Uniprix Stadium, alle prese con la prima vera giornata calda del torneo: 28 gradi, umidità elevata e soprattutto un vento caldo che sembra togliere il respiro.
Noi cambiamo pagina al nostro taccuino nel nostro loculo provvisto di aria condizionata ed iniziamo il terzo parziale con Murray impegnato a contrastare una palla break, peraltro gestita abilmente con tre servizi vincenti consecutivi. Le discese a rete diventano più frequenti, soprattutto da parte dello scozzese che è più lesto nell’approfittare di chance sul servizio non sempre incisivo dell’avversario. Nel game successivo le palle break le deve fronteggiare Djokovic, ma se sulla prima viene graziato da una volée di rovescio piuttosto semplice messa in rete da Murray, sulla seconda la volée di diritto va a segno e Murray si stacca, involandosi sul 3-0 con un facile turno di battuta tenuto a 15. Due game più tardi il game chiave del match: 26 punti (alla faccia di chi vuole il tennis no-ad), 17 minuti e 50 secondi di grande tennis (e qualche errore, è chiaro, sono umani anche loro) durante i quali Djokovic ha 6 palle per il controbreak. Murray le gioca tutte da grande campione, le annulla una dopo l’altra tutte con colpi vincenti, superando anche il potenziale scoglio psicologico di un’ammonizione per condotta antisportiva francamente eccessiva (ha colpito la telecamera con la racchetta, sembra più involontariamente che altro) e dell’esaurimento dei “Challenge”.
Sul 2-5 Djokovic si trova a servire per tre volte sull’orlo del baratro: i tre match point se ne vanno uno dopo l’altro (brividi sul primo che vede una risposta di Murray uscire davvero di poco), nel game seguente Murray regala tre punti consecutivi per il 15-40, ma Nole non trova la contromisura al servizio di Andy e le palle break se ne vanno ancora una volta. La sfida finisce dopo tre ore giuste di gioco, quando un rovescio di Djokovic vola via e Murray può festeggiare la sua 11esima vittoria in un Masters 1000, la prima stagionale e soprattutto la sua prima affermazione su Novak Djokovic dalla finale di Wimbledon 2013. Durante questa settimana Murray si è assicurato con il passaggio alle semifinali la qualificazione matematica alle ATP Finals di Londra, con il passaggio in finale il ritorno al secondo posto del ranking (per la prima volta dal 2013) e può anche celebrare la nascita del primogenito della sua allenatrice Amelie Mauresmo, che proprio nella mattinata di domenica ha dato alla luce a suo figlio.