31 marzo 1983. Non una data qualsiasi per il tennis. Una data che ha segnato la fine di un campione e dell’epoca pop di uno sport che, soprattutto grazie a lui, da elitario si era trasformato definitivamente in un fenomeno di massa, capace di far andare in delirio frotte di ragazzine così come attempati salottieri che si scoprivano tifosi della racchetta. È la data dell’uscita di scena di Bjorn Borg. Ad appena 27 anni, dopo 64 tornei vinti, 11 Slam (su 18 finali), una Coppa Davis, caterve di record durati decenni, il fenomeno svedese ha deciso di chiudere una straordinaria carriera iniziata troppo presto che l’ha logorato mentalmente più che fisicamente. Fra le terrazze e i tavolini del Country Club di Montecarlo non si parla d’altro; Borg ha scelto il sole della Costa azzurra per dire “non gioco più”. Già l’anno prima, il 1982, quel torneo aveva avuto il privilegio di veder scendere in campo per l’unica volta nell’anno il campionissimo, che dopo anni da numero uno non aveva sopportato l’idea di essere battuto e superato da John Mc Enroe, il suo opposto come carattere e come gioco. Le finali perse di misura a Wimbledon e agli US Open 1981 avevano aperto una falla che non si era più richiusa. Ma stavolta l’annuncio è ufficiale. Nel primo turno contro l’argentino Clerc la folla si assiepa a bordo campo, i fotografi inondano di clic ogni colpo dello svedese perché ogni palla può essere l’ultima e va immortalata. Borg vince, ma il suo giustiziere arriva il giorno dopo, è l’allora ventenne Henri Leconte. Sul match ball Borg sbaglia un passante che mai avrebbe sbagliato; come dire: ora la faccio davvero finita. Proverà, pateticamente, a ritornare in campo anni dopo, ma questi sono ricordi che è meglio cancellare assieme a certi sviluppi nefasti della sua vita privata. Il film che ricordiamo di Bjorn Borg è finito lì, a Montecarlo, il 31 marzo 1983.
https://www.youtube.com/watch?v=UaoflWGYGNw
Quest’articolo è stato pubblicato nel fascicolo “Estate” de Il Resto del Carlino, La Nazione, Il Giorno.
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Franco Cervellati