[1] N. Djokovic b [23] R. Bautista-Agut 6-3 4-6 6-4 6-3 (Raffaello Esposito)
Serata complessa sull’Arthur Ashe per il numero uno Djokovic che affronta lo spagnolo Roberto Bautista-Agut con in palio l’accesso ai quarti di finale degli US Open, lo Slam per certi versi più difficile di tutti. Il sovrano serbo ha vinto qui solo nell’Annus Domini 2011, perdendo poi da Murray e Rafa le finali 2012 e 2013 e la semifinale dell’anno scorso da un Nishikori in stato di grazia. Nole, parte lento nella sera newyorkese e si accontenta all’inizio di tenere la palla in gioco, per vedere di nascosto l’effetto che fa. Lo spagnolo, giocatore più migliorato nel 2014 per l’ATP, è invece aggressivo fin dall’inizio, è lui a spingere per primo e fa chilometri per spostarsi e colpire forte col dritto. Deve annullare palle break, ma del resto solo Re Roger può permettersi di non concederne contro Nole, e riesce a tenere il punteggio in equilibrio fino al settimo game. Qui è Bautista-Agut ad arrivare a palla break ma Djokovic annulla con la prima e va quattro tre. Lo scampato pericolo o il collirio che si mette al cambio campo svegliano il serbo, che brekka recuperando un’ottima smorzata con un cross stretto di gran mano e nel game seguente recupera da 30-4o prima di prendersi il set con una volée incrociata di rovescio.
Nel secondo Nole vorrebbe stare più tranquillo e va subito in vantaggio nel terzo game con un passante che l’avversario non riesce a togliersi dalle stringhe. Vorrebbe…però non ci riesce. Non è dominante come al solito, gioca corto e lo spagnolo può prendere fiducia, entrare più nel campo e strappargli a sua volta la battuta con un dritto vincente a uscire. Adesso il pubblico è tutto per Bautista-Agut, che si esalta tenendo la battuta per il 5-4. Il serbo al cambio campo mostra l’espressione di chi ha un brutto presentimento e infatti nel decimo game serve male e concede un set point sul 30-40. Fosse in forma annullerebbe con la prima ma stasera non lo è. Lo scambio inizia, diventa durissimo man mano che i due si scambiano fendenti finché è proprio Djokovic a cedere mettendo in rete un rovescio che pareggia il conto. Becker siede in tribuna indossando un’inguardabile polo salmone e non crede ai suoi occhi mentre Bautista-Agut vince il primo set in carriera contro Novak.
Anche nel terzo parziale il gioco di Nole appare solo a momenti. In uno di questi il serbo brekka faticosamente un avversario che non smette mai di lottare e tiene senza eccessivi problemi fino al sei quattro, però rimane molto nervoso, come chi può ma non riesce a fare. Al cambio campo Djokovic si tranquillizza, cambia maglietta e, forse consolato dall’essere comunque in vantaggio nonostante il gioco altalenante, torna qualcosa di simile a sé stesso brekkando subito a zero l’avversario. Adesso sbaglia meno e allunga la gittata dei colpi ma alla battuta tentenna ancora facendosi riprendere nel quarto game. Ora però vuole chiudere e strappa ancora il servizio allo spagnolo nel game successivo con una discesa a rete. Un altro break lo porta sul cinque due e servizio ma Bautista-Agut ha la forza per dimezzare lo svantaggio prima di cedere ancora battuta e incontro. Nei quarti Nole avrà Feliciano Lopez che ha sconfitto Fabio Fognini, all’ennesima caduta post-Nadal.
[19] J.W. Tsonga b. B. Paire 6-4 6-3 6-4 (Ciro Battifarano)
Derby francese degli ottavi di finale tra Tsonga e Paire. Paire, dopo i problemi al ginocchio che nel 2014 lo avevano visto precipitare fino alla posizione 149, sembra sia essersi ritrovato fisicamente sia aver messo sotto controllo le sue intemperanze, quest’estate ha raccolto il primo titolo a Bastad e qui a Flushing Meadows ha eliminato al primo turno Nishikori, testa di serie numero 4, raggiungendo con il quarto turno il suo miglior risultato in uno Slam. Tsonga nei primi tre turni dello US Open ha un ruolino di marcia invidiabile, nessun set e nessun turno di battuta ceduto (41 consecutivi e solo 2 palle break concesse a Stakhovsky). Le premesse per un match scoppiettante c’erano tutte ma così non è stato. Paire ha forse sentito la pressione della prima settimana a New York e già nel primo set commette qualche errore di troppo, qualche stecca di dritto, punti in avanzamento non chiusi e anche sulla diagonale di rovescio non è efficace. Non che Tsonga faccia nulla di particolare ma al servizio, ad eccezione dei primi due turni nei quali va sotto 15-30, è praticamente ingiocabile. Nel decimo gioco Paire va a servire per restare nel set ma Tsonga alza l’asticella in risposta e si procura le prime due palle break che sono anche set point: serve bene sulla prima Paire ma sulla seconda con un doppio fallo consegna il parziale nelle mani del più esperto connazionale. Il copione nel secondo parziale non cambia e a Tsonga bastano due palle break nel sesto gioco, anche in questo caso buona la seconda grazie ad un’infelice discesa a rete di Paire. Si va al terzo set e Tsonga ha intenzione di archiviare quanto prima la pratica, si procura palle break sia nel terzo che nel quinto gioco ma Paire questa volta ne esce grazie al servizio. Dovrà attendere il nono gioco Tsonga per riuscire ad imporre il suo gioco aggressivo in risposta ed il turno di servizio per il match (56° turno consecutivo al servizio vinto) è solo una formalità. Nei quarti sfiderà il campione in carica Marin Cilic.
[9] M. Cilic b. [27] J.Chardy 6-3 2-6 7-6 (2) 6-1 (da New York, Ruggero Canevazzi)
La domenica centrale degli USOpen si apre sull’Arthur Ashe con l’ottavo di finale di finale tra il detentore del titolo Marin Cilic e il francese Jeremy Chardy, tds n.29 e giustiziere del n.7 del seeding David Ferrer. Ha vinto come da pronostico il croato, grazie a un servizio solidissimo e continuo. Anche la battuta di Chardy è stata di ottimo livello, ma il francese non ha tenuto lo stesso livello di gioco proprio nei momenti chiave del match, come sul doppio fallo al sesto game del primo set che ha consegnato a Cilic una palla break subito trasformata (costata il set al francese). Dopo il brillante rientro nel match di Chardy, che ha fatto suo il secondo set strappando due volte il servizio all’avversario, Cilic è stato nettamente superiore nel tie-break del terzo (dimostrando cosa significhi essere un top-10), quando ha messo a segno 4 ace e ha chiuso con un gran passante di rovescio. A quel punto il match è stato in discesa per il croato, che ha dominato il quarto set e ha chiuso il match in 2 ore 2 26 minuti.
Alle 11:20 di New York, l’umidità a tratti soffocante dei giorni scorsi lascia il posto a un’arietta gradevole per giocatori e pubblico, col sole sempre presente a illuminare una buona parte del Centrale. Si può cominciare. Nel primo set il match segue i servizi fino al 3-2 e servizio Chardy, quando il francese cede la battuta a zero con un doppio fallo sullo 0-30 e un drop-shot di rovescio fallito. Il tennista di Pau ha davanti un top-10 e detentore del titolo, ma non è l’ultimo arrivato e trova subito due palle per il contro break, annullate però da Cilic con un ace e un servizio vincente. Il croato sale 5-2 e poi chiude 6-3 dopo 31 minuti.
Nel secondo parziale l’equilibrio si rompe ancora al sesto gioco, ma stavolta è Chardy a strappare il servizio al croato: sul 30-40 il nativo di Medjugorje spara un dritto incrociato a chiudere, il francese lo vede fuori e chiama il falco, che gli dà ragione e gli consegna il break. Sul 5-2 30-40 servizio Cilic, il n.27 del mondo trasforma il set-point con un gran dritto incrociato di controbalzo: 1 set pari e tutto da rifare per Marin.
Il match, inutile nasconderlo, è soporifero, si vede qualche bella soluzione da entrambe le parti ma niente di più, coi servizi a farla da padrone. Steve Flink, autorevole columnist di Tennis Channel seduto dietro di me in tribuna stampa, è convinto che in questa situazione di punteggio il match possa decollare, dichiarandosi ottimista. In termini tecnici è così, perché nel terzo parziale i servizi dei due giocatori migliorano ulteriormente, ma per lo stesso motivo la partita non è spettacolare, gli scambi durano poco o sono chiusi più spesso da errori indotti dall’avversario al servizio che da colpi vincenti. Fanno eccezione alcuni punti sontuosi, come uno del n.9 del mondo che a rete gioca prima una stop-volley, poi un lob e infine una volée di rovescio a chiudere, per la gioia del pubblico. Non si vede l’ombra di una palla break, si arriva spediti al tie-break. Qui Cilic dimostra la maggior classe e si esprime al meglio, con 4 ace e un bellissimo passante di rovescio che gli consegnano il set e di fatto anche il match. Nella quarta partita, infatti, il campione dello USOpen 2014 vola sul 4-0 e servizio con ottime risposte profonde che impediscono a Chardy di caricare i colpi come vorrebbe. Il francese, orgoglioso, ottiene 3 palle-break al quinto game, scatenando l’entusiasmo e gli applausi del pubblico. Ma Cilic non si scompone, le annulla e chiude 6-1 dopo quasi 2 ore e mezza di partita.
Affronterà ai quarti di finale la tds n.19 Jo-Wilfried Tsonga, che ha superato Benoit Paire in tre set nel derby francese della giornata.
Risultati:
[9] M. Cilic b. [27] J. Chardy 6-3 2-6 7-6 (2) 6-1
[19] J. Tsonga b. B. Paire 6-4 6-3 6-4
[18] F. Lopez vs [32] F. Fognini 6-3 7-6(5) 6-1
[1] N. Djokovic vs [23] R. Bautista-Agut 6-3 4-6 6-4 6-3