Qui finisce il primo dei due giorni che sconvolsero il tennis. E finiscono nel modo che nessuno, ma proprio nessuno si sarebbe mai immaginato. Roberta Vinci va sotto di un set contro Serena Williams ma non solo riesce a strapparle il primo set della sua carriera, ma addirittura la batte con un gioco perfetto. È il momento del “sorry guys but….”
Il commento di Ubaldo Scanagatta
NON CI CREDO. Una tennista italiana vincerà l’US Open. La finale è tutta italiana!!! Qualcuno mi svegli, non è possibile!!!
Prima Flavia Pennetta lascia quattro games alla n.2 del mondo. Poi Roberta Vinci batte Serena Williams, dopo 32 vittorie consecutive di Serena negli Slam, interrompendo l’impresa di una carriera e permettendosi addirittura di rimontarla due volte. Forse il Grande Slam di Steffi Graf resterà l’ultimo per anni ancora.
– Quando ti hanno detto stamani che avresti potuto vincere, cosa hai pensato? –
“Mi sono detta no! Nono posso vincere ma cerca di mettere la palla dall’altra parte e corri. Non ci pensare, e corri! Sorry for you guys, Today is my day, sorry guys!” ESPN ha continuato a dire che pagavano una vittoria di Roberta Vinci 300 a 1! Non credo sia vero, perché anche se nel tennis i giornalisti non possono scommettere, avrei fatto in modo che a quella quota… Un infortunio può capitare, un miracolo può avvenire… Ovviamente scherzo, ma il miracolo è avvenuto!
“È il miglior momento della mia vita!”, ha gridato Roberta Vinci.
Beh, nella mia vita di giornalista che segue il tennis di certo uno dei più memorabili di sempre.
Parlando con Steve Flink, nel nostro video riassuntivo, lui ha definito questa vittoria di Roberta Vinci come forse la più clamorosa sorpresa nella storia del tennis WTA.
Poco prima che andassimo… in onda, avevamo ricordato insieme sia la vittoria di Cathy Horvath al Roland Garros (unica sconfitta di Martina nel 1983: 86 vittorie a 1) sia soprattutto quella di Helena Sukova su Martina Navratilova nel 1984, semifinali dell’Australian Open…
Quest’ultima partita impedì a Martina di realizzare il Grande Slam. E anche quella volta, come oggi per Serena, fu la semifinale dell’ultimo Slam a impedire il Grande Slam alla grande Martina che, come .
Ma Steve ha aggiunto: “Well, but… Sukova era una top-ten abituale. La Vinci meritava una soddisfazione così, ma non aveva fin qui lo stesso palmare di Helena”. Steve ha ragione ma… io sono felice come una Pasqua. Chissà perché in tanti qui in sala stampa vengono a congratularsi con me, quasi che avessi vinto io che non c’entro proprio nulla. Perfino Chris Widmaier, il direttore della comunicazione USTA e primo responsabile della concessione degli accrediti, incrociando Vanni Gibertini ed il sottoscritto mentre giravamo il video in italiano per la home, scherzava: “Mi avete rovinato il torneo e la finale, l’anno prossimo a voi italiani niente accredito, sorry!”
In effetti, mentre noi gioiamo, mi rendo conto che per gli americani, e soprattutto per le audiences televisive, una finale tutta italiana è un vero disastro. Pensate che la CNN quando ha annunciato fra le breaking news che la corsa di Serena al Grande Slam si era interrotta, non ha neppure citato il nome dell’italiana che l’ha battuta!
Per la prima volta nella storia dell’US Open i biglietti per la finale femminile erano andati “sold out” prima di quella maschile. Ma è possibile che questo sabato ci siano anche diversi posti vuoti… a meno che Little Italy si rovesci qui.
Fra le più grandi sorprese della storia del tennis io ricordo la vittoria della diciassettenne Arantxa Sanchez nella finale dell’89 a Parigi, nello stesso anno in cui Chang sorprese prima Lendl, in ottavi, e poi Edberg in finale. Poi di certo ci fu anche quella di Lori McNeil che sconfisse Steffi Graf a Wimbledon ma era un primo turno. Non è la stessa cosa. E chi ricorda Linda Ferrando battere Monica Seles qui a Flushing Meadows nel 1990 giocando un incredibile match tutto d’attacco? Poi Linda perse dalla georgiana Leila Meshki (che sarebbe diventata presidente della federazione georgiana) che aveva annullato matchpoint a Katia Piccolini. Ricordo quel match perché non era coperto dalle telecamere ed andai con un cameraman ed una telecamera mobile di Tele+ a raccontare quella partita come – così mi davano la linea Rino e Gianni dal campo centrale del vecchio Armstrong – “il nostro inviato all’Avana!”.
Questa vittoria di Roberta le consente di risalire da n.43 a n.16 e…se dovesse vincere di nuovo a n.11! Un numero quasi maledetto per lei, come ha ricordato oggi Francesco Cinà – ribattezzato ormai “Chinatoglou!” da Francesco “Ciccio” Vinci, il fratello di Roberta che ama prenderlo in giro – nella doppia intervista che ho registrato con lui che allena da 8 anni Roberta Vinci, dopo aver prima allenato Aldi (“L’ho portato da 750 a 120”) “È stato il nostro più anno brutto, dopo la delusione del mancato ingresso fra le top-ten, la delusione della sconfitta in Fed Cup con la Francia, la separazione da Sara Errani dopo le gioie di cinque Slam vinti, le tante voci distraenti che hanno seguito quel periodo, tre sconfitte al primo turno in Inghilterra (Birmingham, Eastbourne e Wimbledon dopo che aveva perso al primo turno anche al Roland Garros; n.d.r) …Roberta ha anche giocato un paio di tornei da sola senza di me prima dell’US Open…”. Insomma, non dico che ci fosse aria di crisi, ma quasi. Ora tutto è svanito, la realtà è diventata più bella del sogno.
Nessun italiano aveva mai vinto uno Slam fuori dal Roland Garros. Ora il vuoto è colmato. Se penso che all’inizio del torneo si pensava che la tennista italiana con il maggiore potenziale fosse Camila Giorgi, beh davvero mai dare nulla per scontato nello sport.
Una finale di Slam fra due italiane, una di 32 anni e l’altra di 33, non era davvero minimamente prevedibile. E la cosa curiosa è che non solo non ce n’era ovviamente mai stata una tutta italiana… ma, nonostante Roger Federer e Stan Wawrinka, nonostante Martina Hingis e Patty Schnyder, non ce n’è mai stata neppure una tutta svizzera. Per una volta abbiamo fatto meglio di loro. Siamo arrivati prima. Chiunque vinca fra Roger e Stan uno solo di loro due disputerà la finale dell’US Open 2015.
La cronaca del match:
R. Vinci b. [1] S. Williams 2-6 6-4 6-4 (da New York, Luca Baldissera)
Con ancora negli occhi la meravigliosa cavalcata di Flavia Pennetta, mi accomodo a bordocampo (oltre alle indimenticabili emozioni regalate a tutti noi in questo US Open, un’altra cosa di cui ringraziare le nostra ragazze sono i posti ultrariservati per i media del paese delle giocatrici), per assistere alla seconda semifinale tra Serena Williams e la nostra Roberta Vinci.Le ragazze sembrano entrambe abbastanza tese, per opposti motivi: Serena gioca per la storia del tennis mondiale, Roberta per quella del tennis italiano e la sua personale. Al via la Williams con il servizio, subito ace, poi rovescio affondato sotto la rete. Anche la Vinci commette un paio di errori tipici del “braccio contratto”. 1-0 Serena, anche Roberta tiene bene, 1-1. La Williams sbaglia ancora qualche rovescio di troppo, e si fa trascinare ai vantaggi da una Roberta che sembra ora essere entrata meglio in partita. Sono i servizi vincenti l’arma in più di Serena, e la tengono a galla in questo avvio, perchè sullo scambio Roberta è decisamente più incisiva, affettando bene lo slice per poi chiudere con ottimi dritti. E così, dopo due parità, è break point Vinci, che Serena annulla con una bastonata di servizio accompagnata da un “Come on!” tanto urlato da sembrare quasi di paura. Infatti subito altro errore gratuito, secondo break point Vinci, e questo è quello buono, ennesimo gratuito della Williams e si va al cambio campo sul 2-1 per l’azzurra. Serena, seduta a tre metri da me, fruga nervosamente nel borsone Wilson, forse non soddisfatta della racchetta.
Roberta va al servizio, e subisce la reazione della Williams, con tre vincenti diretti (e altrettanti urli da battaglia), cede la battuta a 15, e siamo 2-2. Ace Williams in apertura del quinto game, poi servizio-dritto e servizio-schiaffo, poi ancora servizio vincente, è chiaro che Serena ora si è sbloccata, 3-2 per lei. Il pubblico tifa come fosse una partita di NFL, anche dal box-media: non il massimo della professionalità (Gianni Clerici soleva ammonire i colleghi troppo chiassosi con un bel “no cheers in the press box!”), ma tant’è. A Roberta, che continua a giocare molto bene, esce un dritto lungolinea di pochi centimetri, concede ancora palla break, e Serena affonda per portarsi sul 4-2. Si fa davvero durissima per l’azzurra, vedere gli scambi – e soprattutto i servizi – da così in basso e vicino fa veramente capire la differenza di peso della palla tra le due, ma Roberta non molla e si concede anche tocchi di gran classe, come un drop shot fintato che lascia la Williams ferma ad applaudire l’avversaria. Ma a forza di botte tremende Serena va 5-2, purtroppo un cambio di marcia simile Roberta lo regge con difficoltà: due set point per Serena, annullati, poi un terzo, e qui è fatale alla Vinci un attacco in slice che le va lungo di poco. 6-2 Williams, è chiaro che in questo match dipende praticamente tutto dall’americana.
Inizia il secondo, Serena va alla battuta un minimo distratta, ed è 0-40: Roberta sceglie di attaccare, ma viene ripetutamente passata (notevole il cross di rovescio con cui l’americana annulla la terza palla break). Poi due legnate delle sue con il servizio, e la Williams tiene il primo game. Bene la Vinci nel gioco successivo (splendido pallonetto liftato in contropiede sul 30-15, ancora sportivo l’applauso di Serena), vantaggi e poi 1-1. Il pubblico, passata la preoccupazione iniziale, e con Serena avanti, si calma un po’, e incita entrambe applaudendo con entusiasmo. Due ace consecutivi della Williams la mandano 2-1, poi ancora due gratuiti da fondo per l’americana, un buon dritto di Roberta, un terzo errore di Serena, e siamo 2 pari. Finchè ci riesce, la Vinci è bravissima a tenere, il problema è che a Serena la palla va trenta all’ora in più.
Gran volée di Roberta nel primo punto del quinto game, errore Serena, poi ancora ottima risposta e chiusura a rete dell’azzurra, e siamo di nuovo 0-40, tre break point. La reazione di Serena è l’ennesima accoppiata di ace, ma sul 30-40 le scappa lunga la palla nello scambio, e la Vinci brekka per la seconda volta, 3-2 per lei. Gli spettatori dell’Arthur Ashe la prendono bene, ballando in allegria durante il cambio campo per farsi inquadrare dai maxischermi. L’intervistatrice di ESPN Pam Shriver seduta di fianco a me mi dice, guardando gli improvvisati sketch sugli spalti sopra di noi: “I’ve seen this a thousand times, but I keep finding it hilarious”, e io sono d’accordo con lei. Insieme alla sua assistente, sta programmando un’altra intervista in campo, a Serena, e dice “not now, she’s still down a break”, evidentemente attendendo una per lei certa rimonta immediata della Williams. Io spero che non abbia la possibilità di farla per nulla, ma me lo tengo per me.
Roberta, tra una musichetta e l’altra, nel frattempo tiene il servizio e si porta 4-2, Serena che ha davvero l’aria di una che non vuole complicarsi troppo la vita mette giù quattro bombe, va 3-4 in un attimo, e poi arriva a palla del contro-break: splendida palla corta di Roberta che la annulla, ora il pubblico esplode di nuovo nel tifo, zittito dalla Vinci con l’ace e il gran dritto che la portano 5-3. L’intervista in campo mid-match si allontana, penso soddisfatto. Adesso la Williams strilla come un’aquila ogni singolo punto che fa, tiene la battuta andando 4 a 5, e il momento della verità arriva per Roberta, chiamata a servire per portare il match al terzo. Comunque vada, e sto scrivendo in diretta col pc sulle ginocchia, splendida Vinci.
Drittone in cross Serena, poi rovescio orribile (almeno il quarto-quinto tirato sulla base della rete), poi ancora vincente ed errore Serena, 30 pari. Qui a Roberta esce di pochissimo un dritto che sarebbe stato vincente, break point Williams, ma con grandissima personalità la Vinci tira di nuovo nello stesso angolo e fa punto, poi errore Williams ed è set point Roberta, che con altri due dritti splendidi alla fine di uno scambio tirato chiude 6-4. Incredibile ma vero, siamo al terzo, ed è tutta da giocare.
Va Serena alla battuta all’inizio del set decisivo, e sbaglia subito uno smash, segno evidente che un po’ di ansia la sente, ma come sempre risolve tutto con il suo grande servizio, 1-0. Onestamente il match non è memorabile dal punto di vista tecnico, ma non importa, se la Williams commette diversi errori non saremo noi a lamentarcene. Sul servizio di Roberta però un paio di drittoni le entrano bene, si conquista il 15-40, e alla seconda opportunità con uno schiaffo al volo di rovescio sale 2-0 e va alla battuta di nuovo. Ovazione del centrale come avesse già vinto, e il timore è che non abbiano tutti i torti. Ace, ancora rovescio in rete, sono moltissimi ormai (sto pensando, in diretta, che dovesse andare male questa, su quella diagonale sinistra Flavia potrebbe darle un bel fastidio con il suo super-rovescio diagonale in finale), solita botta di servizio, poi discesa a rete incerta, ancora errore stavolta col dritto, ed è palla del contro-break Vinci. Doppio fallo dopo che Hawk-Eye toglie quello che pareva un ace a Serena, e Roberta brekka per la terza volta, riportandosi sotto nel punteggio. 1-2, magari sarò da solo insieme a qualche collega italiano contro tutto lo stadio, ma io ci credo ancora. L’importante è che ci creda Roberta.
Pare proprio che sia così, perchè con un buonissimo game di servizio la Vinci tiene a 15 ed è 2-2. Gli spettatori mormorano con l’aria di chi si chiede “ma cosa sta succedendo?”, l’intervistatrice di ESPN ha messo via il microfono. Esplode il centrale, con grida ovunque, per ogni punto fatto da Serena, Roberta adesso sta facendo molta paura a tutti. Quando la Williams tiene la battuta e va 3-2 devo tapparmi le orecchie. Chi sia la più forte è chiaro, ma è chiaro anche chi sia la più tranquilla, e non è Serena. Speriamo che basti a fare partita pari fino in fondo, intanto la Vinci pareggia 3-3 con autorità. E nel game successivo, doppio fallo Williams, 15-30, Roberta sbaglia una volée di rovescio non impossibile, poi un passante di dritto anch’esso fattibile, Serena a sua volta non va abbastanza giù su un colpo al volo, è 40 pari. Ace Williams, poi scambio pazzesco chiuso al volo da Roberta, viene giù l’Arthur Ashe, tutto magnifico, ancora parità. Ennesimo rovescio in rete di Serena, ed è palla break per Roberta: dritto lungo della Williams, siamo 4-3 e servizio avanti nel set decisivo, e stavolta sono io a chiedermi se quello che sto vedendo è tutto vero. Mamma mia che match indimenticabile.
La Vinci adesso sta dando tutto in attacco e in difesa, e Serena deve giocare alla grandissima per conquistarsi il 15-40 e due palle per pareggiare, sulla prima le scappa un rovescio lungo (malissimo con quel colpo oggi l’americana), poi un dritto largo, è parità, Roberta mostra il pugno al suo angolo con tutta la grinta del mondo. Con altrettanta intelligenza tattica continua ad andare sulla sinistra di Serena, incassa ancora un gratuito di rovescio. Palla del 5-3. Qui forse per la tensione commette doppio fallo, ma poi va ancora in vantaggio (manco a dirlo, rovescio lungo di Serena): risposta di rovescio larga della Williams, è 5-3. Giuro, mi tremano le mani. 0-15. Meno tre all’avvenimento più clamoroso della storia del tennis italiano, 15 pari con smash tremebondo Williams, poi ace, 30-15, ace, 40-15, altro smash, 4-5. Ma adesso sarà Roberta Vinci ad andare al servizio per chiudere, il game di battuta più importante della sua vita.
Risposta in rete Williams, 15-0. Demi-volée Vinci, 30-0. Cuore in gola. Schiaffo in rete Serena, 40-0, tre match point. Dio mio. Ancora gran demi-volée di dritto Roberta, e la storia del tennis viene riscritta qui a New York, e parla italiano. Pelle d’oca alta due dita, che bello esserci stati, e che bello sarà esserci domani. Grazie, grazie ragazze.
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Il videocommento di Ubaldo Scanagatta e Steve Flink (in inglese)