Da New York, Antonio Volpe Pasini
Felice, sorridente, simpatica: Johanna Konta si presenta in sala interviste dopo la vittoria per 7-6(2) 6-3 contro la tedesca Andrea Pektovic, numero 18 del tabellone, e porta una ventata di freschezza e allegria.
“Sono ovviamente felicissima. Oggi non era un compito facile e anche se lei non stava bene rimane pur sempre una delle giocatrici migliori del mondo. E come avete visto non me l’ha certo regalata la vittoria”.
Ora la parte più difficile sarà quella di contenere la gioia e l’eccitazione per quest’impresa. Passare le qualificazioni e superare il terzo turno qui agli Us Open era finora riuscito solo a sei giocatrici, tra cui Camilla Giorgi nel 2013 (solo l’americana Barbara Gerken ha saputo far meglio approdando ai quarti nel 1981). E Johanna non vuole svegliarsi da questo magnifico sogno.
“Per essere onesta mi sento esattamente come due settimane fa. Certo, sono felice, ma resto con i piedi ben piantati per terra. Non è che mi siano spuntate le ali o abbia trovato la cura per il cancro”.
Johanna comunque non si assume tutti i meriti di questa splendida striscia positiva di 16 successi consecutivi.
“Gran parte del merito va al mio team. E’ un gran gruppo che ha un’influenza positiva su di me e mi aiuta a mantenere le cose in prospettiva”.
Un’influenza che si è rivelata determinante nei game decisivi contro la Petkovic.
“E’ stata una sensazione strana. Sarebbe sciocco dire che non ero nervosa e tesa, ma sentivo che la tensione non era tutta mia; la sentivo anche loro, la sentivo attorno a me. Ho continuato a ripetermi di quanto ero fortunata ad essere in questa posizione: vicere o perdere dovevo apprezzare al massimo ciò che mi stava accadendo”.
Il caldo sta facendo cadere giocatori come mosche. Lei no, lei non sembra mostrare segni di cedimento. “Che volete farci, sono nata in Australia, fortunata me! Seriamente, cerco di non pensarci troppo, anche se sono stanca come tutte le altre. Chi se ne frega se sei stanca, mi dico, stai giocando agli Us Open”.
La polemica in questi giorni è la “convivenza” con giocatrici ammalate.
“Non ci sono problemi. Vorrà dire che mi laverò di più le mani. Cambia poco, tanto sono già un po’ misofobica – dice ridendo – Chiedete al mio fidanzato”.
Ora le tocca Petra Kvitova, testa di serie numero 5. E’ tempo di parleare del futuro.
“Noooo! Scherzi a parte attendo con ansia questa sfida. Non l’ho mai affrontata. Ovviamente l’ho vista giocare; è una che ha vinto due tornei del Grande Slam e mi sento davvero fortunata di poter affrontare una giocatrice come lei”.
Ma qualcosa nella sua vita in questi ultima settimana sara pur cambiato?
“Non molto. Forse solo il fatto che il mio fidanzato adesso quando guardiamo la tv mi lascia scegliere il canale”.