[1] N. Djokovic b. [5] S. Wawrinka 6-4 6-1 (Marco Lauria)
È il primo Novembre del 2004, un diciassettenne serbo no. 242 del ranking supera le qualificazioni nel Challenger di Aquisgrana e affronta al primo turno il no. 159 Stanislas Wawrinka. Le luci dei riflettori sono ancora lontane per entrambi, l’elvetico raccoglie la miseria di 5 game, Nole conquista il suo secondo titolo Challenger e raggiunge il best ranking entrando tra i primi duecento del mondo. Non potevano immaginare all’epoca che le loro bacheche avrebbero conservato qualcosa come 11 Slam, e che si sarebbero affrontati ancora ventidue volte, con il serbo in vantaggio 18-4 negli Head-to-Head, ma un curioso due pari nelle finali. L’ultima, la più prestigiosa, quella che avrebbe permesso a Novak Djokovic di completare il Career Grand Slam. Avrebbe, appunto, ed è per questo che il remake della finale di Parigi, a meno di tre mesi da quel 7 giugno, è senza dubbio il “Match of the Day”. Ironia della sorte vuole che i due si incontrino ancora una volta nell’unico Master 1000 che il cyborg serbo non ha ancora agguantato. Quattro finali e nessun set, il ritiro nel 2011 contro Andy Murray e il bagel incassato da Roger Federer l’anno successivo. Nole ha ripetuto ai microfoni di non amare la parola vendetta, ma se ce n’è una che detesta questa è “sconfitta”.
La solidità dei servizi la fa da padrona nei primi game della partita. Il primo campanello d’allarme suona per lo svizzero durante il terzo gioco, ma sul quaranta pari si apre meravigliosamente il campo col rovescio lungo linea, poi chiude trovando un angolo strettissimo col dritto in top. Nole denota qualche problema di avvicinamento alla palla, ma è perfetto al servizio e ciò gli permette di aggirare l’ostacolo. A funzionare, e meravigliosamente bene, è poi il rovescio dell’elvetico, col quale si libera dalle diagonali accelerando come mai aveva fatto vedere questa settimana, ma sul quattro pari l’inatteso passaggio a vuoto di Wawrinka regala al serbo l’opportunità di servire per il set. Lo svizzero prova a vendere cara la pelle, ma il rendimento al servizio di Djokovic è robusto e con un ace sporco porta incassa il primo parziale.
Il secondo set tronca sin dal primo gioco le ambizioni dell’elvetico. Djokovic rimonta, breakka un disordinato Wawrinka, poi soffre, ma conferma il vantaggio salendo 2-0. L’inerzia del match, dal nono gioco del primo set, si è capovolta ed è il serbo a muovere Stan e ritrovare l’abituale profondità dei colpi. L’hawk-eye chiesto e perso dall’elvetico su un tentativo di inside-in cancella ogni velleità di ritornare a galla, il doppio break è un macigno pesantissimo contro un avversario che serve l’80% di prime in campo. Sul 4-0 Wawrinka concede un assaggio del suo talento distribuendo ogni genere di vincente, ma il match ha davvero poco da raccontare. L’atto finale è l’ennesimo break, il terzo. Un’ora e tre minuti bastano al numero 1 del mondo per approdare in semifinale.
Ottavo quarto di finale superato sui nove giocati nell’intero anno solare, diciannovesimo match vinto sul duro dei ventuno disputati. Roger Federer continua a viaggiare ad alta quota e a giocare un tennis incredibilmente offensivo e straordinariamente efficace. L’ultima vittima in ordine di tempo è il malcapitato Feliciano Lopez, il giustiziere di Nadal che ha evitato l’ennesimo capitolo dell’infinita saga del Fedal.
Era preventivabile che i due decidessero di scambiare molto poco. Apre Federer col classicone “servizio e dritto” e Feliciano risponde prendendo per primo la rete e chiudendo la volè di rovescio.Il punteggio segue il servizio sino al 3-2, quando lo spagnolo cala di rendimento con la prima di servizio e stecca due volte concedendo a Federer il break e il seguente mini-parziale di tre giochi a zero. Lopez abbozza un tentativo di reazione e porta a casa il game successivo, ma lo svizzero è semplicemente ingiocabile e ipoteca il primo set in 26 minuti.
Federer riprende dove aveva lasciato, imprimendo un ritmo impressionante al quale il malcapitato Feliciano pare non avere accesso. A tenere a galla lo spagnolo è il servizio, che gioca sovente ad uscire seguendo con la consueta eleganza a rete, ma quando lo scambio supera i tre colpi Federer riesce con regolarità a portare a casa il punto. L’elvetico supera brillantemente il primo passaggio a vuoto del match, quando sotto 0-40 insiste sul dritto di Lopez e sbroglia una situazione intricata, poi in risposta approfitta delle imprecisioni di Feliciano e sul 15-40 intercetta il passante voleando di dritto, ottenendo il secondo break del match e salendo 4-2. Lo spagnolo scorato dall’andamento della partita si consola con un numero “alla Federer”, poi sulla demi-volè in risposta dello svizzero sorride palesando con un primo piano qualche perplessità. La chiusura arriva pochi secondi dopo l’ora di gioco con una volèe di dritto di allungo che spegne la sua corsa nel rettangolo blu e sbriciola le ambizioni di Feliciano.
[3] A. Murray b. [12] R. Gasquet 4-6 6-1 6-4 (Emanuela Palmieri)
Nell’eterna sfida fra Gran Bretagna e Francia, oggi è stato ancora una volta il concreto ed efficace tennis britannico di Murray ad imporsi sul talento e sull’estro transalpino, anche se, bisogna dirlo, Gasquet non ha affatto sfigurato.
Il match comincia con entrambi i giocatori che appaiono molto centrati e determinati a non concedere nulla all’avversario tenendo tanto saldamente in mano i propri turni di battuta da non concedere, fino all’ottavo game, nemmeno l’ombra di una palla break. Poi, in un ottavo, lunghissimo game, durato più di 12 minuti, qualcosa sembra cominciare ad incrinarsi nella solidità al servizio mostrata finora da Gasquet (che, ricordiamolo, nell’intero torneo ha perso la battuta una sola volta) e Murray cerca di approfittarne subito riuscendo repentinamente ad alzare di molto il proprio livello di gioco e a mettere in campo un tennis aggressivo che gli permette di strappare a Gasquet ben tre palle break. Ma il francese si difende con le unghie e con i denti e riesce a salvarsi. E la triplice occasione di break appena sprecata sembra togliere concentrazione a Murray che gioca un nono game bruttissimo lasciandosi breakkare da Gasquet senza che il francese sia costretto neanche a sudare più di tanto per aggiudicarsi il game. E così Gasquet va a servire per il set sul 5-4 e non fallisce tenendo brillantemente il servizio a zero e portandosi a casa il primo set.
All’inizio del secondo set, poi, vediamo subito un Murray deciso a recuperare lo svantaggio che mette così tanta pressione a Gasquet da costringerlo a concedere il break già al secondo game; un vantaggio, però, che lo scozzese rischia di perdere già al game successivo in cui Gasquet riesce a mettere Murray in difficoltà costringendolo a fronteggiare due palle break, ma lo scozzese non perde la calma e così, in pochi minuti, si trova già in vantaggio di 3-0. A questo punto Gasquet appare talmente frastornato da concedere ancora un ulteriore break al quarto game e permettendo così a Murray di vincere agevolmente il secondo set col punteggio di 6-1.
Il terzo set, infine, vede una partenza sprint di Gasquet che mette in campo, fin dal primo punto, un gioco molto aggressivo, ma lo scozzese ormai ha inserito il pilota automatico sulla modalità “vittoria match” e dunque non si fa intimidire dalla tattica d’attacco del francese tanto che riesce prontamente ad approfittare di un momento di distrazione di Gasquet per piazzare il break già al terzo game. Ma questa partita Gasquet ha intenzione di vincerla tanto quanto Murray per cui non si arrende e continua ad attaccare ottenendo così il controbreak al game successivo. Murray, poi, ci prova subito a riprendersi il vantaggio, riuscendo anche a strappare al francese due palle break, che però Gasquet è molto bravo a salvare e così il punteggio resta in equilibrio ancora per qualche game, fino a quando, al nono game, Gasquet non regge più alla pressione e si lascia breakkare da Murray permettendo allo scozzese di andare a servire per il match, sul 5-4, match che Murray, non senza fatica, porta a casa guadagnandosi così un posto in semifinale.
[Q] A. Dolgopolov b.[6] T. Berdych 6-4 6-2 (Roberto Dell’Olivo)
La prima volta di Dolgopolov contro Berdych, dopo quattro sconfitte, vale per l’ucraino l’accesso, per la prima volta in carriera, in semifinale a Cincinnati, un torneo dove, nelle sue apparizioni precedenti, Sasha non aveva vinto nemmeno una partita e che quest’anno l’ha visto al via addirittura dal tabellone delle qualificazioni. Un talento impressionante quello dell’ucraino, ma fatto anche di molti alti e bassi, passando dal numero 13 Atp del 2012 al 66 del 2015. Oggi ha prevalso il suo talento; Dolgopolov ha effettuato alla perfezione i suoi cambi di ritmo, di effetto e di angolazione, facendo impazzire il numero sei al mondo. Berdych era arrivato ai quarti lasciando per strada soltanto sei game tra Bellucci e Robredo. Ma uno dei colpi più incisivi del suo repertorio, ovvero la battuta, sta di fatto diventando un problema negli ultimi tempi. Sembra quasi che il ceco abbia cambiato qualcosa al movimento, con conseguente perdita di sicurezza ed efficacia.
Il primo game del match è già lo specchio del match, con Berdych a commettere due doppi falli e con il suo avversario a condurre subito le danze, anche con palle corte deliziose. Il break a favore di Dolgopolov arriverà solo un po’ più tardi, sul 2-2. Oggi l’ucraino ha risposto alla grande, concedendo inoltre davvero pochissimo nei propri turni al servizio. In quaranta minuti finisce così il primo set 6-4 e la musica non cambierà nel secondo. Il primo break ancora sul 2-2, con match che va a senso unico fino al 6-2 finale. L’ucraino non sembra aver intenzione di fermarsi, ma troverà ora Djokovic, con cui ha perso le quattro sfide precedenti, esattamente come prima del match odierno con Berdych. Una semifinale a sorpresa, ma sulla carta molto spettacolare.
Risultati:
[1] N. Djokovic b. [5] S. Wawrinka 6-4 6-1
[3] A. Murray b. [12] R. Gasquet 4-6 6-1 6-4
[2] R. Federer vs F. Lopez 6-3 6-4
[Q] A. Dolgopolov b.[6] T. Berdych 6-4 6-2