Guarda il commento al Day 1 di Ubaldo Scanagatta e Ruggero Canevazzi
Dapprima mi chiedevo se questa prima giornata dell’US Open verrà ricordata per via dell’ecatombe delle teste di serie al femminile – tre delle prime dieci (Ana Ivanovic n.7, Karolina Pliskova n.9 e Carla Suarez Navarro n.10) che vanno ad aggiungersi a Maria Sharapova n.3 ritiratasi alla vigilia – più altre tre, un’altra ex n.1 del mondo serba come la Ivanovic Jelena Jankovic – che brutta giornata per i serbi anche se Djokovic ha dominato in 71 minuti , una ex n.2 come la russa Kuznetsova che qui trionfò 11 anni fa (2004) più Sloane Stephens (n.29).
Poi ho pensato invece che forse il k.o. patito dal giapponese Kei Nishikori, n.4 del mondo e finalista qui un anno fa, per mano del francese Paire, n.41, era la notizia del giorno.
Ma non sarebbe stato giusto trascurare neppure le vicende italiane – tanto più perchè destinate a non durare troppo oltre la prima settimana – e quindi la prevedibile sconfitta di Bolelli con Goffin (magari un po’ troppo netta, 64 61 62), l’altrettanto prevedibile vittoria di Seppi sul pur promettente americano Paul campione junior al Roland Garros (64 60 75), la bella difesa (67 63 6163) di Cecchinato (n.106) davanti all’ex medaglia d’argento olimpico ed ex n.7 del mondo Fish, 33 anni e un cuore così così, al suo ultimo torneo in carriera.
Mentre Roberta Vinci portava sul 2 pari (con il duplice vittorioso 64 su Vania King che non è né lontana parente né la controfigura di Billie Jean King: ) il bilancio dei duelli giocati dagli azzurri prima della vittoriosa discesa in campo di Fabio Fognini (26 63 64 76 un set point annullato da Fabio sul 3-5 e proprio servizio nel quarto) contro il lungagnone americano Steve Johnson, n.47 e un fisico che – 10 cm di meno, 1,88- invece di 1,98 ricorda un tantino un vecchio Todd Martin più magro, riflettevo che sul fatto che la Roberta di un paio d’anni fa magari avrebbe potuto approfittarne per centrare un altro risultato di prestigio dopo i due quarti di finale centrati di fila nel 2012 e nel 2013.
In tutto il quarto di finale basso della prima metà del tabellone di otto teste di serie originali le superstiti sono soltanto -scendendo dall’alto – la n.17 Svitolina, la n.13 Makarova, la n.25 Bouchard. E’ vero che c’è anche la Cibulkova che, sebbene n.50 a causa di vari infortuni, è testa di serie in pectore dopo essere stata top ten e finalista all’open d’Australia 2014, e sicuramente in fiducia ora dopo aver fatto fuori la Ivanovic, ma insomma la miglior Vinci con la ventiduenne Allertova n.77 al secondo turno e con la Dodin o la Duque Marino, avrebbe una grande chance di arrivare agli ottavi: contro la Bouchard? E se anche fosse la canadese, beh quest’anno è tutto fuorché imbattibile. Ma anche Roberta non è più quella che stava per diventare una top-ten, anche una settimana fa ha avuto 3 match point contro la Wozniacki e quindi male non sta davvero giocando.
Ma di fronte a tutte queste storie di ordinaria banalità, la mia attenzione si è soffermata su…Pam Shriver che scendeva in campo ad intervistare la bionda Coco Vandeweghe, 23 anni e n.45 Wta, a fine del primo set vinto sulla connazionale Sloane Stephens, 22 anni e n.29 (come il suo seeding).
Beh, anche se mi pare di ricordare che una volta Giampiero Galeazzi, kamikaze del microfono negli spogliatoi delle squadre di calcio al punto da buttarsi anche sotto la doccia con i calciatori che festeggiavano uno scudetto, fece irruzione anche sul centrale del Foro Italico per intervistare Guillermo Vilas nel corso della finale del 1976 – e l’argentino per poco non lo mandò a…spigare – questo nel tennis competitivo serio (cioè non quello delle esibizioni) non si era mai visto. Mi pare di ricordare anche un’irruzione irregolare di Gianni Minà…e non vorrei essermi confuso. Se qualcuno ricorda uno di questi due episodi lo scriva per favore…
E’ vero che le ragazze sono meno conservatrici rispetto alle regole tradizionali del tennis. Dal 2009 loro hanno autorizzato l’ingresso dei coach sul campo una volta per set. Gli uomini si sono sempre mostrati contrari.
Ora Coco Vandeweghe ha “rotto un altro muro”. E non a caso mi sono ritrovato alla sua conferenza stampa con tutti i i più noti giornalisti americani, Peter Bodo (autore di tanti libri, incluso l’ultimo sulla memorabile finale Ashe-Connors di cui ho letto di recente ricostruzioni a dir poco fantasiose da parte di chi quel match non l’ha evidentemente visto), Doug Robson, Sandy Harwitt.
Breve ripasso delle regole cambiate prima di addentrarmi nella storia raccontata dalla simpatica ed estroversa Coco.
Nel 1958 l’ITF ha modificato quella del fallo di piede. Non è più obbligatorio tenere entrambi i piedi incollati a terra. Si può saltare la riga e avanzare.
Nel 1970 viene introdotta al torneo di Filadelfia la novità più rivoluzionaria, il tiebreak inventato da Jimmy Van Alen che descriveva i long set come “torture urologiche”.
Ci sono varie versioni fino al 1979 quando anche Wimbledon si allinea, dopo anni di tiebreak giocati sull’8 pari, a quello sul 6 pari odierno. Negli Stati Uniti chi scrive si è trovato a giocare il tiebreak della sudden-death (la morte improvvisa) in cui sul 4 pari il setpoint o il matchpoint poteva essere per entrambi i giocatori. Chi rispondeva poteva scegliere il lato da cui rispondere.
Nel 1972 il Roland Garros introduce le sedie per i giocatori al cambio campo. Nel 2000 non ci si siedono dopo il primo game di un nuovo set, ma lo fanno – e per due minuti anziché uno – al termine di ciascun set.
Nel 2001 all’open d’Australia viene testato il tiebreak a 10 per il terzo set per il torneo di misto. Nel 2004 all’US open e nel 2007 al Roland Garros idem per il solo misto. Ma dal 2006 l’ATP l’ha adottato per tutti i suoi doppi, seguita anche dalla Wta.
Nel 2009, come detto, la Wta ammette il coaching sul campo, ma è dal 2006 che a Miami è comparso per la prima volta l’Occhio di Falco, l’Hawk-Eye.
Nel 1972, ma questa non è un vero cambio di regole l’ITF autorizza un diverso colore per le palle, il giallo. A Wimbledon la “consentono” solo dal 1986.
Veniamo a Coco Vandeweghe adesso (e al successivo commento di Serena Williams): “Ieri Pam Shriver mi ha chiesto se avessi accettato di rispondere a due domande a fine primo set. Mi ha detto che se non l’avessi più voluta avrei potuto farle un cenno in ogni momento, anche due secondi prima del momento”.
-Ti è parso strano?
“No…ma non ricordo una parola di quelle che ho detto (e ride)”
-Sei seria?
“Terribilmente seria, non so che cosa mi ha chiesto!”
-I pro e i contro di una simile situazione?
“Beh prima che succedesse ho pensato che magari avrei potuto perdere la giusta concentrazione. Ma al contempo con la WTA siamo abituati a interromperci…potresti perdere il focus anche in quelle occasioni. Ma penso sia un’innovazione e una cosa positiva, non vedo danni”.
-Reazioni di altre giocatrici?
“No, solo Mary Joe Fernandez e Pam mi hanno fatto i complimenti. “
-Perchè pensi che abbiano avvicinato proprio te? –
“E chi lo sa?”-
-Tutti i giocatori hanno sempre paura di perdere la concentrazione, non avevi paura?-
“All’inizio l’ho pensato, ma ci sono un sacco di fattori che possono distrarti in un match. E se non sei capace di metterle da parte allora devi lavorare su quell’aspetto…quando mi è toccato di farlo mi sono sentita ok. Magari un’altra volta potrei dire a Pam di rimanere seduta, e anche questo potrebbe essere divertente (e ride ancora…ma se avesse perso sarebbe stata altrettanto spiritosa)”
Le chiedo se sia superstiziosa, se magari il fatto che le abbia portato bene, che abbia vinto, la stimolerà a ripetere l’esperienza.
E lei: “Beh le mie superstizioni sono tutte le cose che posso controllare. Questa spero non diventerà una mia supertizione. Goodness, è stato divertente, sono contenta che ne sia stata parte”.
Serena Williams pochi minuti dopo avrebbe commentato: “Sono di un’altra epoca, Dio sa di quale decade, vecchia scuola, così non so se è qualcosa che io farei,ma la cosa in sé è piuttosto interessante. Forse è il futuro del tennis. Spero solo che non lo rendano obbligatorio.”
-Pro e contro?
“Grande per alcuni spettatori. Entrare nella testa dei giocatori…ma voi sapete che io voglio essere sempre concentrata su quello che voglio fare, e non rispondere a delle domande…E’ l’integrità de tennis se ci pensi…Sei solo tu sul campo, non un reporter, non un coach. Sei solo tue e l’adoro,,,è il solo sport nel quale accade”.
Beh, è probabile che vedremo altri tentativi del genere – magari sempre discreti – da parte delle tv. E dipenderà dai giocatori dire di sì o di no. In linea di massima, forse perché sono anche “vintage”, specie da ieri 31 agosto, la penso proprio come Serena.