La finale del singolare femminile dello US Open 2015 tra due giocatrici italiane ha aumentato istantaneamente la popolarità del tennis in Italia, tanto da far addirittura decidere al nostro Premier di prendere un molto discusso volo di stato per assistervi. Risulta però curioso notare come abbia provocato nelle due nostre eroine sportive, Flavia Pennetta e Roberta Vinci, reazioni diametralmente opposte. Quella finale, consegnata direttamente alla storia dello sport azzurro, è parsa quasi una sorta di bivio per la vita e la carriera delle nostre due grandi atlete, una sorta di “Lascia o raddoppia?” o se volete di “Sliding doors” al quale hanno dato due risposte diverse.
Come è noto Flavia Pennetta, già nel corso della premiazione post-finale, ha dichiarato di sentirsi svuotata psico-fisicamente, di aver voglia di ritirarsi dal circuito professionistico e di voler cambiare vita. Tra la sorpresa generale, ha annunciato che quello appena concluso sarebbe stato certamente il suo ultimo US Open e che al 99% avrebbe soltanto terminato la stagione in corso. Qualche giorno dopo, quasi a riprova delle mutate priorità nella sua vita, è anche arrivato l’annuncio del suo matrimonio con Fabio Fognini, programmato per il prossimo giugno.
Completamente diversa è stata la posizione del’altra finalista – e protagonista di un una delle più clamorose sorprese della storia del tennis – Roberta Vinci che, al contrario, nel corso delle tante interviste in cui è stata impegnata in questi giorni ha dichiarato che “il mio prossimo obiettivo è entrare per la prima volta nella top ten!” In fondo può anche essere comprensibile che un’atleta di 32 anni e mezzo, reduce da più di quindici stagioni di duro lavoro professionistico, una volta raggiunto il più grande traguardo della sua carriera, ne cerchi un altro prestigioso, ma difficile, per allontanare l’appagamento e trovare le motivazioni per allenarsi come e più di prima, nonostante il logorio mentale e fisico lo renda proporzionalmente più arduo.
Molti appassionati però si sono chiesti se la tarantina possa veramente farcela a togliersi un’ altra grande soddisfazione in una carriera che – indipendentemente da come si concluderà – è ottima: Roberta ha vinto quattro Fed Cup (2006, 2009, 2012, 2013), ed in singolare ha vinto nove titoli, sebbene non di primissimo livello, su tre superfici diverse ( Bogotà 2007, Barcellona 2009, Lussemburgo 2010, ‘s-Hertogenbosch e Budapest nel 2011, Dallas nel 2012, Katowice e Palermo nel 2013). Nel doppio, benché sia una specialità molte volte disertata da gran parte delle migliori giocatrici, ha ottenuto risultati più brillanti, primo fra tutti il Career Grand Slam, completato in coppia con Sara Errani a Wimbledon nel 2014. Inoltre Roberta ha concluso per 3 anni la stagione al numero 1 ( 2012,2013 e 2014) ed ha conquistato 25 tornei, tra i quali spiccano i 5 dello Slam ( Australian open nel 2013 e 2014, Roland Garros nel 2012, Wimbledon nel 2014 e Us Open nel 2012). L’unica delusione è forse non essere riuscita a strappare una medaglia ai giochi olimpici di Londra 2012, ma decisivo in tal senso fu lo sfortunato sorteggio che riservò a lei, ed alla sua storica compagna di doppio Sara Errani, le sorelle Williams nei quarti.
Quante possibilità ha Roberta di raggiungere il suo nuovo obiettivo? Partiamo da due premesse.
La prima è che Roberta ha già dimostrato di poter raggiungere il traguardo dell’entrata nella top ten: lo ha sfiorato issandosi sino all’undicesimo posto nel giugno del 2013 e concludendo per ben due anni la stagione tra le prime 20 (nel 2012 terminò sedicesima, nel 2013 quattordicesima).
La seconda è di tipo meramente tecnico: non si rischia di passare per sciovinisti affermando che la tennista tarantina meriterebbe, per il talento di cui è dotata, di entrare tra le prime dieci. In un tennis femminile sempre più monocorde, dominato da tenniste poco mobili che tirano da fondocampo missili senza conoscere, o riuscire ad applicare, sostanziali variazioni di ritmo o tattiche, la varietà di soluzioni tecniche che può esibire Roberta la rende un panda nel circuito WTA. Rovescio in back (quello piatto lo utilizza quasi esclusivamente per i passanti in corsa), attacchi in controtempo, demi-volée e volée giocate da ambo i lati senza alcun imbarazzo, qualche volta addirittura l’utilizzo del serve and volley: a prescindere dal tifo patriottico, è sempre piacevole assistere ad una partita di Roberta. La stragrande maggioranza degli addetti ai lavori reputa che se per assurdo si giocasse ancora con le racchette col telaio in legno, la Vinci avrebbe avuto una carriera in singolare ancor più soddisfacente, svantaggiata come è nel tennis attuale dall’essere leggera (è ufficialmente alta 1.63 cm per 60 kg di peso). La grande maggioranza delle migliori giocatrici, può sfruttare i nuovi materiali sintetici per restituire il più possibile alla pallina la potenza che caratterizza il loro gioco, a dispetto della tecnica e della sensibilità nel tocco che sempre meno riescono ad incidere sui risultati delle atlete.
Ciononostante è chiaramente complicato pronosticare indovinare se Roberta arriverà alla top ten del ranking: molto probabilmente dipenderà da come verrà vissuta emotivamente, ancor più della finale, l’impresa della vittoria su Serena Williams. Se Roberta la prenderà come un volano, rafforzando la fiducia sulle sue potenzialità attuali, allora sarà tutto possibile, ma se la considererà come un apice ineguagliabile, sarà difficile trovare che riesca a trovare l’adrenalina necessaria per produrre e sopportare i sacrifici necessari per riuscire per la prima volta ad entrare tra le prime dieci.
Per comprendere le reali possibilità in suo possesso, diamo un’occhiata analitica a tutte le classifiche settimanali del ranking wta nel 2015. Possiamo osservare che per arrivare nella top ten bisogna accumulare all’incirca tra i 3000 (2970 ne aveva il 5 e 12 gennaio l’allora decima Ekaterina Makarova) ed i 3350 punti (ne aveva 3340 il 6 aprile scorso la numero 10 Carla Suarez Navarro). Il vantaggio di cui dispone Roberta è che ha conquistato 1630 degli attuali 2430 punti in classifica da metà luglio in poi, quando la sua cavalcata alla finale newyorkese partì dai quarti ad Istanbul, per poi continuare sempre con i quarti di Toronto (passando dalle qualificazioni) ed al secondo turno di New Haven, dove la sua avventura s’interruppe solo al tie break del terzo contro la Wozniacki (ma che le fruttò cmq 80 punti, avendo anche in quel caso avuto l’accesso al tabellone principale tramite la porta secondaria delle qualificazioni). Quest’anno infatti, da gennaio fino a settembre Roberta Vinci ha guadagnato 891 punti contro i 1650 degli ultimi 30 giorni, tra US Open e i tornei cinesi.
Dunque, Roberta ha tempo sino a Wimbledon per raccogliere i punti necessari, probabilmente circa 900, per centrare il suo traguardo. Non le mancheranno le occasioni, se si pensa ad esempio che quest’anno, sulla superficie a lei più teoricamente più congeniale, l’erba, non ha vinto neanche un incontro nei tre tornei disputati e che più in generale nei prossimi tre Slam che l’attendono, ai quali accederà sicuramente da testa di serie, deve difendere una sola vittoria, il secondo turno raggiunto agli Australian Open nello scorso gennaio. Anche nei tornei Premier (i tornei più importanti per montepremi e punti in palio, dopo quelli del Grande Slam) che dovrà affrontare da qui a luglio, per sua fortuna, non ha pesanti cambiali: l’unica di un certo rilievo è rappresentata dai 120 punti conquistati a Madrid lo scorso maggio, quando arrivò agli ottavi. Nei restanti eventi della WTA a cui accederà, la classifica le permetterà di essere sempre testa di serie ed evitare difficili accoppiamenti complicati almeno sino ai quarti di finale.
Questi i punti che Roberta Vinci dovrà difendere mese per mese fino a giugno. Tolto il mese di maggio, Roberta ha ricche chance di guadagnare posizioni nel ranking:
gennaio: 131 (R32 a Auckland, QF a Hobart, 2T agli Australian Open)
febbraio: 31 (R16 a Rio de Janeiro, R32 ad Acapulco)
marzo: 45 (R64 a Indian Wells, R128 a Miami)
aprile: 30 (R16 a Marrakech)
maggio: 301 (R16 a Madrid, R64 a Roma, F a Norimberga)
giugno: 22 (1T al Roland Garros e a Wimbledon, R64 a Birmingham e a Eastbourne
Dalla attuale top10 (situazione aggiornata al 1 ottobre), Caroline Wozniacki, Roberta Vinci dista circa 500 punti. Se Vinci arrivasse in finale a Wuhan, si piazzerebbe alla posizione numero 14 del ranking a 2770 punti, se vincesse il titolo potrebbe rompere la top10 già da lunedì con 3085 punti (Wozniacki ne ha 3031), Kerber permettendo (la tedesca è ancora impegnata a Wuhan e ha 2955 punti).
Tirando le somme, se la salute l’assisterà e le motivazioni saranno forti, ci sentiamo di dire che Roberta ha tutte le possibilità tecniche per regalare a lei ed a tutto il tennis italiano l’ennesima grande soddisfazione: le prime indicazioni che stanno arrivando dalla tournée asiatica, che per lei è partita lunedì col ritorno alle gare nel ricchissimo torneo di Wuhan e la splendide vittorie contro Petra Kvitova e Karolina Pliskova, fanno sperare grandi cose.