Ha portato tre punti alla causa azzurra. E non è la prima volta. Era già successo anche a Mar del Plata contro l’Argentina. Doppiamente bravo quindi Fabio Fognini, che invece ad Astana, pur impegnandosi al massimo, aveva perso 7-5 al quinto sul 2 pari da Nedovyesov sollevando qualche dubbio sulle sue qualità di match-winner.
Non stavolta però. E non solo perchè ha vinto, ma per come lo ha fatto. Infatti al di là della triplice vittoria, dopo i punti più spettacolari e decisivi (salvo la voleé finale di Simone Bolelli) conquistati anche nel doppio con vere e proprie prodezze nei tiebreak che Fabio ha vinto tutti alla grande sia in singolare sia in doppio– cinque su cinque, mentre ad Astana ne aveva persi 3 su 4 – mi è piaciuta moltissimo la sua partita contro Gabashvili.
Tante volte di Fabio Fognini si è messa in discussione la condotta tattica, la continuità mentale. Beh, non stavolta davvero. Gabashvili non è un fenomeno, altrimenti il suo best ranking non sarebbe stato soltanto n.50 Atp, ma oggi ha giocato a tratti meglio di come io me lo ricordassi ed aspettassi. Più forte tirava Fabio, meglio controbatteva – giocando d’incontro – il russo nato nella capitale della Georgia, Tbilisi, così come Alex Metreveli, il finalista di Wimbledon 1973 battuto da Jan Kodes. E così Fabio ha variato continuamente il gioco, alternando rovesci tagliati e palle senza peso, a qualche dritto anche più liftato per far giocare al russo rovesci con palle che doveva giocare all’altezza delle spalle.
Sicuramente a Fognini giova l’avere qualcuno che lo calma al cambio campo e che magari lo tranquillizza. E’ successo in passato ad altri azzurri di talento, come Omar Camporese e Paolo Canè (ribattezzato Neuro da Gianni Clerici) di giovarsi della presenza di un capitano (allora Adriano Panatta) quando giocavano la Coppa Davis e diventavano addirittura saggi. Ricordo Canè contro Pernfors a Prato, contro Wilander a Cagliari, Canporese contro Moya a Pesaro…Ha ragione Fabio a dire che ha vinto quest’ultimo match dimostrandosi anche solido mentalmente. Non gli è capitato sovente. Chissà che, oltre a questa situazione appena accennata, non lo abbia ispirato anche quanto è successo a New York a Flavia Pennetta. La forza dei nervi distesi. In passato tanti giocatori hanno trovato esempio e fonte d’ispirazione in connazionali che avevano colto grandi successi. Da Bjorn Borg presero esempio, spunto e fiducia che certi exploit non erano irraggiungibili, i vari Wilander, Edberg, Jarryd, Nystrom, Sundstrom, così come da Boris Becker e Steffi Graf Stich e Huber, da Roger Federer Wawrinka, da Ivanisevic Ljubicic e Cilic…
Concludo dicendo che avendo seguito i match su Supertennis, ho apprezzato più di quanto mi aspettassi certi rilievi tecnici individuati da Diego Nargiso che venerdì mi era piaciuto poco non tanto per quello che diceva ma per i toni quasi funebri, come se assistesse ad una messa e avesse timore di disturbare il prete, e che oggi mi è parso invece decisamente più vivace, puntuale e in forma. E’ migliorato anche Lorenzo Fares. Ai due commentatori di studio, sufficienti anche se a me personalmente Meneschincheri non piace, invece, consiglierei almeno una giacca chiara. Quelle due giacche nere, o blu scure, sembravano anch’esse funeree. E oggi non era proprio il caso.
Complimenti in conclusione a tutto il team azzurro, Barazzutti compreso al di là della pervicace insistenza nel dichiarare un doppio che non scenderà mai in campo. L’Italia maschile si conferma nel World Group anche per il 2016, dopo avervi trovato posto dal 2012, ed ha una squadra omogenea, adatta ormai a tutte le superfici e che ha potuto fare a meno anche di Andreas Seppi, il numero uno per quanto riguarda il ranking Atp. Questo è di buon auspicio per il sorteggio di mercoledì (dove non saremo testa di serie) a Santiago del Cile, insieme al fatto che avendo l’Italia disputato 5 degli ultimi sei incontri fuori casa, prima o poi tornerà a giocare in Italia. E sarà sicuramente un vantaggio. Un Fognini che si preannuncia davvero – dopo qualche passo falso – tennista più maturo, dovrebbe rappresentare su qualunque superficie quasi una garanzia per almeno un punto e mezzo, un singolare almeno contro il n.2 avvesario (quando non anche contro il n.1 ) e il doppio, specialità nella quale lui e Bolelli hanno buone chances di conquistare il punto contro quasi qualunque formazione.
Ad maiora e per intanto rallegramenti a tutti. Il tennis italiano non è solo donna. Ma anche quello maschile, forse, deve ringraziare Flavia, Roberta, Sara e Francesca.