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L’anno scorso Claire Fahey aveva capito di essere stanca di vincere così facilmente. Nessuna donna era in grado di competere con lei nel gioco del ‘real tennis’ – lo sport della racchetta antico secoli che diede origine al gioco moderno – è così che ha fatto pressione sull’organo di governo affinché la facessero competere nei tornei maschili. Attualmente si sta preparando per prendere parte all’European Open, avendo già affrontato un pericoloso avversario ma non gli uomini ad alto livello.
Il ‘real tennis’ è e sarà sempre uno sport di nicchia. È più o meno rimasto invariato dai suoi giorni di massimo splendore, che durarono all’incirca dal XVI al XVIII secolo. Poi divenne uno sport populista, giocato da uomini e donne, ricchi e poveri. I campi erano pieni. Dopo secoli di declino, sigillati dall’invenzione del tennis moderno, nel 1874, un numero sempre più in calo di devoti mantenne il real tennis vivo, principalmente nel Regno Unito, dove era giocato dagli uomini in numerosi club privati, nelle scuole pubbliche e nei terreni di case signorili. Ad oggi ci sono quarantatre campi nel mondo; nove di questi negli Stati Uniti. Ma questo sport sta difatti diventando più inclusivo, e deve farlo, per sopravvivere.
È più in salute nel Regno Unito, dove si trovano ventisette campi da tennis, alcuni di questi risalgono a centinaia di anni fa. Fahey, che ha 24 anni, si avvicinò a questo sport all’età di sette, quando la sua famiglia si spostò vicino al complesso sportivo Prested Hall, nell’Essex, che include due campi di real tennis. “Siamo una famiglia abbastanza sportiva”, ha dichiarato. “Papà ha portato l’intera famiglia ai campi e ha detto ‘ Proveremo tutti questo sport’. Ci sono 5 componenti della mia famiglia che praticano questo sport. Mia sorella è numero 2 fra le donne e giochiamo insieme il doppio”.
Anche se il punteggio è come quello del tennis moderno – love, fifteen, ecc. – il real tennis ha un vertiginoso assortimento di regole aggiuntive che possono renderlo di difficile comprensione ad uno spettatore casuale. Prendete ad esempio lo scambio. Quando la palla rimbalza due volte, il punto non viene necessariamente assegnato. Invece, il secondo rimbalzo viene segnalato e quando i giocatori cambiano campo, il punto viene rigiocato, e chi riceve cerca di piazzare un secondo rimbalzo più vicino al muro posteriore di quello che l’avversario ha precedentemente giocato.
Il campo è segnato da potenziali trappole. Ci sono dei tetti spioventi in tre delle quattro pareti: puoi colpire la palla al di fuori di questi. Ci sono finestre nelle quali puoi colpire la palla, una mossa che impone una serie di risultati. I giocatori dicono spesso che il real tennis è un mix di squash, tennis su erba e scacchi, a causa delle situazioni apparentemente illimitate che possono verificarsi durante una partita. Si serve da un lato del campo, ma puoi conquistare il servizio nel bel mezzo di un game e tenerlo a tempo indefinito – e dato che mantenere il servizio è cruciale, i giocatori spesso mettono in atto strategie attorno al cambio di campo, anche se questo potrebbe dare all’avversario l’opportunità di fare punto più facilmente andando avanti nel gioco. Fahey si basa sulla solidità dei suoi colpi. Le palline del real tennis sono fatte di sughero tagliato, ricoperte di feltro e cucite a mano; sono più pesanti ed hanno un rimbalzo minore rispetto alle palline nel tennis moderno. Scivolano rapidamente verso la zona da colpire, il che rende difficile rispondere in maniera pulita con la piccola testa delle racchette di legno che vengono utilizzate. “Non ho intenzione di colpire qualcuno fuori dal campo”, ha dichiarato Fahey durante una pausa dai match al torneo U.S. Professional Singles, al National Tennis Park di Newport a giugno, dove è stata la prima partecipante donna di sempre. “Non è mai stato il mio stile, in particolare contro i ragazzi”. Fahey è alta quasi 1.83 metri e accentua il suo outfit da tennis bianco con scarpe arancioni o viola. “La mia tattica è quella di costringerli a fare errori non forzati”.
Il real tennis amatoriale ha un sistema di handicap in cui il giocatore migliore conquista i punti ed è così che Fahey è stata in grado di sfidare ragazzi e uomini da quando aveva tredici anni (non c’erano molte ragazze della sua età con cui giocare). Dal momento in cui ha iniziato a giocare in modo competitivo, gli eventi femminili erano scarsamente popolati e divennero presto una noia. Fahey stima che circa il 20 percento di chi gioca a real tennis sia una donna, giusto poche di più rispetto agli anni ’70, ma che le donne che giocano in maniera competitiva sono tutte giocatrici amatoriali, ovvero con un lavoro giornaliero e senza la possibilità di allenarsi tutto il giorno come lei. (La maggior parte dei migliori tennisti uomini insegna a livello professionistico. Fahey, che lavora all’Holyport Real Tennis Club nel Berkshire, Inghilterra, ha ammesso di essere una delle due donne che si allenano in modo professionale).
“Non voglio dire che è una perdita di tempo”, ammette riguardo al circuito femminile, dove il prize money è spesso misero, “ma per farlo in modo serio ci vogliono soldi ed impegno, e vincere in modo facile non è proprio ciò che voglio”.
Fahey ha dunque notato che alle donne non veniva esplicitamente vietato di prendere parte alle competizioni maschili, e lo scorso Novembre la International Real Tennis Professional’s Association – che disciplina le classifiche e che sostiene i giocatori nei vari organi competenti nazionali – chiese alla U.K.’s Tennis & Rackets Association di poter prendere parte al British Open. Fahey ha ammesso che ci sono state pressioni ed anche un soffio di sessismo: qualcuno si è chiesto se gli uomini sarebbero stati d’accordo a competere contro le donne, altri si sono dichiarati preoccupati per la sua incolumità. Cosa potrebbe succedere se venisse colpita? “In quel caso, sarebbe colpa mia”, ha aggiunto Fahey. “Ci sono giocatori peggiori di me, loro dovrebbero preoccuparsi”. Alla fine la Tennis & Tackets Association si è pronunciata a suo favore, sottolineando che “la maggioranza della parti interessate” hanno sostenuto la sua causa ed anche che questo sport avrebbe potuto affrontare conseguenze dal punto di vista della reputazione “se le donne fosse state escluse dai principali eventi”.
La United States Court Tennis Association non ha inoltre trovato nulla nei suoi statuti che impedisse alle donne di competere contro gli uomini, così che Fahey ha dunque potuto prendere parte allo U. S. Open nel febbraio scorso. “Claire effettivamente non ha avversari nelle competizioni femminili”, ha ammesso il presidente della U.S.C.T.A. Jeremy Wintersteen. “Alcuni dicono che Claire sia un’anomalia. Spero si sbaglino e che altre Claire possano apparire ed iniziare a competere contri gli uomini”. Al U.S. Professional Singles Fahey ha vinto abbastanza partite nelle qualificazioni da riuscire ad accedere al main draw dove ha perso da Chris Chapman, tennista n. 8 del mondo. (Insegna real tennis in un campo di quasi 600 anni all’Hampton Court Palace, in Inghilterra). Le qualificazioni continuato di pari passo con il torneo principale e Fahey è riuscita a conquistare la finale, il suo miglior risultato attualmente. Come in molti altri sport, anche nel real tennis gli atleti raggiungono il loro picco verso i 30 anni, e Claire pensa quindi di avere ampio margine per migliorare e per diventare più competitiva contro gli uomini. Non pensa tuttavia di raggiungere i loro livelli di forza o di velocità, ma di puntare sulla costanza e sull’arte della strategia dove potrebbe colmare il gap.
Ogni due anni, gli uomini più forti si sfidano nella Coppa del Mondo in un match al meglio dei 13 set, in cui spesso i tennisti impiegano anche tre giorni per portarlo a termine. Il marito di Claire, Rob Fahey, si aggiudica la Coppa del Mondo dal 1994. È a 47 anni probabilmente il tennista più decorato di tutti i tempi). Il prossimo anno è atteso a difendere il suo titolo contro il top player Camden Riviere, 28enne di Aiken, South Carolina, che ha vinto nel main draw di Newport.
Fahey è rimasta fuori di un soffio dal French Open maschile dello scorso settembre, a causa di un infortunio al ginocchio definito come “nulla di serio”. È decisa a giocare il resto degli eventi maschili rimanenti quest’anno. È tuttavia delusa da ciò che vede come un non necessario conflitto di programmazione: il French Open femminile è programmato in contemporanea con il U.K. Pro Championships maschile, che avrà luogo in Ottobre nel club di casa, e non potrà quindi competere in entrambi. “A volte penso, ‘avrei fatto tutto questo se ci fossero state più donne nel mio sport?’, perché è davvero dura. C’è tanto ostruzionismo e devo farci i conti. Sin da quando ho iniziato, c’è sicuramente un livello molto più alto in campo femminile, non proprio al top”, ha aggiunto. “Probabilmente ho distrutto le barriere e ho portato tutto questo ben oltre, ma adesso c’è un bel gruppo competitivo. Le cose sono cambiate da quando ho iniziato”.