Troppo spesso, non solo dagli appassionati “della domenica”, ma anche a volte da gente che il tennis lo segue con attenzione e magari da molto tempo, riguardo a “mister 10.000 ace” Ivo Karlovic ho sentito dire cose tipo “eh, certo che tira giù le noci di cocco con il servizio, è alto come un semaforo!“, come se la semplice altezza bastasse automaticamente a garantire una battuta di livello top ATP. È ovvio che per arrivare ai livelli di rendimento assurdi che “Ivone” esprime con il suo colpo di inizio gioco l’altezza è condizione necessaria, ma non è certo sufficiente: andando ad analizzare le componenti di spinta e accelerazione, in particolare della fase di caricamento, possiamo apprezzare una tecnica assolutamente raffinatissima, sia come gestione dell’equilibrio, sia riguardo allo sviluppo dinamico delle leve.
Stamattina, mentre stavo andando a vedere Camila Giorgi (spunti tecnici in arrivo prossimamente), che aveva allenamento alle 10 sul campo 8, dietro la “South Plaza” dal lato degli stand degli sponsor tecnici, mi sono imbattutto proprio nel simpaticissimo Ivo (seguitelo su twitter, è una persona con un senso dell’ironia prima ancora che dell’umorismo davvero gradevoli), ed essendo piuttosto in anticipo mi sono detto che per svegliarmi definitivamente – qua si chiudono cronache e compiti redazionali vari a notte fonda, ma è New York, baby – oltre al consueto mezzo litro di “American Coffee” della Lavazza (!) una buona terapia “shock” sarebbe certamente stata assistere da vicinissimo, con grande sprezzo del pericolo, alla sessione di tiro a segno del più grande bombardiere della storia del tennis. Elmetto in testa, deviazione sul campo 10, e via.
La cosa veramente interessante è che Karlovic ha saputo estremizzare al massimo l’azione del polso destro, con il conseguente ritmo di richiamo della testa della racchetta super-ritardato, e l’azione di caricamento delle spalle, guidata quest’ultima dal gomito sinistro in modo quasi scomposto da quanto è ruotato verso l’avanti-esterno. E’ un movimento che si sviluppa quasi esclusivamente di braccio e spalle, con flessione della schiena appena accennata. In entrambe le sequenze di immagini, quella frontale in testa al pezzo e quella dorsale qui sotto, si può notare che Ivo si piega all’indietro davvero pochissimo (se pensiamo a quanto si inarcano per esempio David Ferrer e Marin Cilic, o Dominic Thiem tra i giovani), ma contemporaneamente ottiene una buonissima inclinazione delle spalle (destra giù, sinistra su) mediante appunto una rotazione della parte alta del busto piuttosto che un inarcamento all’indietro vero e proprio.
E’ costretto a farlo proprio perchè è un armadio di 2 metri e 11 per 106 chili, se inarcasse la schiena anche pochi gradi in più di quanto faccia l’infortunio sarebbe inevitabile prima o poi, ma la “soluzione” biomeccanica del problema trovata da Ivo è perfetta: non posso far partire, come fanno tutti, l’azione verso l’alto-avanti dalla schiena perchè lungo come sono mi farei male di sicuro? Ok, allora io ritardo al massimo il richiamo verso l’alto della testa della racchetta (guardiamo le prime foto a sinistra di entrambe le sequenze: Karlovic ha già effettuato il lancio di palla, e la testa della racchetta è all’altezza delle caviglie!), poi invece di inarcarmi all’indietro ruoto le spalle, quasi mi annodo come un elastico buttando in giù-laterale la destra, e solo alla fine scateno tutta in una volta la frustata a coprire la palla, che risulta violentissima grazie al polso lasciato morbido fino all’ultimo istante, partendo appunto con la racchetta dal basso che più dal basso non si può. Non altrettanto estremizzato, ma comunque simile, ed è ovvio vista la somiglianza fisica e i probabili problemi di schiena comuni, è il caricamento del servizio di John Isner.
Un movimento di tale complessità e precisione, che a livello biomeccanico ricorda il gesto di un lanciatore del baseball, eseguito in modo tanto fluido e contemporaneamente violento da un omone simile, sinceramente vale da solo il prezzo del biglietto. Una palla da tennis che viaggia sopra i 240 kmh quando ti passa a un metro fischia come una pallottola, e nel pomeriggio ne ha fatto le spese l’argentino Delbonis, spazzato via in tre set (senza tie-break!). Ivo è stato top-15, è ancora 21 del mondo a 36 anni, sul veloce fa paura a tutti, e oltre all’arma di distruzione di massa che è il suo servizio, a rete la tocca benissimo, di dritto spinge e ha un ottimo slice di rovescio: altro che “facile, se sei così alto“.
Gli (s)punti tecnici precedenti: